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IL MITO DELLA CREATIVITA' A COMANDO. UNA QUESTIONE DI PASSIONE
Creativi si nasce o si diventa? Ma cosa è in fondo questa creatività di cui tanto oggi si parla? E quando emerge realmente?

Laura Bonaventura

Essere creativi è uno dei must della società attuale. Chi di noi ammetterebbe a cuor leggero di non riuscire a trovare soluzioni originali e innovative per qualunque problema lavorativo e familiare? In realtà siamo quasi tutti molto attaccati alle nostre routine, dalle quali spesso rifiutiamo di separarci anche quando ci sono diventate strette e rendono la quotidianità noiosa e soffocante. Per questo ci sentiamo vagamente in colpa e spesso, soprattutto in ufficio, ci diamo un tono bluffando spudoratamente.

La maggior parte dei cosiddetti creativi aziendali copia. Setaccia Internet a caccia di idee delle quali appropriarsi, di slogan da plagiare, di prodotti della concorrenza da sottoporre ad un pò di maquillage prima di presentarli al capo come farina del proprio sacco.

Non copiavamo anche a scuola? Un pò dai libri di testo, un pò da qualche volume della biblioteca che ci auguravamo il professore non conoscesse, un pò dal compagno di banco, un pò dalle parole del professore stesso - a chi non fa piacere rileggere le proprie idee? - e il tema era pronto.

Tutte le mode si basano sull'emulazione. Dagli occhiali da sole, al telefonino, ai suv, fino alle grandi sfilate. Un'idea originale si diffonde a macchia d'olio di collezione in collezione; ogni anno si ripesca qualcosa dal passato più o meno remoto; si guarda all'Oriente, all'Africa, al mondo arabo e alla fine si ritrova lo stesso modello, ovviamente diverso nei materiali e nella maestria del taglio, dall'haute couture al mercatino, indossato dalla Marzotto come dalla commessa del negozio sotto casa.

Osserviamo i bambini che giocano: uno fa una cosa e tutti gli altri lo imitano. Fin dall'infanzia siamo ben equipaggiati di questo istinto all'emulazione e alla ripetizione di parole e gesti. Così come è noto che l'evoluzione umana debba moltissimo a tale capacità di fare nostre le conquiste altrui e di memorizzare le soluzioni trovate, tornando ad applicarle ogni volta che sia necessiario, fino a trasformare le azioni in abitudini.

Insomma tutti copiano: copiano i giornalisti, i grafici, gli sceneggiatori, gli ideatori di programmi televisi, i pubblicitari, gli architetti, i creatori di design, gli stilisti, i politici, i dirigenti, perfino i ricercatori universitari, fino ai vicini di casa che si copiano le ricette dei dolci, il modello della falciatrice e i fiori piantati nel giardino.

Di fronte a questo generale appiattimento, i datori di lavoro cercano di correre ai ripari e "stimolare la naturale creatività" dei dipendenti facendo loro frequentare specifici corsi. Proprio ieri, nell'azienda per la quale lavoro, ho frequentato un corso sulla creatività.

La teoria presentata era quella che "creativi si diventa", applicando alcune tecniche studiate per favorire la gestazione di pensieri non comuni (e possibilmente prodotti di successo che facciano guadagnare molti quattrini ai proprietari delle aziende).


  
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