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LA CHIRURGIA ESTETICA: MIRACOLO O MIRAGGIO? 25 OPERAZIONI IN 46 ANNI. TUTTO OK?
Per Sarah Burge, indubbiamente, la chirurgia estetica è un miracolo: 25 interventi di chirurgia plastica per essere bella, bionda e giovane per sempre. Così la quarantaseienne di Cambridge svela il segreto dell’eterna giovinezza. Almeno di quella esteriore. Ma dentro?

Azzurra De Paola

"Voglio rimanere per sempre giovane", ha confidato Sarah al tabloid domenicale 'News of the World” ed è intenzionata a continuare i suoi interventi fino alla morte per rimanere giovane finché avrà vita. All’età di sette anni i genitori la sottoposero ad un intervento chirurgico per rimediare al “problema” delle orecchie a sventola; da allora, 116.760 sterline – pari a 180.000 euro – sono state investite in interventi estetici di vario tipo: un lifting alle occhiaie, la liposuzione alla pancia, allo stomaco e quella ben nota dei glutei, un intervento per ridurre e alzare il seno e, ogni mese, le iniezioni (che dal 1999 le sono costate 14.400 sterline) di Botox per bloccare la sudorazione delle ascelle.

Assicura – la barbie – che la sua eccentrica attenzione per il bisturi estetico non nasconde problemi psicologici: "La chirurgia plastica può cambiare la personalità delle persone ma nel mio caso il mutamento del look è parte della mia personalità".

Un passato come coniglietta di Playboy, iniziata alla grande famiglia degli estetisti negli Stati Uniti, Sarah, soprannominata la Barbie vivente, si è messa a modellare sistematicamente il suo corpo a partire dai 26 anni : il primo intervento fu una liposuzione del mento "Per quanto dimagrissi il mento mi rimaneva un po' grasso”.
A quanto afferma, le sue figlie più grandi - Charlotte di 22 anni, Hannah di 12 e Penelope di 2 - sono orgogliose di avere una mamma giovane e bella; Sarah ha inoltre convertito il terzo marito al culto della chirurgia estetica: Antony infatti, anche lui quarantaseienne, ha appena deciso di farsi togliere le rughe del collo e non esclude altri ritocchi per il futuro: "In questo modo Anthony diventerà il mio Ken".

Senza (s)cadere nei falsi moralismi, è giusto inseguire l’ideale di se stessi? Il problema dell’aspirazione continua ad un modello di perfezione può essere deleterio per i problemi che ci vengono sottoposti quotidianamente: il mito delle modelle anoressiche, il mito dei culturisti, il mito del corpo, il mito – uno qualsiasi. E se secoli fa c’era il mito del buon selvaggio e poi il mito della ragione e poi il mito del futurismo e poi il mito della razza e poi il mito del capitale, oggi siamo approdati – di peso, è il caso di dire – al mito dell’apparire. Ma, a parte le esagerazioni – a cui, va detto, la maggior parte delle persone sono estranee - ,inseguiamo continuamente noi stessi o quello che vorremmo essere. Perché, a volte, siamo solamente ambiziosi. Ma, altre volte, siamo ossessionati da come dovremmo essere: dovrei dimagrire, dovrei rifarmi la tinta ai capelli, dovrei comprarmi un maglione, dovrei scegliere quella marca. Il “dover-essere” che Heidegger tanto ci rimproverava nei suoi scritti ha completamente assorbito la modernità e, anzi, ne è diventato l’emblema: siamo ciò che ci si aspetta che dovremmo essere.

Perfino gli anticonformisti – che se vanno tutti controcorrente, finiscono comunque per essere tutti nella stessa direzione – tendono al modello dell’anticonformista perfetto: che sia Gesù o Che Guevara, che sia Gandhi o Martin Luther King, aspiriamo sempre a qualcosa che ci sovrasta, un principio trascendentale per cui ciò che siamo non è mai sufficiente. Ma chi dobbiamo compiacere? Come scriveva Sartre siamo implacabili giudici di noi stessi. E se l’aspirazione a migliorarci, sana ed auspicabile, si trasforma spesso nel suo fantasma malato – l’ossessione dei modelli –, Sarah Burge sembra starci benissimo nel suo nuovo corpo. E, anzi, se l’è fatto “cucire addosso” in modo che rispecchiasse ciò che era dentro: fuori era una donna di mezza età, dentro una barbie. Benché le si voglia credere, sovviene il dubbio che – troppo invischiata nella società dell’apparire, dove vengono logorati (scriveva Ernst Bloch nel suo “Geist der l’Utopie”) gli organi deputati al riconoscimento del problema – lei stessa non si renda conto di essere soggetta ad un modello. Nello specifico, non un modello esterno (vorrà davvero somigliare alle barbie della figlia piccola?) quanto piuttosto ad un obiettivo psicologico: non invecchiare. L’ideale di se stessa.

Perché, invece che assecondarci e seguire la nostra natura, preferiamo cambiarci e cambiare il nostro ambiente?

Non vogliamo invecchiare, non vogliamo sudare, non vogliamo avere i capelli ricci. Non c’entra il fatto che nei film la bella di turno ha sempre i capelli a posto anche se ha appena sconfitto un esercito di orchi con i denti di metallo? Non c’entra il fatto che le attrici, anche quando fanno le ginnaste, non sudano mai? La donna non puzza e ormai neppure l’uomo. Siamo perfetti. Perfetti automi ma perfetti. Si scoprirà che, poiché il provare emozioni (sorridere, piangere, urlare) fa venire le rughe, staremo per ore immobili a praticare quel frainteso senso dell’imperturbabilità che tanto era caro ai Greci.

Accade, però, che nello sforzo di rimanere giovani e belli – condizione indubbiamente invidiabile – si trascorra la vita a caccia della perfezione. Una caccia che, si sa, fa invecchiare precocemente.


(22/11/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Dall'unione dell'anima e del corpo nasce il benessere

  
  
 
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