Indonesia, foreste in pericolo

Il governo indonesiano ha decretato che vaste zone di foreste torbiere dovranno fare posto a piantagioni di palma da olio. Lo scopo? Biocarburanti, prodotti alimentari, cosmetici e detergenti. Ovviamente le disastrose conseguenze saranno pagate dalle foreste del Borneo e, di conseguenza, da tutto il pianeta.

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di Miriam Giudici


Gli effetti dell'aumento delle piantagioni di olio di palma sono devastanti per le foreste del Borneo
È un progetto davvero devastante per l'ambiente quello che sta per attuarsi in Indonesia: il governo del grande paese dell'Estremo Oriente, infatti, ha deciso che sarà possibile abbattere le foreste torbiere (protette dal 2007) per impiantarvi colture di palma da olio.

Lo ha reso noto il governo stesso al Jakarta Post, uno dei più importanti organi di stampa indonesiani, e lo hanno riportato diverse associazioni, fra cui Salva le Foreste e Greenpeace, che è particolarmente attenta a questo tema.

Alla base della decisione dell'Indonesia, c'è la ricerca di un ritorno economico: rende molto, infatti, vendere l'olio di palma alle multinazionali che, trovandolo molto economico, lo utilizzano oramai per svariati tipi di prodotti alimentari, cosmetici e detergenti. Inoltre, l'Indonesia ha deciso di incentivare la produzione di biocarburanti.

Negli ultimi vent'anni, nella sola isola del Borneo, sono andati persi circa 10mila km quadrati di foreste per far posto alla palma da olio, e per il 2009 il governo prevede addirittura di produrre 19,7 milioni di tonnellate di olio (contro i 18,7 milioni di tonnellate del 2008).


Foreste particolarissime, quelle indonesiane: si tratta di foreste torbiere, il cui abbattimento comporterebbe il rilascio nell'atmosfera di ingenti quantità di diossido di carbonio, responsabile dell'effetto serra. Un ettaro di foresta torbiera, infatti, conterrebbe fra le 3.500 e le 4.000 tonnellate di CO2 (fonte: Jakarta Post), e ne emetterebbe una quantità ancora maggiore, se bruciato.

Un rapporto della Banca Mondiale del 2007 rivela che proprio l'Indonesia è uno dei Paesi che produce più gas serra al mondo, insieme a Cina e Usa, e questo appunto come conseguenza della massiccia distruzione delle foreste di torba.

Ingenti, naturalmente, anche i danni che riporterà l'ecosistema: se sparisce una foresta, spariscono anche gli animali e le popolazioni che la abitano.

In generale, poi, preoccupa la tendenza, espressa dal governo indonesiano, a puntare sui biocarburanti: la compagnia petrolifera statale, la Pertamina, ha deciso di incrementare la percentuale di olio di palma con cui è miscelato il suo petrolio, mentre l'esecutivo ha promesso sussidi alla produzione di biocarburanti, se il loro prezzo dovesse superare quello del petrolio.


Una piantagione di olio di palma, sorta al posto di una foresta primaria
Ma nel mondo sono sempre di più gli studi che smorzano gli entusiasmi su questa fonte di energia alternativa, che pare non essere poi tanto pulita, e che comporta costi ambientali e sociali ormai conclamati, consistenti – sintetizzando al massimo – nella distruzione di ecosistemi importantissimi, in un altissimo consumo di energia e nella sottrazione di spazio alle colture alimentari, con conseguente aumento del prezzo del cibo (Vedi precedente articolo di Terranauta).

Se il petrolio è in esaurimento, quindi, a quanto pare non sarà possibile sostituirlo con i biocarburanti: la loro produzione richiede una quantità di terreno, acqua ed energia che si sta rivelando insostenibile.

In soldoni: produrre un litro di biocarburante costerebbe più energia di quanto quello stesso litro di biocarburante sarebbe in grado di generare. Un bilancio negativo confermato ormai da diverse ricerche, che il governo indonesiano sembra ignorare in nome di un immediato ritorno economico.

26 Febbraio 2009 - Scrivi un commento
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