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Di altra opinione era invece Eraclito, dal cui pensiero è derivato il famoso “Tutto scorre” (Panta rhei), il quale sostiene che siano proprio le contraddizioni, le coppie di elementi contrari, a generare l’energia per la quale il mondo si è creato e va avanti, il motore universale. L’universo di Eraclito, armonico e dinamico, è un flusso perenne di mutamenti regolati da leggi ferree, un unico insieme che si regge proprio in virtù della lotta fra gli opposti elementi che lo compongono. La verità che Parmenide cercava nella logica dell’essere, viene trovata dagli eraclitei nello studio dei principi contrari che lottano fra di loro, e secondo questi filosofi, non c’è alcuna contraddizione in agguato: semplicemente guardando la stessa cosa sotto aspetti diversi si può anche affermare che abbia caratteristiche contrastanti. Insomma, è il linguaggio che crea “la magia”, e nulla ci vieta di ritenere vero ciò che i nostri sensi ci raccontano, compreso il tempo, che, se non si nega la possibilità del mutamento delle cose, ritorna ad avere il ruolo che spontaneamente ci sembra che debba avere. Certo è che, però, ad alcuni filosofi il dubbio che con il panta rei non si risolvessero tutti i problemi sollevati da Parmenide è venuto. E allora è stata facile la nascita delle scuole scettiche con tutto quello che hanno comportato.



Come abbiamo visto, Parmenide ed Eraclito sono gli opposti campioni della lotta sull’esistenza del tempo, e, in generale, della lotta fra un modo intellettualistico ed uno empirico di conoscere il mondo.



Tornando ai giorni nostri, sembra sorprendente il fatto che, dopo più di 2500 anni di filosofi che, idealmente, se le sono date di santa ragione sul tema dell’esistenza del tempo, la questione non sia chiusa, ma sia anzi più viva che mai. Lo zampino questa volta ce l’ha messo la fisica, con la sua teoria della relatività, dalla quale possiamo ricavare la conclusione che ciò che io ritengo il presente, l’”adesso”, non sia qualcosa di assoluto, di fisso, che tutti possono condividere, ma sia dipendente dalla velocità alla quale mi muovo. Facciamo un esempio: Mario, che si muove ad una certa velocità, ritiene che l’evento “il sasso ha colpito il vetro e l’ha frantumato” stia accadendo nel presente, mentre Andrea, che si muove ad una velocità diversa, può ritenere che quello stesso evento sia già accaduto, e che quindi appartenga al suo passato.



Tutto questo fa sorgere ancora il legittimo sospetto che, se non posso dire con sicurezza quali eventi siano già accaduti e quali no, il tempo non sia altro che una costruzione umana, una mera illusione. Parmenide aveva allora ragione? Dobbiamo dubitare dei nostri sensi perché potrebbero ingannarci? La questione, come ho detto, è aperta, a dimostrazione che sul tempo, sfuggevole come lo voleva S. Agostino, non possiamo nemmeno dare un giudizio di esistenza certo.





Per chi volesse approfondire i temi trattati in questo articolo consiglio le seguenti letture:



C. Sini, I filosofi e le opere 1. L’età antica e il medioevo. Principato, Milano 2004.
F. Cioffi, G. Luppi, A. Vigorelli, E. Zanette, Il testo filosofico 1. L’età antica e medievale . Edizioni scolastiche Bruno Mondatori., Milano 1997.
V. Fano, I. Tassani, L’orologio di Einstein. La riflessione filosofica sul tempo della fisica . Clueb, Bologna 2002.



(02/11/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


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