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Natale 

 
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IL NATALE IN PERU'. TRADIZIONI DAL MONDO
Ogni famiglia festeggia il Natale a suo modo: chi scarta i regali la sera della vigilia, chi il 25 mattina, e via dicendo. A maggior ragione, popoli diversi festeggiano in maniera diversa: come sarà il Natale in Perù?

Rachele Malavasi

Prima del 1533 i peruviani non conoscevano il Natale. Arrivò in quell’anno con la conquista da parte degli Spagnoli, per cui il primo contatto con la festa non fu dei migliori.

La prima celebrazione, risalente al 1535, non poteva certo vedere i peruviani già spiritualmente partecipi, ma nemmeno riuscì a portare un po’ di festa al popolo oppresso, visto che il vino era molto costoso ed utilizzato quasi esclusivamente per curare gravi malattie, mentre lo zucchero era talmente scarso che non si potevano preparare dolci.

Il Natale in Perù (ed in tutta l’America Latina) è dunque una festa importata, ma i peruviani, all’inizio costretti ad accettarla, riuscirono col passare del tempo a renderla propria… Betlemme divenne il monte Apu, un monte venerato perchè ritenuto la casa degli dei protettori, mentre il nome di Gesù Bambino venne sostituito con Manuelito o Tayta Dio (Dio Bambino), che per i peruviani aveva un suono più intimo, accogliente.

La carnagione di Manuelito divenne più ambrata ed i tratti somatici simili a quelli peruviani.
Così le tradizioni sono mutate, adattandosi a questo meraviglioso popolo. Oggi la sera di Natale si cena con tutta la famiglia, si prega e si suonano l’arpa o il clavicembalo, che accompagnano balli scatenati o soft.

I peruviani costruiscono presepi ricchissimi e meravigliosi!
I personaggi ed il paesaggio vengono intagliati nel legno dai bravissimi artigiani Quechua, che utilizzano una tecnica di intaglio molto antica. I personaggi e le case vengono poi abbelliti con stoffe e pietra di Huamanga (il cosiddetto marmo del Perù, di colore girgio o rosa).

Gli artisti non modellano solo la classica natività con bue ed asinello, ma tutta una serie di nuovi personaggi. Alcuni provengono dalla storia cristiana, come i Re Magi (accompagnati da lama recanti oro e argento, niente mirra) e una miriade di personaggi biblici rappresentati nei loro momenti più caratterizzanti: Noè sull’Arca, gli Ebrei in fuga dall’Egitto, il sacrificio di Abramo; altri derivano dalla tradizione locale: la venditrice di tamales (piatto tipico del Natale peruviano, composto da mais, ricotta, uova e spezie cotte al vapore in una foglia di granturco), quella di gelsomini, la stiratrice di pannolini e molti altri.

Il 6 gennaio queste splendide opere d’arte vengono esposte al pubblico: chi entra in una casa a visitare il presepe beve con i padroni di casa un buon bicchiere di rinfrescante Chicha de Jora (a base di frumento fermentato delle Ande).
La rappresentazione della natività viene vista in Perù in maniera molto solenne: i balli di Natale ad esempio non hanno luogo nella stessa stanza in cui è stato allestito il presepe.

Ma le innovazioni della tradizione peruviana non finiscono nel presepe.
Col tempo sono nate numerosissime leggende riguardanti i “Manueliti”, per cui quasi ogni luogo ha un suo Dio Bambino personale da festeggiare.
La leggenda del Bambino Perso di Huancavelica, ad esempio, parla del Dio Bambino protettore della Valle di Ica, scomparso e poi ritrovato a Huancavelica.

Da questa leggenda è nato un rituale che dura due giorni: il primo giorno un gruppo di ballerini simula la scomparsa, accompagnato da asini, cavalli e distribuzione di prodotti locali. I ballerini danzano lungo le strade del paese, mentre una donna li segue portando in braccio un bambino, ed un Ambasciatore legge ad ogni angolo un proclama dei Re Magi che cercano il bambino.


  
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