Vita in campagna

Cottage Economy: appunti da un esperimento di sostenibilità

Al via una nuova rubrica! Nicola Savio, autore del leggendario Orto di carta, ci racconterà di volta in volta le sue sperimentazioni di tecniche agrarie "naturali" e sostenibili per la realizzazione di una "Fattoria Urbana".

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di Nicola Savio

Orto sinergico
Orto sinergico, foto di Nicola Savio
A metà del 1800 William Cobbett, dopo un periodo di esilio nel Nuovo Continente procuratogli dalle sue posizioni “radicali”, dava alle stampe “Cottage Economy” vera e propria guida all’autosufficienza ed all’auto-responsabilizzazione individuale.

Così come John Seymour e molti altri, Cobbett per primo si rese conto che, attraverso il processo di industrializzazione, venivano pericolosamente sottratte ai singoli individui le potenzialità per soddisfare autonomamente le necessità primarie: cibo, tetto e relazioni sociali.

Cobbett era un agricoltore, un politico ed un pensatore, fu naturale che la sua “rivoluzione” prendesse spesso la forma di un orto.

Anche io ho avuto un percorso simile.

Un tempo fui impiegato attivamente nella cooperazione sociale. Poi, dispersi il seme della ragione tra ristoranti d’alto bordo come maitre e direttore di sala, o dietro banconi bar di localini dall’estetica minimal. Preso dal tourbillon, finii anche a lavorare in un ufficio stampa… poi, ho fatto collassare tutto. Come abbia fatto non credo sia importante, non fu comunque una mossa “ideologica”.

Granaio in Ukraina
Granaio in Ukraina, tratta da www.panoramio.com
Senza una lira e senza né arte né parte mi sono destreggiato a ricomporre i pezzi… quello che è venuto fuori non assomiglia in nulla a ciò che era prima. Ma mi piace.

L’unica cosa rimasta uguale sono io.

Nel senso che sono proprio io: quello che preparava cocktail martini disquisendo sul Dottor Gimlett, famoso per aver tracciato la strada verso la bevanda preferita da James Bond componendo un mix di gin e succo di lime da imbarcare sulle navi olandesi come medicinale anti scorbuto.

Quando ci si estranea dal ciclo del lavoro la prima cosa che ti frega è la paura.

Poi capisci che la paura agisce per sottrazione: hai paura di ciò che non potrai più avere, possedere, hai paura di ciò che non potrai più fare. Hai paura delle conseguenze.

A quel punto subentra l’istinto di conservazione.

Nel mio caso si traduce, in questo esatto momento, nel sovvraprodurre sapone come ormai mi capita di fare da un paio di anni a questa parte quando fuori fa troppo freddo e piove, impedendomi di andare a passeggio nell’orto.

Un pulcino
Un pulcino dell'orto di Nicola
Quest’anno pensavo di aromatizzarlo al timo citrodoro (importato a saccate dalla Sardegna dopo un periodo di “wooferaggio”) e salvia (frutto della spirale delle aromatiche che ho costruito tre anni fa). Non vi darò qui la ricetta per farlo… è come la ricetta per il pane: ne potete trovare a migliaia grazie a google.

A quel punto ti accorgi che le analisi di Teodor Shanin sono corrette: il 75% del mercato mondiale è retto dall’economia informale.

Il complesso di lavoro “nero” (dall’operaio extracomunitario non registrato alla vicina di casa che fa baby-sitting), lavoro volontario (la quantità di realtà economiche quali musei o fondazioni che utilizzano i volontari), lavoro affettivo (i figli che si occupano a casa dei genitori anziani sottraendoli all’economia delle case di riposo), il lavoro illegale (il 15% del pil mondiale è dato dalle attività criminali), i lavori di sussistenza (farsi l’orto o allevare le galline per uso personale) giungendo fino al baratto ed alle attività casalinghe, compongono i tre quarti degli scambi economici mondiali. Queste attività sono quelle che realmente ci sostengono a livello globale.

Sustainable Bus
Sustainable Bus - San Francisco - tratta da www.inhabitat.com
Queste, tranne il lavoro illegale per cui non sono portato, sono le attività che sostengono me e la mia famiglia.

Sembra assurdo, ma quello che sta accadendo è la nascita di un mercato, di un’economia non soggetta alle fluttuazioni irresponsabili della finanza e dell’economia “classica” e dalla legge della domanda e dell’offerta. Un mercato di cui i partecipanti hanno la diretta responsabilità.

Gli amici che ci hanno chiesto di condividere il surplus dell’orto sono gli stessi che ci hanno fornito l’olio con cui hanno cucinato le verdure e che oggi, io, sto trasformando in saponette.

E’ una dinamica a circuito chiuso. Sostenibile. Tutti vincono, l’ambiente si risparmia litri di olii esausti nello scarico del lavandino, io ho tempo per leggere, ascoltare musica, annoiarmi e gli amici hanno verdura fresca e prodotti di qualità superiore (credete sia meglio il sapone ottenuto da derivati del petrolio o quello di olio d’oliva cotto?).

Victory Garden
Propaganda per i Victory Garden durante la II Guerra Mondiale
Dalla paura iniziale siamo passati ad una situazione altalenante. Ci sono momenti splendenti, in cui sembra regnare l’abbondanza e ci si sente realmente più liberi, più leggeri e momenti difficili in cui ci si arrangia per far quadrare i conti… ma credo che valga per tutti, anche per i notai.

E’ cercando una progressione positiva all’interno di dinamiche di mutuo beneficio che siamo arrivati a studiare, applicare e (per quel che mi consente la mia attitudine al cialtronismo) sviluppare dinamiche di sostenibilità tra cui trovano posto la permacultura, l’agricoltura sinergica e tutti i correlati.

Non stavo pensando di fare questo da grande. Ma questo mi piace e vista la piega che stanno prendendo gli eventi nel mondo… è meglio se faccio ancora un po’ di allenamento.

Intanto, se vi interessa, scriverò appunti su ciò che faccio e studio.

19 Marzo 2009 - Scrivi un commento
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3 lettori hanno commentato questo articolo:
23/3/09 09:00, Nicola ha scritto:
Sergio - si, in effetti non credo di essere particolarmente originale... e sono sempre più felice di scoprire di non esserlo! Stiamo diventando tanti e "biodiversi"!

Santina - Gli asparagi? Complimeti... io devo ancora provarci! Mò vado a cercarmi delle "zampe"... per ora vado forte con il raccogliere quelli selvatici! ;)
22/3/09 13:33, Sergio ha scritto:
Ho letto con molto interesse e curiosità la tua storia Nicola,
è una storia simile ma non eguale a quelle di altre persone, più o meno giovani, che si sentono sempre più realizzate e serene ritornando alle "origini" a lavorare e produrre a contatto continuo con la bella, buona e sempre generosa "Madre Terra";un ritorno "maturo e consapevole" all'attività primaria per eccellenza, che da sempre è l' Agricoltura !!!
Un ritorno con uno "Spirito" nuovo che si richiama però alle antiche e immutate leggi della "Vita" e dell'"Universo"; ne ricordo una per tutte, "niente si crea, niente si distrugge, tutto si trasforma", in che cosa!? In Energia, naturalmente!!!
21/3/09 14:44, Santina ha scritto:
Wow! Salve.
Anche a me piace la campagna. Sono riuscita a fare attecchire nel mio piccolo pezzo di terra i finocchietti selvatici, la cicoria, gli asparagi e la borraggine. Piante genuine e, soprattutto, non trattate!
Le amiche dicono che sono piuttosto eccentrica, ma vedo con gioia che non sono l'unica.
Sono contenta di aver trovato questo sito e voglio fare i complimenti per gli articoli e per i consigli.
Buon lavoro!!
Santina
Caltanissetta
Arianna Editrice
Macro Credit
Mappa Mondo Nuovo
PERCHÉ QUESTA RUBRICA
La rubrica di Nicola Savio che ha scelto una via di "frugalità volontaria" trasferendosi ad abitare fuori città. Qui alterna lo studio e la sperimentazione di tecniche agrarie "naturali" e sostenibili alla realizzazione di una "Fattoria Urbana". Ospita i suoi pensieri, le sue scoperte e le sue esperienze in un percorso di ricerca, di confronto e scambio che possa arricchire chi legge e chi scrive. Una rubrica di "semi" sparsi a spaglio.
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