Medio Oriente

I diritti dei minori violati in Afghanistan

In Afghanistan, dopo oltre un quarto di secolo di conflitti ininterrotti, i bambini continuano ad essere le vittime designate di una guerra che non accenna a placarsi. Facciamo il quadro di una situazione che purtroppo, al momento, non sembra avere una risoluzione prossima.

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di Claudia Pecoraro


Un recente rapporto dell’ONU (dicembre 2008) ha puntato il dito contro la violazione dei diritti dei minori che viene perpetrata da anni nel territorio afgano.

Se da una parte, la conferma da parte del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon che sarebbero i bambini le vittime più indifese del panorama nazionale afgano, non suona – purtroppo – più come una novità, dall’altra parte sono le ammissioni che seguono a sconcertare.

Colpisce infatti l’ammissione ufficiale del fatto che i diritti dei minori sarebbero violati non solo dai Talebani e dagli altri gruppi ribelli, ma anche dalle leggi imposte dallo stesso governo di Kabul e dal nuovo esercito afgano, addestrato dalle forze militari occidentali. In alcuni casi, dato ben più grave, sarebbero state le truppe statunitensi e quelle degli eserciti occidentali intervenuti per “portare la pace” a violare i diritti dei più piccoli.

In un passaggio del comunicato del segretario Onu si precisa che la difficoltà nel reperire informazioni induce a ritenere la situazione dei minori in Afghanistan certamente peggiore.

La commissione che si è occupata di redigere il rapporto ha peraltro portato alla luce numerosi casi di minori fra i 15 e i 16 anni, usati dai Talebani per commettere attentati suicidi, per lo più diretti contro civili.

Tornando ancora alle violazioni perpetrate dagli eserciti “umanitari”, risulta che circa cinquecento minori (i dati risalgono al luglio 2008) sarebbero detenuti dai soldati americani sia in Afghanistan che in Iraq. Questi adolescenti sono “tenuti in custodia” e a volte considerati come “nemici combattenti”, senza che venga attuata una politica per proteggere i loro diritti in quanto minori.


Il comportamento dell’esercito statunitense violerebbe le norme contenute nel “Protocollo sulla protezione dei Bambini nei Conflitti” ratificato nel 2002 e universalmente accettato dalle norme internazionali. La Commissione sui diritti dei bambini (Committee of the Rights of the Child) con questo Protocollo, infatti, invita i paesi a proteggere i bambini sotto i 18 anni dal reclutamento militare e a garantire loro la protezione da qualsiasi forma di militarizzazione, non con forme di prigionia.

Naturalmente vanno considerati anche i tantissimi casi di abusi sessuali sui minori: un fenomeno sempre più diffuso in un Paese che non riesce a uscire dalla miseria e dalla guerra. E anche in questo caso, la situazione si può difficilmente tenere sotto controllo, date le pochissime denunce delle giovani vittime per paura di finire in carcere o di essere picchiati o uccisi dai genitori.

Per citare qualche cifra, solo negli ultimi dieci anni i bambini uccisi ammontano a 2 milioni, quelli mutilati ad oltre 4, ma anche in questo caso non ci si può fermare all’aspetto più immediato, in quanto va considerata l’onda lunga di distruzione che un conflitto si lascia alle spalle. Tra le vittime non dirette della guerra, ma che si potrebbero definire “collaterali”, ammontano a più di un milione i bambini rimasti orfani o separati dai genitori, mentre sono ben 12 milioni i senza tetto.

Ai bambini che muoiono per i combattimenti vanno aggiunti molti altri che perdono la vita per malattie e malnutrizione, effetto delle condizioni disastrose provocate dalla guerra.


La guerra viola tutti i diritti dell’infanzia: diritto alla vita, alla salute, alla nutrizione, all’istruzione e alla protezione, a vivere in famiglia e nella propria comunità, a crescere sani e a sviluppare la propria personalità.

Il documento ONU chiede all’esecutivo afgano e alla coalizione internazionale presente nel Paese che nelle norme di condotta vengano incluse “misure speciali per la protezione dei minori, che garantiscano l’applicazione dei loro diritti”. È un passo importante, ma siamo sicuri che non basterà a risolvere una situazione che sembra sempre più generare indifferenza e leggerezza.

22 Gennaio 2009 - Scrivi un commento
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Un lettore ha commentato questo articolo:
23/1/10 10:10, giulia ha scritto:
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