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Il Museo Canario, situato nel quartiere Vegeta Triana, riporta immediatamente indietro nel tempo, alla civiltà preispanica e al modo di vivere dei guanchoS, i primi abitanti dell’isola così come le caverne del Cenobio de Valeron, granaio naturale in cui le popolazioni custodivano il raccolto distinguendo i diversi anfratti con disegni dalle forme e dai colori specifici per ogni famiglia.

La storia delle Canarie come luogo di benessere e salute inizia nella metà del XIX secolo, quando era nota ai medici europei che ne raccomandavano il suo clima e le sue acque minerali.

Essendo il luogo un vero paradiso per dimenticarsi dello stress, della stanchezza e per soddisfare la voglia di allontanarsi dal malessere dell’affanno quotidiano e, di conseguenza, presto di ebbe un grande incremento del settore turistico, in particolare quello legato al benessere.

Questo tipo di turismo si sviluppò, dapprima, sul versante della Capitale lungo la spiaggia di Las Canteras per proseguire, alla fine degli anni ‘60, a Maspalomas, Puerto Rico e Patavalaca nel comune di Mogan.

Oggi l’offerta benessere è amplissima: sono moltissimi, infatti, gli alberghi che hanno all’interno della propria struttura una spa dove poter usufruire di terapie che, abbinate alla vacanza prettamente marittima, fanno di un soggiorno a Gran Canaria un vero e proprio modo per riconciliarsi con se stessi.

Gran Canaria ci culla tra le sue dune e le sue onde spumeggianti, il suo sole ci accarezza la pelle, l’isola accoglie con l’abbraccio caldo ed avvolgente, con i suoi sapori, con gli splendidi vini locali da sorseggiare sbocconcellando papas arrugadas (patate di piccole dimensioni cotte con la buccia), pezzetti di formaggio tra i quali giganteggia il Flor de Guía, lavorato con il cardo, accompagnato da un chorizo di Teror – cittadina dell’interno dell’isola – salsiccia di sanguinaccio venduta anche sulle bancarelle del mercato…

Se, poi, gli assaggini hanno stuzzicato l’appetito, è bene lasciarsi trasportare in un viaggio tra i sapori canari a 360°, a partire dal gofio per passare al puchero canario, zuppa a base di zucca, patata, ceci teneri, pesce in salamoia o bollito il tutto servito col mojo, probabilmente l’elemento più tipico della cucina canaria.

Usati per accompagnare carni, pesci, patate, i mojos sono salse a base di olio, aceto, aglio, sale e diverse spezie, secondo il tipo: paprica per il mojo colorao, peperoncino piccante per il mojo picòn ed altri ingredienti per il mojo verde.

Preferite una zuppa o una minestra? C’è solo l’imbarazzo della scelta: la più famosa è la minestra di jaramago, pianta tipica dell’isola, molto simile alla foglia tenera di rapa. Non mancano, ovviamente, piatti di carne e di pesce e, per finire in dolcezza, l’immancabile gofio si accompagna al latte e allo zucchero per incontrarsi con le morcillas, dolci a base di zucchero e uva passa, il pan di papas (patate), la torta di banane, le ñame al miele, il tirijaras, cioè torrone di gofio...


(01/06/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Viaggiare con i 5 sensi è benessere

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