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LETTERE A BABBO NATALE
SCRIVIAMOLE ANCORA!

Ormai ci siamo. Possiamo fare il conto alla rovescia: pochi giorni e sarà di nuovo Natale. I bambini, previdenti, hanno già da tempo impostato le loro letterine a Babbo Natale. E gli adulti. Con gli anni hanno smesso di sognare. Ma è ora di ricominciare. Magari alla stazione Termini...

Laura Bonaventura

In genere i bambini scrivono due letterine: quella per far contenta la maestra, in cui chiedono la pace nel mondo, cibo per tutti i poveri del pianeta, ecc. e l’altra, un tantino più terra terra, in cui si palesano mostruose avidità infantili, fatte di tartarughe ninja, suv a batteria, bombe a mano, missili terra-aria e armi giocattolo di ogni genere, barbie e winx alte un metro e mezzo – roba da far rizzare i capelli in testa a Dario Argento - e, ultimo e più raccapricciante lancio dei produttori di giocattoli, la testa mozzata della barbie a grandezza naturale, per esercitarsi a fare acconciature, la cui vista non è meno inquietante dell’amletico teschio.

Toccherà poi ai genitori dar prova del proprio virtuosismo nell’escogitare valide scuse, attribuendo a Babbo Natale improbabili problemi finanziari, di salute o di smarrimento delle renne, per ridimensionare le aspettative dei teneri pargoli, riportandole per quanto possibile entro i limiti della sanità mentale.

E noi, quando abbiamo scritto l’ultima lettera a Babbo Natale? E’ stato forse quell’anno in cui siamo rimasti svegli di nascosto e abbiamo scoperto che il detto “fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio” valeva anche per i nostri genitori, sedicenti babbi Natale con barbe finte e baffi posticci, che, grosse come quella del fantomatico omone vestito di rosso, chissà quante ce ne avevano date a bere? Si fa presto a diventare cinici quando si comincia così!

Poi non ci abbiamo pensato più. Abbiamo sperato di rifarci con le stelle cadenti della notte di San Lorenzo, ma, dato che in città con tutti i lampioni accesi è già tanto che si veda la luna, anche questa speranza di una miracolosa realizzazione dei nostri desideri è andata in fumo. Non ci restava che la lotteria, quella annuale di cui praticamente tutti gli italiani comprano un biglietto, ma sono saltati fuori brogli nella pesca del numero vincente, che a quanto pare andava sempre a un amico degli amici, e abbiamo deciso di non farci più prendere per il naso da nessuno, anche a costo di smettere di desiderare.

Ma i desideri hanno l’incorreggibile vizio di rispuntare sempre e, vanificando gli sforzi fatti per liberarsene, tornano a galla ancora e ancora, facendoci rigirare tra le lenzuola e sognare a occhi aperti anche quando la vita è difficile e sembra volerci suggerirci di lasciar perdere con le fantasticherie.

A pensarci bene però, forse è proprio la tenacia dei nostri sogni che ci permette di essere felici anche quando le cose vanno male e, se smettessimo di desiderare, la nostra vita diverrebbe noiosa e banale.

Perché allora è così difficile seguire i nostri sogni e a volte preferiremmo non averne? Probabilmente perché ne abbiamo paura. I sogni appaiono pericolosi perché non rispettano le regole, ci spingono a sovvertire quel po’ di ordine sul quale abbiamo impostato la nostra vita, hanno voglia di novità, non tengono in nessun conto i doveri e le convenienze, ci spingono al largo, verso territori inesplorati. E tutto questo ci terrorizza.


  
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