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Conoscere un po’ d’inglese è semplice e ci fa sentire meno goffi, ci allevia dal dover fare la figura dei soliti italiani alla ricerca di altri italiani in tutto il mondo che li facciano sentire a casa. E, per inciso, l’unica ‘sola’ presa a New York è stata proprio quella nel ristorante italiano di Little Italy ‘Positano’, dove i figli di terza generazione, con l’aria benevola dei connazionali, volevano mettermi del parmigiano grattugiato su una Cezar Salad senza pancetta e invece dell’acqua nel bicchiere è stata stappata una bottiglia di Panna del 2003 al modesto costo di 7 dollari: simm’e Napule paisà…

New York non è tutta chiusa in Manhattan. Vale la pena visitare altri quartieri, anche quelli meno segnalati dalle guide: Harlem, Brooklyn, Chelsea, il quartiere più inglese, a sud, fino ai moli. Ci sono tante città messe insieme in questa metropoli ‘del diavolo’, dove non è mai giorno nè notte, e c’è sempre gente sveglia che cammina per le strade e il sole si vede solo in qualche angolo, al tramonto. In questo ‘set vivente’ ogni anima sembra disperata se non dannata e ci sono obesi che continuano a mangiare nei fast food e i meno fortunati dormono coperti da scatole davanti alle vetrine delle grandi banche. Però non ci sono motorini e lavavetri e i taxi si possono prendere anche un paio di volte al giorno; i bambini mangiano educati e silenziosi al ristorante, insieme ai propri genitori, senza fare capricci e senza urlare.

C’è una certa calma a New York, la città non ti viene addosso, non ti assale. Ti lascia tranquillo in una specie di anonimato dove, volendo, puoi restare a far niente per tutta la vita oppure trovare un modo per diventare ‘qualcuno’, scrivere un film, progettare per la Apple, aprire una piadineria, inventare una cosa che ancora non c’è. Si ha la sensazione che il futuro non sia deciso, determinato da sempre, da un passato soffocante e poteri invincibili; e mentre si cammina con scarpe da ginnastica ai piedi, l’aria lievemente esausta e si immagina per un po’ l’altra esistenza, l’ipotesi di un’altra vita, si sente scivolare nell’aria una famosa battuta di Al Pacino ne ‘L’avvocato del diavolo’: “libero arbitrio… io creo solo le situazioni, i fili, quelli, ve li muovete da soli”.


(12/10/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Viaggiare con i 5 sensi è benessere

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