HOME 
CURA DEL CORPO - CURA DELLO SPIRITO - CURA DEL PIANETA - ALIMENTAZIONE - MODA - ESTETICA - VIAGGI - CORSI E SEMINARI - FIERE E CONGRESSI
 VIDEO 
L'ORTO BOTANICO - 100 PAROLE SU - NON SOLO RECENSIONI - GUARIGIONE COME CRESCITA - ANGOLO DELLA PSICOLOGA -DOSSIER-
per Titolo/Descrizione/Autore Contenuto Articoli
Verità 

 
Pagina 1 di 1
LA VERITA'? VAL PIU' LA PRAGMATICA…
Dalle idee di William James lo spunto per una interpretazione concreta del significato di verità. Contro tutti i “duri” e i “teneri” di questo mondo!

Ugo Perugini

Chi non crede alla verità?

Esiste una civiltà al mondo che non crede in un ideale di verità? Secondo il filosofo italiano Marco Messeri, la risposta è sì. Si tratterebbe del popolo dei dorzé, che vive in Etiopia. Essi, infatti, sono convinti che i leopardi siano animali cristiani e che, come previsto dagli insegnamenti della Chiesa copta, rispettino il digiuno il mercoledì e il venerdì. Allora, ci si può chiedere: perché anche in quei giorni i pastori fanno la guardia al loro bestiame per difenderlo dai predatori, cioè proprio dai leopardi? A questa domanda i dorzé risponderebbero, senza minimamente pensare di essere in contraddizione, che un conto è l’esperienza, un conto sono le verità religiose. In altri termini, questo popolo ha un’idea precisa di cosa è vero e falso nelle diverse situazioni ma non ha un ideale assoluto di verità.

Verità relativa o verità come inquietudine

Anche noi, nella nostra vita quotidiana siamo in grado di gestire una idea intuitiva di verità e possiamo passare con agilità da un romanzo di fantascienza a un libro di storia, da un manuale di chimica all’esperienza quotidiana, riconoscendo in ogni ambito verità diverse e stabilendo – cosa che i dorzé non sembrano in grado di fare – priorità e gerarchie. Ma, anche noi, di fronte alla domanda se esiste una verità assoluta, quella con la “V” maiuscola, probabilmente risponderemmo di no. Credo che, in questo senso, abbia ragione Wittgenstein quando sostiene che la verità piuttosto che la “profondità di una conoscenza” sia da intendersi come la “profondità di un’inquietudine”.

Verità non come rivelazione ma come bisogno logico

D’altra parte, siamo proprio sicuri che la verità sia così importante? Starei per dire, così necessaria? Il filosofo Paul Horwich sostiene che la verità non è “un ingrediente della realtà la cui essenza profonda sarà un giorno rivelata, si spera, dall’analisi filosofica o scientifica”. La verità piuttosto va intesa come un bisogno logico delle persone e ha il difetto per cui, quando se ne parla troppo, fa scaturire discorsi retorici e vacui più che risposte reali; cioè crea confusione e problemi complessi e, alla fine, non risolvibili. Rifacendoci a Nietzsche, potremmo anche chiederci: “perché preferire la verità all’opinione, alle apparenze, all’utilità, al piacere?”.

Verità non è trascendenza

Insomma, ciò che passa per vero “non ha niente a che vedere con l’adeguamento a un ordine trascendente dell’Essere fissato una volta per tutte”. Insomma la verità non sta in una realtà metafisica ma la si trova solo in quella sociale, i cui meccanismi producono determinati valori attraverso i quali asserzioni, informazioni, risultati, notizie passano per vere o false, di volta in volta e a seconda dei casi, nei ragionamenti delle persone in relazione alla capacità che hanno di prevedere quel che accadrà e di facilitare la nostra azione e il nostro controllo sull’ambiente che ci circonda.

Il contributo del pragmatista James

E allora come la mettiamo? Per quanto mi riguarda, ritengo molto interessanti le idee pragmatiste di William James, filosofo, fratello di Henry, scrittore, decisamente più famoso di lui. Egli, all’inizio dei suoi studi, venne molto criticato perché la sua visione filosofica minacciava quasi la dignità del pensiero stesso, costretto da un eccessivo soggettivismo. Ma vediamo, anche se un po’ banalmente, di tratteggiare la sua idea. Lui dice anzitutto che la filosofia riflette il carattere e il temperamento del filosofo che la elabora. Egli, praticamente, sviluppò la sua teoria pragmatista soprattutto per contrapporla alle visioni di coloro che egli definiva schematicamente “duri” e “teneri”. Di cui per motivi diversi non condivideva i valori.

La verità non è né dei “duri” né dei “teneri”

Ma vediamo di capire, prima di tutto, chi sono queste due categorie di filosofi. I “duri” considerano il mondo costituito esclusivamente di materia e dominato dalla dura necessità. Un universo di cose nel quale non c’è posto per valori immateriali quali Dio, l’anima, la libertà, ecc. (tra questi, tanto per intenderci, ci possiamo mettere Hume). I “teneri” non sopportano che il mondo debba finire con la consunzione della materia, hanno bisogno di credere nell’aldilà, e di aspirare a valori più nobili, più idealisti, più religiosi, con l’ottimismo della ragione (tra questi ci possiamo infilare Hegel).

Un’idea è vera se produce conseguenze pratiche soddisfacenti

James non amava né la logica superiore dell’assoluto dei “teneri” né il determinismo gretto dei “duri”. Il suo pragmatismo era un metodo per chiarire le idee e risolvere le dispute filosofiche. In altri termini, egli era convinto che il significato di un’idea sta nelle sue conseguenze pratiche. Per essere ancora più concreti, secondo James un’idea è vera, o meglio diventa vera, se produce conseguenze pratiche soddisfacenti, cioè se riesce a guidarci in modo soddisfacente nel mondo reale.

Verità come valore dinamico e strumento per valorizzare la responsabilità morale dell’uomo

Per questo motivo, la verità non sarebbe una proprietà statica delle nostre idee, ma piuttosto un valore dinamico, che viene a crearsi nel corso di un processo in divenire. Per James, il mondo è un universo aperto, che può migliorare o peggiorare in relazione all’azione umana. E questo concetto conferisce a ogni individuo una grande responsabilità morale che dà senso e valore alla nostra vita.

I filosofi citati e qualche libro per chi vuol approfondire il tema (naturalmente immenso!) secondo i miei spunti:

Marco Messeri, Verità, La Nuova Italia, Firenze, !997
Ludwig Wittgenstein (1889-1951): in questo caso mi riferisco al primo Wittgenstein.
Paul Horwich, From a deflationary point of view, Oxford U.
Friedrich Wilhelm Nietsche (1844-1900)
William James (1842-1910) filosofo, scrisse, tra l’altro, “La volontà di credere” e “Varie forme dell’esperienza religiosa”
Henry James (1843-1916) scrittore
David Hume (1711-1776)
George Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831)


(13/04/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


  
  
 
  invia articolo per e-mail stampa l'articolo