ECOLOGIA PROFONDA

L'anima degli esseri senzienti. Parte seconda

Questa settimana vi proponiamo la seconda parte dell'articolo di Guido Dalla Casa che ci mostra come la nostra specie si sia imposta immeritatamente a discapito degli altri animali che in realtà sono più intelligenti di quanto abitualmente si crede.

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di Guido Dalla Casa

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La posizione antropocentrica che dà valore a qualunque cosa solo in funzione umana è la più diffusa nella nostra cultura
La posizione antropocentrica che dà valore a qualunque cosa solo in funzione umana è la più diffusa nella nostra cultura. Una visione del mondo biocentrica, invece, assegna “valore in sé” a tutte le entità viventi, mentre una visione ecocentrica dà valore a tutte le entità naturali e alle loro relazioni. Gli umani, le loro culture, le relazioni fra di esse sono entità naturali e quindi anch’esse degne di “valore in sé”.

L’uomo sta alla Natura come la parte al Tutto, come un tipo di cellule sta all’Organismo psicofisico di cui fa parte. Un gruppo di cellule ha maggior “valore in sé” se lo si vede come parte integrante di un Organismo di quanto ne abbia se considerato isolato.

Dare un valore “in sé” a tutte le entità naturali e alle relazioni che le legano vuol dire attribuire un profondo significato alla Vita e al mondo, accettarne e comprenderne la spiritualità immanente.

Gran parte delle posizioni attuali della cultura occidentale derivano dalle religioni che hanno origine nella regione medio-orientale ed hanno invaso il mondo, spesso con la violenza, diffondendo ideologie mostruosamente antropocentriche. Le istituzioni che le rappresentano continuano quest’opera: anche sul piano pratico si agitano non poco per quattro cellule surgelate (purchè umane) e non dicono una parola sulle spaventose sofferenze inflitte a tanti esseri senzienti o sulla distruzione degli ecosistemi.

Il pensiero materialista non ha cambiato nulla mantenendo l’uomo “al centro” attraverso una specie di “merito selettivo” che gli ha conservato l’esclusiva mentale-spirituale.

L’articolo “Minds of their Own – Animals are smarter than you think” (La loro mente – Gli animali sono più intelligenti di quanto crediate) di Virginia Morell è una sintesi dei risultati di trent’anni di studi sulla mente, sul comportamento e sulle capacità di apprendimento di molti esseri senzienti non-umani da parte di Irene Pepperberg ed altri scienziati. La Pepperberg iniziò il suo progetto nel 1977: si portò in laboratorio un pappagallo africano di nome Alex con l’intento di insegnargli la lingua inglese.

“Quando la Pepperberg cominciò a dialogare con Alex, che è morto a 31 anni lo scorso settembre, erano molti gli scienziati che credevano che gli animali non fossero in grado di pensare. Gli animali erano macchine, robot, programmati per reagire in modo elementare a stimoli esterni, ma non erano in grado di pensare né di provare emozioni.

pappagallo
Irene Pepperberg iniziò il suo progetto nel 1977: si portò in laboratorio un pappagallo africano di nome Alex con l’intento di insegnargli la lingua inglese
Alex contava, riconosceva colori, forme e dimensioni, aveva un’elementare nozione del concetto di zero.

Gli scimpanzè, i bonobo e i gorilla sono capaci di apprendere il linguaggio dei segni e di utilizzare simboli per comunicare con noi. Il bonobo Kanzi porta con sé una lavagna piena di simboli che gli permette di “parlare” ai ricercatori, e ha inventato, per esprimersi, nuove combinazioni simboliche.

Azy (un orango) ha una ricca vita interiore. Cognitivamente gli oranghi sono sullo stesso piano delle scimmie africane, e in certi compiti le superano. Oltre a comunicare i suoi pensieri con i simboli di una tastiera, Azy mostra anche una “teoria della mente” (cioè comprende il punto di vista di un altro), e fa scelte logiche che dimostrano una notevole flessibilità mentale.

Le pecore, come i primati, sanno riconoscere facce diverse (circa 50 pecore e 10 umani) e le ricordano per due anni.

Non siamo i soli a saper inventare, a pianificare le nostre azioni, ad avere un’immagine di noi stessi; e neppure i soli a mentire e ingannare.

L’intelligenza è un albero dalle mille ramificazioni: non ha un tronco unico che punta solo nella nostra direzione.

Dotati di un grosso cervello e agili tentacoli, i polpi sanno bloccare le loro tane con delle rocce, e si divertono sparando acqua a bersagli come bottiglie di plastica o ai ricercatori.

Kanzi, un bonobo, da piccolo ha imparato a comunicare spontaneamente osservando gli scienziati che addestravano sua madre. A 27 anni, questo bonobo “parla” grazie a più di 360 simboli di tastiera, e capisce il significato di migliaia di parole dette a voce. Kanzi sa formulare delle frasi, eseguire nuove istruzioni, e fabbricare strumenti di pietra, cambiando tecnica a seconda della durezza del materiale. Crea strumenti come quelli dei primi umani.

Le ghiandaie sanno ragionare: sapendo di essere ladre, spostano le provviste di cibo se un’altra ghiandaia le osserva; pianificano i pasti futuri, e nel fare provviste tengono conto dei bisogni futuri piuttosto che della fame del momento.

I delfini hanno ottima memoria, estro creativo e capacità linguistiche; sono versatili, sia dal punto di vista cognitivo che comportamentale. Hanno un grande cervello generalista, proprio come noi. Modificano il proprio mondo per rendere possibili nuove cose”.

E’ anche evidente che si ragiona sulle medie e che il più intelligente dei bonobo ha (o è) più mente-psiche-spirito del meno dotato degli umani.

werner heisenberg
La spaccatura cartesiana fra mente e materia ha ricevuto un duro colpo dal principio di indeterminazione formulato da Werner Heisenberg nel 1927
L’evoluzione dei sistemi complessi

E’ abbastanza noto che la spaccatura cartesiana fra mente e materia ha ricevuto un duro colpo dal principio di indeterminazione formulato da Werner Heisenberg nel 1927. Con la successiva interpretazione di Copenhagen, sostenuta soprattutto dal fisico danese Niels Bohr e sempre confermata negli esperimenti successivi, il mondo energetico-materiale appare sempre più inconsistente senza una presenza mentale.

Il fisico Erwin Schroedinger è arrivato alle stesse conclusioni di Heisenberg per altra via ed è riuscito a formulare l’equazione differenziale che porta il suo nome, che rappresenta entità molto evanescenti, ma tuttavia è ancora in grado di descrivere l’andamento nel tempo di qualcosa, anche se solo di un’onda di probabilità.

Successivamente lo studio dei sistemi ha portato a togliere anche questa tenue prevedibilità. Infatti, studiando i sistemi complessi, si è visto che, durante l’evoluzione del sistema, si manifestano biforcazioni-instabilità, cioè punti oltre i quali il sistema prende una via assolutamente non prevedibile, neanche in linea teorica, sulla base di eventi nel mondo energetico-materiale: il sistema sceglie la via che prenderà successivamente. In altre parole si manifestano fenomeni mentali, o, se volete, comincia a manifestarsi una mente-psiche-spirito, il che non significa necessariamente una coscienza.

Gli scienziati meccanicisti-materialisti se la cavano dicendo che il sistema prende a caso la via successiva alla biforcazione. Si ha la sensazione che la parola caso, come al solito, sia un’etichetta messa a tutto ciò che non conosciamo.

Non abbiamo alcun motivo di nessun genere per dire che si tratta di una scelta se il sistema complesso è il cervello umano e di un caso se si tratta del cervello di un passerotto o del ganglio nervoso di un cefalopodo o dell’evoluzione di un termitaio.

C’è sempre un orizzonte temporale oltre il quale il comportamento del sistema è assolutamente indefinibile. Per usare un esempio preso dalla meteorologia: “Il battito d’ali di una farfalla nella campagna inglese può provocare un ciclone nei Caraibi”, da cui la denominazione di effetto-farfalla data alla conseguenza di una biforcazione in questo tipo di processi.

Non si tratta della nostra incapacità o impossibilità di conoscere tutte le variabili, ma della natura intrinseca dei fenomeni. Nelle biforcazioni-instabilità si manifesta un processo creativo: In questo quadro, la creazione non è più avvenuta in un momento remoto del passato, ma è un processo continuo.

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L’idea tradizionale è che l’uomo sia dotato di libero arbitrio, mentre il resto del mondo naturale sarebbe soggetto alle rigide leggi fisiche
Il libero arbitrio

L’idea tradizionale, propria delle istituzioni religiose nate nell’area medio-orientale e di una corrente della scienza, è che l’uomo sia dotato di libero arbitrio, mentre il resto del mondo naturale (compresi tutti gli altri animali!) sarebbe soggetto alle rigide leggi fisiche. Un’altra corrente della scienza “ottocentesca” (il determinismo) non lascia alcuna libertà a nessuno.

Come abbiamo visto, secondo una corrente attuale del pensiero scientifico-filosofico c’è qualche segno di libertà in tutti i processi naturali, anche se in quantità diverse.

Ogni entità naturale, ogni processo, ogni sistema complesso, ha un suo grado di libertà. Solo la “quantità” di tale facoltà è diversa da caso a caso. Secondo la visione detta “del cane al guinzaglio”, tutte le entità (noi compresi) hanno un guinzaglio, più o meno lungo, in mano alle forze sistemiche, che non sono soltanto fisiche o energetico-materiali, ma anche mentali. Per usare un’espressione di Bateson:

“…Se volete, potete chiamare Dio le forze sistemiche.”

Il cane può talvolta far cambiare completamente direzione a chi tiene il guinzaglio, se a un bivio si dirige da una parte piuttosto che dall’altra.

Solo come esempio, il grado di imprevedibilità che si manifesta in diverse comunità di insetti, di mammiferi o di uccelli, non è molto diverso da quello dei gruppi umani. Inoltre le società di molte specie sono notevolmente strutturate.

Comunque, se c’è qualche differenza fra umani e altri animali, è di natura quantitativa. L’uomo è un animale: anche l’etica deve tenerne conto quando si occupa degli altri esseri viventi, e senzienti.

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13 Aprile 2009 - Scrivi un commento
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