L’orto di Obama: il seme del cambiamento nel giardino della Casa Bianca

Barack e Michelle Obama hanno dichiarato la loro decisione di allestire un orticello di frutta e verdura nel giardino della prestigiosa residenza presidenziale. Un gesto simbolico che rientra nella battaglia del Presidente volta a diffondere in America uno stile alimentare più salutare e sostenibile. E noi, siamo disposti a cambiare?

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di Alessandra Profilio

obama
Barack e Michelle Obama allestiranno un orticello di frutta e verdura nel giardino della Casa Bianca
Adesso Obama sta proprio esagerando. Va bene infondere al mondo un clima di ottimismo, e passi anche puntare alla green economy per risollevare l’America, ma allestire un orticello alla Casa Bianca per promuovere la sana alimentazione è davvero troppo. Troppo bello per essere vero, eppure lo è.

La politica alimentare di Obama, peraltro, non si limita all’allestimento dell’orto, gesto simbolico volto ad incentivare un nuovo stile nutrizionale. La rivoluzione del cibo si è concretizzata anche tramite il rinnovamento della Food and Drug Administration attraverso la nomina di un nuovo responsabile, Margaret Hamburg, e la decisione di aggiornare le leggi preesistenti in materia.

“Change, we can” è il suo motto e Barack Obama il cambiamento lo vuole sotto tutti i fronti, abitudini alimentari comprese. Ed ecco quindi che, deciso a dare il buon esempio al suo popolo, il Presidente e la moglie hanno dichiarato la loro intenzione di rimpiazzare alcune delle aiuole (precisamente quelle accanto alle rose piantate da Jacqueline Kennedy come omaggio floreale alla suocera Rose Fitzgerald) del giardino della prestigiosa residenza per sostituirle con coltivazioni biologiche di frutta e verdura.

I coniugi Obama, in realtà, non sono i primi ad aver introdotto le colture vegetali alla White House. Negli anni ’40, infatti, Eleanor Roosevelt, moglie del presidente Franklin Delano Roosevelt, trasformò una parte del giardino della residenza presidenziale – quella che venne denominata “Victory Gardens” – in orto con l’intento di offrire agli americani un modello di comportamento da adottare per affrontare le ristrettezze dovute al conflitto mondiale.

casa bianca
La decisione degli Obama di allestire un orto nel giardino della Casa Bianca costituisce un importante gesto simbolico
Oggi, a distanza di parecchi decenni, in un altro momento di difficoltà economica, una nuova first lady torna a promuovere l’agricoltura locale. I lavori sono già iniziati e a prendersi cura dell’orto saranno tutti i componenti della famiglia con l’aiuto di gruppi di studenti in visita.

“Sono anni che mi batto per avere un orto di vegetali alla Casa Bianca perché diventerebbe un forte simbolo di leadership nell’impegno per la protezione delle terra e l’alimentazione della nazione”, ha dichiarato Michelle Obama, che, nel frattempo, ha già importato nella sua nuova dimora l’abitudine al consumo di cibi prodotti a distanza sostenibile da casa (frutta e verdura fresche vengono consegnate da fattorie del vicino Maryland, del New Jersey, della Pennsylvania).

Meno calorie e più sapore: questi gli ingredienti fondamentali dell’alimentazione di una first lady convinta che tutte le famiglie debbano avere accesso a cibi freschi e non trattati. Proprio per questo Michelle spera in una diffusione sempre maggiore degli orti di quartiere, “oltre che per la loro bellezza, soprattutto perché possono fornire verdura e frutta fresche alle comunità di tutto il Paese e del mondo”.

Intanto il marito, nel programma per l’agricoltura, ha stabilito importanti obiettivi: incoraggiare i giovani a diventare agricoltori; sostenere l’agricoltura locale, sostenibile e biologica; promuovere le energie rinnovabili; assicurare la copertura della banda larga nelle aree rurali; migliorare le infrastrutture nelle campagne ed estendere l’obbligo di indicare l’origine degli alimenti in etichetta per consentire di distinguere il proprio prodotto da quello importato.

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La rivoluzione alimentare di Obama rientra in quella più generale a favore dell'ambiente e del risparmio energetico
La battaglia di Barack e Michelle Obama non è soltanto contro il “cibo spazzatura” e i gravi problemi di salute che esso può provocare (primo tra tutti l’obesità) ma rientra anche nella generale rivoluzione a favore dell’ambiente e del risparmio energetico che il presidente degli Stati Uniti è deciso ad attuare. Produrre frutta e verdura consente, infatti, di risparmiare petrolio per i trasporti e quindi di ridurre l’inquinamento.

Secondo la Coldiretti, un numero crescente di americani sta gradualmente avvicinandosi ad uno stile alimentare più salutare e sostenibile. A dimostrarlo il consenso crescente dei farmers market, dove è possibile acquistare direttamente dagli agricoltori, ma anche il proliferare degli orti anche sui tetti di grattacieli e case di New York, San Francisco, Boston, tanto che nel 2008 la “Burpee Seeds”, la più grande azienda americana di sementi, ha venduto il doppio rispetto all’anno precedente.

Anche l’Italia sembra seguire la stessa tendenza: nel nostro Paese infatti, quattro cittadini su dieci (dati Coldiretti) dedicano parte del tempo libero al giardinaggio e alla cura dell’orto (dove raccogliere frutta, ortaggi o piante aromatiche), per passione, per gratificazione personale o anche solo per risparmiare.

La coltivazione dell’orto, peraltro, è una opportunità realizzabile non solo per chi dispone di grandi spazi all’aria aperta ma – come precisa la Coldiretti – anche di semplici terrazzi grazie all’offerta di piante di varietà adatte alla coltivazione in vaso.

Pur non alloggiando nella prestigiosa Casa Bianca, tutti noi possiamo quindi seguire il virtuoso esempio dei coniugi Obama e piantare il seme del cambiamento nelle nostre case, nella nostra tavola e nel nostro stile di vita.

20 Marzo 2009 - Scrivi un commento
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Un lettore ha commentato questo articolo:
20/6/09 17:44, paolinellifrancosap@libero.it ha scritto:
Gli argomenti trattati richiamano argomenti quali gli orti urbani, l'agricoltura terapeutica, l'agricoltura sociale di cui a livello internazionale ci si occupa da qualche decennio. Com'è che in Italia gli argomenti arrivano sempre con 30 anni di ritardo ?
Com'è che arrivano solo se associati a qualche sculettamento ?
saluti ai vari amici del comitato scientifico che conoscono le mie proposte da decenni.
Franco Paolinelli
Arianna Editrice
Macro Credit
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