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ESSERE GENITORI ADOTTATI: CHE FATICA!
A Parigi da qualche anno è stato creato il "club delle matrigne" che rappresenta un interessante autosostegno per chi si trova ad avere un ruolo genitoriale senza il "legame di sangue".

Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt


Matrigna e patrigno in genere richiamano un'accezione negativa del ruolo di genitore "sostitutivo". In effetti, questa particolare funzione non è per nulla facile e piacevole sia per chi la incarna, sia per chi si trova a "subirla".

Personalmente uso il termine genitore adottato perchè dà più il senso dell'esperienza che si vive.
Per una donna o per un uomo che decide di intraprendere una relazione duratura con un partner o una partner che hanno già dei loro figli le relazioni diventano decisamente più complesse rispetto a quelle in cui c'è da costruire solo un rapporto di coppia.

Tali relazioni a volte finiscono con l'essere complicate, altre volte risultano arricchenti. Tra l'altro un figlio, in quanto tale, ha ovviamente già vissuto l'esperienza di avere dei genitori. In qualche modo l'ha interiorizzata, anche se può aver vissuto in maniera poco armoniosa il rapporto genitore-figlio.

Invece, i genitori adottati, soprattutto se non hanno avuto della loro prole, si trovano di punto in bianco a gestire un ruolo in cui si può diventare un punto di riferimento condividendo, magari col genitore vero, funzioni come l'accudimento, la trasmissione di contenuti educativi, ecc.

Essi si trovano spesso a mediare tra sentimenti e pensieri contrastanti:

- sono partner di una persona che è anche genitore, e visto che lo amo, amerò tutto ciò che lo esprime compresi i suoi figli,
- amo il mio partner, ma ho scelto lui, non la sua prole che vivo come un'imposizione,
- bello ritrovarsi, senza fatiche di gestazione o altro, con dei bambini a cui potersi dedicare,
- non voglio negarmi l'esperienza di essere genitore "di sangue", ma chissà se il mio partner sentirà la mia stessa esigenza, visto che ha già vissuto l'esperienza di creare un bimbo e vorrei non avere il problema della gelosia tra bambini,
- i figli del mio partner mi rifiutano, ma con pazienza riuscirò ad aprirmi una breccia nel loro mondo,
- è colpa del mio partner se i suoi figli non mi accettano.

Potrei continuare l'elenco di questo gioco altalenante tra "attrazione-repulsione".

Voglio però passare al punto di vista del "figlio".

Anch'esso vive spesso altrettanti sentimenti contrastanti, sia che i genitori si siano separati, sia che uno dei due genitori sia morto:

- i miei genitori sono insostituibili,
- se non mi faccio voler bene dal nuovo partner del mio genitore, rischio di perdere anche l'amore e le attenzioni da parte del mio genitore vero,
- finalmente i miei genitori si sono separati, posso vivere in pace e chiunque arrivi nella vita del mio genitore sarà il benvenuto anche nella mia,
- il nuovo partner vuole mio padre o mia madre tutta per lui ed io non esisto più,
- bello avere attenzioni da chi ha da conquistarsi la mia fiducia...speriamo che questo momento si prolunghi il più possibile.

Personalmente tengo gruppi di sostegno per donne e uomini che si trovano ad affrontare il ruolo di "genitore adottato".

Dico spesso, a chi mi chiede aiuto, che può essere una buona palestra per creare e mostrare attrazione, in senso lato, per mettere in pratica tattiche di conquista, spesso più complesse di quelle che si possono sperimentare tra partner di una coppia che si ama.

Ritengo che per la nuova coppia confrontarsi con il mondo "essere figlio", può essere un'ottima esperienza di crescita nella relazione, anche perchè ha la capacità di mettere a nudo le capacità, le debolezze e i sentimenti individuali più di altre situazioni e contesti di vita quotidiana.

Comunemente, in una relazione, si tende a pensare il "terzo" elemento come l'incomodo (es. una coppia e l'amico/a di una dei due partner, una coppia e il genitore di una dei due, ecc.).

Nel caso in cui il "terzo" è rappresentato da uno o più figli di uno dei due partner si può essere davanti all'ottima opportunità di avere davanti a sè uno specchio della propria capacità di amare senza condizioni. Credetemi è un'esperienza non da poco!


Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800



(12/05/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Non aver paura di curare la propria anima è benessere

  
  
 
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