Con qualche bistecca in meno si risparmiano miliardi e si salva il pianeta
Consumando meno carne potremmo risparmiare 20 miliardi di dollari entro il 2050. Entro questa data, secondo un recente studio della Netherlands Environmental Assesment Agency, dovremmo spendere 40 miliardi di dollari per ridurre di due terzi le emissioni di gas a effetto serra nel mondo. Cambiando alimentazione risparmieremmo, dunque, la metà delle spese, contribuendo, in modo notevole, alla riduzione di C02: la produzione di carne, infatti, anche se nostrana, inquina più dell’importazione di mele d’oltreoceano.
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di
Elisabeth Zoja
Una riduzione del consumo di carne comporterebbe un risparmio di 20 miliardi di dollari “In Europa un terzo di ogni animale da macello viene scartato. Questo spreco avviene perché la carne è troppo economica. Causa danni enormi sia all’ambiente che al commercio locale dei paesi in via di sviluppo. Questo non riesce a competere poiché gli scarti di carne esportati dall’Europa vengono venduti a prezzi ridicoli”, spiega
Thilo Bode, ex-direttore di Greenpeace Germania e fondatore dell’organizzazione per consumatori
foodwatch.
“Il consumo di carne è in aumento. Soprattutto in paesi che si stanno arricchendo velocemente come la Cina, le persone hanno appena iniziato a godere di questo privilegio”. Eppure Bode non sembra troppo preoccupato: “Nei paesi in via di sviluppo il consumo aumenterà, ma non per molto, presto il prezzo della carne salirà, poiché l’allevamento richiede più materie prime e più terreno dell’agricoltura”.
15 milioni di km quadrati verrebbero ‘liberati’ se consumassimo carne solo due volte a settimana.
Thilo Bode, fondatore dell’organizzazione per consumatori foodwatch.Lo studio della Netherlands Environmental Assesment Agency tiene conto del terreno in più, necessario per i prodotti che dovrebbero
sostituire la carne nella nostra alimentazione. Questo terreno però costituisce una superficie molto minore di quello ‘risparmiato’ riducendo l’allevamento: per produrre un solo chilo di
carne bovina ci vogliono 30 chili di foraggio fresco e 15 chili di cereali.
Questi 15 chili di mais, riso, avena o altro cereale che sia, invece di venir ridotti ad un chilo di carne, potrebbero finire direttamente nei nostri piatti o meglio, a disposizione della popolazione locale.
I 30 chili di foraggio fresco invece, verrebbero sostituiti da una vegetazione varia, che contribuirebbe alla diminuzione di carbonio. Su quella superficie potrebbero crescere piante utilizzate per l’ottenimento di biocarburanti.
Secondo la Netherlands Environmental Assesment Agency, inoltre, riducendo il consumo di carne, le emissioni di gas a effetto serra diminuirebbero del 10%.
Le mucche emettono annualmente milioni di tonnellate di metanoL’allevamento di bestiame è responsabile del 18% di gas a effetto serra nel mondo (Food and Agricultural Organization dell’ONU). Una delle principali fonti di emissione è rappresentata dagli animali: le mucche, ad esempio, emettono annualmente milioni di tonnellate di metano, un
gas a effetto serra venti volte più dannoso della CO2 (secondo la rivista specialistica Climatic Change).
Così carne e latticini - anche se nostrani - inquinano più delle mele d’oltreoceano. “L’idea di proteggere al meglio il clima comprando dei prodotti regionali, è spesso un’illusione”, spiega Thilo Bode. La sua organizzazione foodwatch ha presentato uno studio secondo il quale l’agricoltura - utilizzata in buona parte per nutrire animali da allevamento - è responsabile della stessa quantità di emissioni delle quali è responsabile il traffico stradale. In Germania si tratta di 133 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
I medici sconsigliano un consumo di carne giornalieroMangiando carne “solo” due volte a settimana - precisamente 70 grammi di carne bovina e 325 grammi di pollo a testa - potremmo
stabilizzare i valori di CO2 a 450 parti per milione. Questa stabilizzazione è necessaria per impedire l’innalzamento degli oceani e pericolose inondazioni (Raymond Desjardins del Agriculture and Agri-Food, Canada). Se non cambiamo le nostre abitudini alimentari sarà necessario ridurre ‘artificialmente’ le emissioni dei gas serra. Questo taglio di due terzi entro il
2050 costerà
40 miliardi di dollari in macchine e apparecchiature speciali: il doppio di quel che costerebbe se mangiassimo meno carne. Sembra una scelta ovvia. Ma lo sarà?
25 Febbraio 2009 -
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2 lettori hanno commentato questo articolo:
E' tutto un magna magna per il PIL