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LA WISTARIA, DOLCE SOLO ALL'APPARENZA. GLICINE MON AMOUR
Nome scientifico: Wistaria
Nome comune: Glicine
Famiglia: Leguminosae
Esposizione: Sole
Aspetto: Rampicante
Origine: Asia
Epoca di fioritura: Primavera

Pietro Bruni

Il glicine è un rampicante dal profumo antico, evocatore di ottocentesche suggestioni: di the sotto un pergolato, di appuntamenti galanti nella luce filtrata dai suoi fiori azzurri, di poltrone di vimini dove un nonno sonnecchia. Immagini consuete nei quadri dei Macchiaioli o nei romanzi dell’800.

E’ uno dei rampicanti più amati e diffusi. Così bello quando è bello - come diceva Manzoni riferendosi al cielo di Lombardia - e così brutto quando è brutto – come è onesto precisare. Questo concetto può sembrare lapalissiano ma, se ci si pensa, è invece assolutamente appropriato: di questa pianta esistono esemplari magnifici, monumentali, che davvero ti riconciliano con il Creato e altri, invece, rachitici e mesti che fanno sentire miserabile te e desolante il mondo su cui cammini.

I glicini brutti spesso sono quelli che crescono in vaso: a volte hanno tronco da baobab, liane intricate puro stile foresta amazzonica, non fanno fiori e hanno due foglie e mezza: brutto spettacolo. A volte però anche quelli che crescono in terra libera, soprattutto se non hanno adeguato spazio dove inerpicarsi, offrono un senso di malinconia altrettanto acuto.

Detto questo, per mettere al riparo da eventuali ma non improbabili delusioni, vediamo di cosa ha bisogno questa pianta per prosperare come Dio comanda. Punto uno: se coltivata in vaso ha bisogno di tanta, tanta terra. Punto due: necessita di grande pazienza e abilità nelle potature, soprattutto se è limitato lo spazio dove può arrampicarsi. Il glicine è un vero selvaggio e la sua forza bruta è arcinota: famoso per piegare ringhiere di ferro e per tirare giù travi e gronde senza troppi complimenti, può essere un vero flagello per terrazzo e giardino. Insomma quando decidete di adottarne uno, sappiate che avrete a che fare con un individuo rozzo e violento. Ma che però nasconde qualità fantastiche e se tutto andrà per il verso giusto vi regalerà grandi soddisfazioni… un po’ come alcuni arcigni personaggi di Dickens, malvagi solo fino al penultimo capitolo.

Ai Kew Gardens di Londra, meta d’obbligo per ogni amante degli orti botanici, c’è un glicine che sembra più vecchio del Tamigi: sta tutto avviluppato su un gazebo e in maggio quando è fiorito sembra, con quella compatta massa di fiori cerulei, la testa di un punk coi capelli blu o l’esplosione di un fuoco d’artificio … Davvero imperdibile.

Il glicine è un rampicante che può avere dimensioni gigantesche: raggiunge i 30 metri di altezza e la circonferenza del suo tronco può arrivare a misurare diversi metri. E’ giustamente famoso per i suoi bellissimi fiori a forma di grappolo che si schiudono in primavera in enorme quantità; sono solitamente di colore blu-violetto ma esistono anche varietà con luminosi fiori bianchi. Il suo nome scientifico è l’orribile Wistaria, coniato nel 1818 in onore di un professore tedesco: Caspar Wistar.

E’ una pianta di origine asiatica che si è rapidamente diffusa in tutta Europa dopo essere arrivata in Gran Bretagna nel 1816 attraverso un lungo ed estenuante viaggio su una nave della Compagnia delle Indie. In quei tempi gloriosi, questa antica istituzione commerciale, permetteva all’impero britannico, a suon di sterline e di schioppettate, di importare in Europa qualsiasi cosa avesse un valore: dai tessuti alle spezie, dai servitori indiani alle piante appunto.

La Compagnia delle Indie era un po’ il DHL di quei tempi lontani, con la differenza però che lavorava solo per gli inglesi e che al posto di impiegare 24 ore a trasportare un pacco ci metteva 6 mesi. Ma si sa, a quei tempi, la gente aveva più buon senso: non era afflitta da una perenne fretta di fare e sfasciare. Non si sognava nemmeno di privarsi del “dono della lentezza” in nome di una indefinita necessità di tempi serrati e vorticosi: quella frenesia che tanto caratterizza e intossica noi sfibrati uomini moderni. Beh, un buon metodo, efficace, sicuro, sano ed economico, per smaltire l’avvelenamento da stress è prendersi cura di una pianta, vederla crescere vigorosa, incantevole e serena…


(11/11/2005) - SCRIVI ALL'AUTORE


Prendersi cura delle proprie piante è benessere

  
  
 
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