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POETRY SLAM: NUOVI MODI DI FARE POESIA
C’è chi la fa, chi ne ignora l’esistenza, chi se ne tiene alla larga. Eppure non è ancora scomparsa, come sosterrebbero in tanti. Ecco uno dei modi di fare poesia oggi.

Claudia Bruno

Per molti strano concetto ingannatore e vago da cui mantenere le distanze. Per altri, semplicemente cumulo di emozioni allo stomaco messe in metrica. Non è dunque scomparsa, finita, globalmente scoppiata questa poesia, estinguendosi insieme alle più delicate creature dell’ecosistema? Forse qualcuno scrive ancora in versi, forse qualcuno li legge in silenzio, con aria scettica, con disincanto. Ma se qualcosa è cambiato, sta nella veste sociale che alla poesia si riconosce collettivamente.

E se oggi nessun bimbo più impara strofe a memoria, e in tv il termine poesia è quasi censurato, lei ha già trovato nuovi spazi, comunità a cui raccontarsi senza troppi fronzoli. Già, perché restando scritta su un foglio sarebbe come uno spartito non suonato, una canzone non cantata. Ecco che con il Poetry Slam, la poesia riacquista tutta la liricità che le spetta, e in una forma del tutto idonea ai tempi che stiamo vivendo.

Cos’è il Poetry Slam? Si tratta essenzialmente di una gara di poesia in cui vari poeti leggono sul palco i propri versi, mettendosi in gioco. E’ infatti una vera e propria competizione, con tanto di giuria e Master of Cerimony (una sorta di direttore che prende il nome dello slang tipico Hip Hop).

Prodotto di importazione americana, dal 2000 sta sfondando in Europa, e fino a tutto l’anno appena trascorso ha animato anche caffè letterari e piazze italiane. E’ stato nel 2001 il primo Poetry Slam italiano, organizzato da Lello Voce, ancora adesso principale punto di riferimento al riguardo.

La novità è che il Poetry Slam è una continua novità. Certo, come ogni competizione che si rispetti ha delle regole, eppure non risulta mai identico a sé stesso. Prima di tutto perché ogni luogo in cui avviene gli conferisce un tono culturalmente diverso, poi perché ogni volta il pubblico ha un’energia diversa. Anche i partecipanti sono sempre nuovi, non ci sono “caste”, gironi di prescelti. Tutti possono prendere parte al Poetry Slam. Il coraggio sta nel mettersi a nudo, giocare con il testo, con i ritmi, la voce, il corpo. Nient’altro. Niente costumi, strumenti musicali. Unico effetto speciale: se stessi in un concentrato di tre minuti.

Ecco che il pubblico ride, sbuffa, giudica da zero a dieci, commenta urlando o bisbigliando. Partecipa. La poesia ritrova quegli angoli di oralità che a lungo le erano stati rubati dal rumore di fondo imperante. Gridata, sussurrata con l’anima e con la gola, con gli occhi e con la presenza su un palco. Finalmente una poesia che respira, con leggerezza davanti al ghigno della comunità. Un’arte completa di parole e voce, pensiero e volto. Dove l’autore si presta a diventare l’opera, per una manciata di secondi.


(08/05/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


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