Greenpeace

L'Europa parla di clima ma non ci mette un euro

Greenpeace accoglie positivamente la proposta della Commissione Europea per nuove misure di riduzione dei gas serra e per fornire appoggio finanziario necessario ad affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo.

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L’organizzazione ambientalista, oltre ad accogliere la proposta della Commissione Europea, critica la decisione, presa all’ultimo minuto, di rimuovere qualsiasi indicazione specifica per il sostegno economico che l’Europa è pronta a offrire, una decisione che indebolisce la posizione europea all’interno delle negoziazioni internazionali che procederanno per tutto il 2009.

“La proposta della Commissione è lodevole, ma non ha il coraggio nel sostenere le buone intenzioni con le cifre economiche necessarie a prevenire impatti climatici catastrofici.- Spiega Francesco Tedesco, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.- Spetta ora ai Ministri europei dell’Ambiente e delle Finanze di implementare la proposta con un impegno finanziario adeguato”.

La Commissione Europea esorta tutti i Paesiindustrializzati a fornire supporto finanziario per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, della protezione delle foreste e a misure di adattamento nei Paesi in via di sviluppo. Tali risorse verranno raccolte dalla tassazione delle emissioni di gas serra nei Paesi industrializzati.

Greenpeace crede che tali risorse dovrebbero ammontare almeno a 110 miliardi di euro l’anno, da qui al 2020, di cui 25 miliardi dovrebbero essere a carico dell’Unione europea. Il sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo dovrebbe essere così suddiviso:

- 40 miliardi di euro/anno per lo sviluppo di fonti rinnovabili;

- 30 miliardi di euro/anno per ridurre la deforestazione e i suoi effetti sulle comunità locali;

- 40 miliardi di euro/anno per misure di adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici.

“I periodi di recessione vanno e vengono, ma il clima è in caduta libera e non possiamo permetterci di aprire il paracadute troppo tardi. -Ammonisce Francesco Tedesco.- Se le nazioni industrializzate falliranno nell’aiutare i Paesi in via di sviluppo, gli effetti sociali ed economici dei cambiamenti climatici saranno irreversibili in tutto il mondo. Alluvioni, ondate di calore ed eventi climatici estremi sono già oggi minacce concrete per i cittadini europei”.

Greenpeace chiede anche all’Unione europea di incrementare il proprio obiettivo unilaterale di riduzione delle emissioni entro il 2020, portandolo al 30%. L’attuale impegno di riduzione del 20% non è sufficiente a mantenere il riscaldamento globale del Pianeta sotto il limite precauzionale di +2°C. In sede internazionale l’Europa dovrebbe invece sostenere un obiettivo di riduzione del 40% al 2020 da parte dei Paesi industrializzati, e del 10% da parte delle economie in via di sviluppo.

27 Gennaio 2009 - Scrivi un commento
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