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UN LAVORO GRATIFICANTE E' POSSIBILE. COMINCIANDO A NON LAMENTARSI...
Ci sono lavori oggettivamente terribili e lavori d’ufficio, apparentemente tranquilli, che tuttavia generano grande sofferenza psicologica per chi li svolge. Quali sono le principali cause di infelicità sul lavoro e quali gli atteggiamenti salva-vita?

Laura Bonaventura

“Cento lavori orrendi. Storie infernali dal mondo del lavoro” è il titolo dell’ultimo libro che ho letto: una raccolta di storie più o meno agghiaccianti narrate da chi quei lavori li ha davvero svolti.

Ma cos’è che rende davvero intollerabile un impiego? Alcuni incarichi descritti nel libro sono oggettivamente pesantissimi: lavori svolti in orari notturni; pulizie o analisi di escrementi e di ogni sorta di residuo organico umano e animale; lavori che costringono in ambienti malsani o permeati da odori nauseanti; attività che richiedono enorme fatica fisica e/o da compiere continuamente a contatto con prodotti chimici tossici per l’organismo; lavori nelle miniere; occupazioni logoranti alla catena di montaggio delle fabbriche; lavori di vendita, telefonica o porta a porta, che sottopongono alla ripetuta e frustrante esperienza del rifiuto, aggravata dalle umiliazioni escogitate da molti direttori per mettere alla berlina i peggiori agenti di commercio. Tutti mestieri mal pagati e protratti per un numero elevato di ore.

Tuttavia dalla maggior parte delle testimonianze emergeva con chiarezza, a fronte di un compito di difficoltà non eccessiva, un forte pessimismo del narratore, una visione negativa degli altri e una considerazione di sé elevata quanto sterile, ossia un ritenersi superiori a tutti e meritevoli di impieghi assai più elevati, con conseguente svolgimento degli incarichi reali di malavoglia, senza attenzione, con lassismo o con modalità deliberatamente scorrette, fino all’abbandono dell’impiego o al licenziamento.

Qual è dunque il confine tra una disposizione d’animo, mix di presunzione e scarsa voglia di lavorare, che spinge verso il fallimento e il vero sfruttamento da parte di imprenditori disonesti? Che cosa rende soddisfacente un impiego?

Da dieci anni lavoro in una grande azienda dove l’attività non è particolarmente faticosa, gli orari sono rispettati, c’è una mensa che consente di mangiare cibi sani a poco prezzo, abbiamo i buoni pasto e l’assicurazione sanitaria, le ferie e i permessi si ottengono senza storie, l’ambiente rispetta tutte le regole di igiene e sicurezza, i locali sono riscaldati, le scrivanie alla giusta distanza, i salari nella media fra quelli impiegatizi. Abbiamo il cosiddetto posto fisso, ormai irraggiungibile oggetto del desiderio per le nuove generazioni. Eppure tutti sono scontenti. Tutti si lamentano. L’invidia e il pettegolezzo serpeggiano nei corridoi e le inimicizie tra colleghi sono all’ordine del giorno. Tutti – perfino i dirigenti con stipendi da sogno - si sentono non adeguatamente valorizzati, sia dal punto di vista della retribuzione che da quello della posizione ricoperta. Nessuno però muove un dito per cambiare la situazione. Perché?

Quali sono le principali cause di infelicità sul lavoro quando le condizioni oggettive sono più che accettabili, ma le possibilità di crescita sono vicine allo zero?


  
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