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ADDIO SADDAM. MORTE DI UN DITTATORE
Impiccagione. Uccidere un uomo, fosse anche il peggiore della terra, impiccandolo. Metodi barbari nel paese delle infinite possibilità. Perché questo, dagli Usa, non te lo aspetti. Oppure sì?

Azzurra De Paola

Chi è Saddam Hussein? Potremmo dire che, come tutti, nacque, crebbe e morì. Muore oggi, Saddam, alle 4 di mattina ora italiana. Ma non c’è di che stupirsi, gli Usa avevano deciso che sarebbe morto e così è stato; non si dica che non mantengono fede alle promesse fatte.

Muore impiccato, e non fucilato come aveva chiesto. E sì che lui è stato un dittatore spietato, senza contare che il mondo intero – perfino gli americani delle torture nel carcere di Guantanamo – è contro i suoi crimini e le atrocità da lui commesse; un uomo i cui metodi suscitavano lo sdegno di tutti, anche dei soldati americani che commettono abusi nei paesi occupati.

E non si tenti di giustificarlo, questo dittatore. Ben lungi dall’intenzione di scusare Saddam e gli orrori di cui si è fatto protagonista (ma il popolo italiano e mondiale li conosce questi orrori o ne parla per sentito dire?), mi limiterò a descrivere il percorso politico dell’ex raiss e del perché la sua morte sia stata decisa molto tempo prima di oggi.

Sapendo che cercò più volte di sovvertire la monarchia filo-britannica dal 1956 e che dopo un esilio forzato all’estero fu imprigionato e catturato, Saddam fu legalmente eletto vice segretario del partito pan-arabo laico Baath.

Questo accadeva nel 1968. Undici anni dopo, il dittatore ha il potere assoluto e a distanza di un anno, con il pretesto di una contesa di confine, ordina l’invasione dell’Iran. Sostenuto dagli Stati Uniti d’America.

Lo scopo effettivo di tale invasione, concordato con Washington, è di rovesciare la repubblica islamica dell’ayatollah Khomeini: il conflitto, che durerà otto anni, causerà al morte di due milioni di persone e il riscontro sarà nullo.

In compenso, le ritorsioni del fallimento le subiranno i curdi – le cui disagiate condizioni geografiche sono note a tutti (sono note a tutti?) – ed agli iracheni sciiti presunti colpevoli di aver parteggiato per l’Iran durante il conflitto.

Ed ecco che gli Usa si defilano. Persa la guerra, nessun appoggio più viene offerto dagli States e l’Iraq è ormai un paese indebolito e indebitato. Per sfruttar le risorse del vicino e ricco Kuwait, Saddam ne ordina l’invasione.

Nel 1991 gli Stati Uniti bombardano il Kuwait occupato: il bombardamento avrà termine solo nel 1998 quando le forze irachene si ritireranno dal paese. Così, per proteggere curdi e sciiti – che però avevano appoggiato l’attacco di Saddam - , gli Usa impongono sanzioni che riduco l’Iraq in miseria.

11 settembre 2001. Attacco alle Torri Gemelle, questo di certo è noto a tutti. L’amministrazione Bush presenta l’Iraq come alleato di al-Qaeda e Saddam viene considerato in possesso di armi di distruzione di massa – che chissà perché, invece, possono avere solo gli americani.

Nessuna delle accuse viene dimostrata ma, anzi, si rivelano tutte false: nonostante questo, il 20 marzo 2003 inizia la campagna militare anglo-americana. Il 9 aprile 2003 inizia la caccia a Saddam Hussein: otto mesi dopo viene catturato e da quel momento è sotto la custodia degli Usa che, si sa, la sanno lunga in materia.

Il 19 ottobre 2005, due anni dopo – cosa è successo in quei due anni a Camp Cropper? – il giudice Rizkar Mohammed Amin accusa l’ex dittatore di crimini contro l’umanità nella strage di Dujail nel 1982: il raiss accusa i giudici di essere uno strumento della politica statunitense e viene espulso dall’aula. Il 19 giugno 2006 il pubblico ministero chiede la condanna a morte di Saddam.

Il 5 novembre 2006 arriva la sentenza, scontata; il giorno dopo comincia il processo d’appello che finisce il 26 dicembre scorso: la Corte d'appello conferma la condanna a morte per Saddam Hussein. Il resto è storia.


(30/12/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


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