La decrescita tra i marxisti? - Intervista a Mauro Bonaiuti

La festa che da anni si tiene a Piadena nel mese di marzo, corredata come sempre di dibattiti e conferenze interessanti, è divenuta un piccolo evento nel mondo della controcultura. Quest'anno alcuni interventi del programma vertono sui concetti base della decrescita. A questo fine abbiamo intervistato Mauro Bonaiuti, per fare un'analisi socio-politica della situazione attuale.

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di Valerio Pignatta

Adorazione del dollaro
La decrescita è giunta tra i marxisti?
Mauro Bonaiuti, dal programma di questa ormai “storica” festa mi sembra di capire che si inizia a parlare di decrescita anche in ambiti strettamente marxisti e operaisti, dove il concetto di sviluppo e di crescita, nonché di “progresso” industriale, l'hanno fatta da padroni per un secolo e mezzo. È un'impressione errata o davvero qualcosa si muove in questo senso?

“ La mia impressione è che tutti parlano di crescita, crescita, crescita. Tre volte, appunto, come se fosse una Trinità. La destra, la sinistra il centro-destra, il centro-sinistra, tutti parlano di crescita. Questa è la norma. Probabilmente qualcosa si sta muovendo ma per ora solo tra gli intellettuali, come riflessioni di fondo. Questo forse sì.

Ma per il resto il pensiero dominante e l'interpretazione della realtà economica rimane la solita, quella cui ci hanno abituati. Rispetto all'uso della parola “decrescita” forse si può dire che oggi viene usata sempre più anche nel senso di decrescita reale. Ossia abbiamo una prima accezione del termine decrescita che è quella cosiddetta “felice”, per dirla alla Maurizio Pallante, e poi abbiamo una seconda accezione che è quella vissuta, percepita come drammatica, derivata dalla crisi economica

La prima accezione è quella originaria, che contiene i concetti per la rappresentazione della società che vorremmo. Ragionare sulla decrescita reale ci dà invece, dal punto di vista scientifico, uno stimolo non indifferente. È sicuramente affascinante indagare in questo senso per capire dove stiamo andando. È ovvio che non siamo in grado di prevedere quale futuro ci attende.

Varrebbe la pena utilizzare i complessi sistemici per individuare i processi a livello macro che si stanno verificando. Ecologia, economia e società sono strettamente interrelate. Indagare su come una società risponde a una crisi (di cui si devono prima afferrare le cause) sarebbe molto importante. Dalla comprensione deriverebbero poi le soluzioni.

Secondo la maggior parte degli economisti la crisi è stata innescata dalla bolla speculativa che si è trasmessa all'economia reale. Secondo alcuni però la crisi potrebbe essere stata determinata dall'ascesa incontrollata del prezzo del petrolio che avrebbe innescato tra le altre cose la crisi del mercato dell'auto statunitense e questo senz'altro prima della bolla finanziaria.

Qui cioè si paventa un'ipotesi interessante. Questo tipo di analisi apre a un'ipotesi di crisi sistemica. La crisi dell'ecologia potrebbe aver determinato una crisi economica la quale a sua volta avrebbe innescato la crisi sociale. Questo collegamento ecologia-economia-società è molto importante”.

Un altro tema dibattuto all'interno della festa è quello della questione agraria. L'abbandono delle campagne ieri in Europa (per l'industrializzazione degli anni '50-'60) e oggi nei paesi asiatici emergenti e/o del "terzo mondo" risponde allo stesso modello culturale o è solo la solita inevitabile imposizione del sistema economico dominante? Come interverrebbe il paradigma della decrescita rispetto alla continua urbanizzazione dell'umanità con tutti i problemi che essa comporta?

“I modelli economici hanno senz'altro alla loro base anche un modello culturale. Il modello dello sviluppo e dell'industrializzazione decollato in Occidente e poi allargatosi al resto del mondo è un modello polarizzato, centro-periferie.

Nelle nuove geografie economiche dei paesi che si affacciano al nostro tipo di organizzazione socio-economica ritroviamo questo tipo di suddivisione in centri autoalimentantesi e periferie abbandonate. La cosa più importante da fare a mio parere è capire.

Bisogna arrivare a una lettura condivisa degli eventi attuali e della situazione del pianeta. Questo è difficile a causa di un problema caratteristico della cultura postmoderna che è quello di essere molto frammentata, anche tra chi parla la stessa lingua (in senso ecosociale).

Sarebbe invece importante analizzare la reazione che la società ha (e avrà) di fronte alla crisi. Bisogna ripartire da Karl Polanyi. La società reagisce certo, richiama lo stato a farsi portatore soprattutto di interessi di banche, grandi gruppi industriali ecc. In parte c'è anche una richiesta di ammortizzatori sociali. Analizzare e studiare come la reazione della società impatterà il mercato e le istituzioni è determinante per chiarire il nostro futuro.

Le forti tensioni sociali, l'immigrazione, la crisi ambientale e altri vari fattori come si rifletteranno sul sistema economico? Come mai le Borse non si riprendono? La nazionalizzazione delle banche che ruolo ha in questo?

Medioevo
Stiamo andando verso un nuovo Medioevo? Secondo Bonaiuti il rischio è concreto...
La forte disoccupazione e la crisi ecologica potrebbero innescare costi di sistema sempre più elevati che aggraverebbero ancor più la crisi dell'insieme istituzionale arrivando a poter anche creare, secondo alcuni studiosi, situazioni di tipo totalitario. La diffusione della statalizzazione a vari settori della società e il tentativo di controllo di un potere centrale potrebbero spingere in questo senso.

È anche vero che una centralizzazione effettiva non sarà facile. È più ipotizzabile una disgregazione sociale e del sistema articolata e differenziata con realtà socio-politico-economiche molto diverse tra loro, soprattutto tra centri e periferie".

Una sorta di nuovo Medioevo nel senso deteriore del termine?

“Il nuovo paradigma della decrescita può essere lo strumento atto ad evitarlo. Essa può fornirci le conoscenze pratiche e teoriche che ci permetterebbero di svoltare e di comprendere che un altro percorso è possibile”.

INFO

La festa di Piadena è organizzata dalla Lega di cultura di Piadena, Istituto Ernesto de Martino di Sesto Fiorentino, Circolo Giuanni Bosio di Roma, Società di Mutuo Soccorso Ernesto de Martino di Venezia.

19 Marzo 2009 - Scrivi un commento
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