Gli scienziati chiedono ai politici di dialogare in materia di energia

Numerosi scienziati italiani, riuniti in un comitato, lanciano l’allarme e chiedono udienza al Governo. La loro è una richiesta semplice: bisogna affrontare con serietà le problematiche in campo energetico. Non si possono fare passi indietro nel cammino verso la soluzione della crisi energetica e, soprattutto, verso la riduzione della nostra impronta ecologica sul pianeta.

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di Virginia Greco


Se Maometto non va alla montagna, tocca alla montagna andare da Maometto, sempre che Maometto abbia voglia di riceverla. Il problema energetico è al centro di mille dibattiti, eppure i governi italiani delle ultime legislature continuano a svicolare e non elaborare un piano politico chiaro e approfondito basato su un largo consenso. Stavolta a muoversi, alzandosi dalle cattedre, sono stati docenti e ricercatori di autorevoli Università ed Enti di Ricerca scientifici: si sono costituiti in un comitato per esercitare pressione sulle personalità politiche, affinché esse affrontino la questione con serietà, e per proporsi come consulenti tecnici.

L’iniziativa è partita con una lettera rivolta a tutte le parti politiche, inviata prima delle ultime elezioni nazionali, ed è proseguita poi con un richiamo al presidente e ai ministri del nuovo governo eletto. Il 13 gennaio scorso il comitato, presieduto da Vincenzo Balzani docente di chimica all’Università di Bologna, ha rivolto un nuovo appello al presidente Berlusconi, sottolineando in questo caso alcune azioni compiute dal Governo in materia energetica, giudicate negative e controproducenti alla soluzione del problema.

“Purtroppo il Governo da Lei presieduto,” – si legge nella lettera aperta al Presidente del Consiglio – “con il decreto legge 133/08, ha annullato l’obbligo di allegare agli atti di compravendita degli immobili le certificazioni di efficienza energetica e, più recentemente, col decreto 185/08, ha abolito l’incentivo fiscale del 55% per le opere volte all’efficienza energetica. Tutto ciò in contraddizione con il programma elettorale del suo partito che al punto 8, comma 6, prevedeva ‘incentivi all’uso efficiente dell’energia per ridurre i costi delle famiglie e delle imprese’ ”.

Gli scienziati promotori di questo appello (tutte le lettere sono consultabili sul sito) si dichiaravano molto preoccupati per le modifiche legislative introdotte dal governo presente affermando: “esse non possono far altro che dissuadere i cittadini dall’agire concretamente contro gli sprechi e a favore dell’efficienza energetica. Ciò sia per cause economiche (vedi l’eliminazione degli incentivi statali), sia perché di fronte ad un Governo che fa dietro front risulta facile pensare che forse la crisi energetica ed ecologica non siano di portata poi così grande. Una ricaduta negativa tali decreti li avranno anche sulle aziende del settore edile ed energetico che, con fatica, stavano cercando di svilupparsi contando sul nuovo trend innescato dalla detrazione del 55% e dal Conto Energia”.

Fortunatamente una settimana fa circa il governo si è reso conto del grave errore a cui stava andando incontro ed è corso ai ripari ripristinando, anche se con qualche modifica, il provvedimento che in questi anni aveva mostrato una grande utilità. È stato così approvato il testo per la conversione in legge del Dl 185/2008 contenente le disposizioni sulle detrazioni del 55% per gli interventi di efficienza energetica.

Ma non finisce qui, perché se da un lato le detrazioni del 55% sono state reintegrate dall’altro lato continuano a sussistere difficoltà gestionali per il problema energetico.


“Un’importante lezione su come debba essere affrontato la questione energetica ci viene in questi giorni dagli USA”, sottolineano docenti e ricercatori. Negli ultimi 20 anni i governi statunitensi hanno riservato uno scarsissimo interesse allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili, cosicché la dipendenza dai combustibili fossili ha registrato un aumento decisivo, arrivando a condizionare fortemente la politica estera: le due guerre nel Golfo ne sono le conseguenze più lampanti. Il neo eletto presidente, Barack Obama, ha voluto invece dare un taglio netto con il passato. Egli ha infatti affidato il ministero dell’energia a Steven Chu, scienziato premio Nobel, il quale lavora nel campo dell’efficienza energetica, dell’energia solare e dei biocarburanti. Tramite questo atto Obama ha dimostrato di aver compreso quale sia la strada migliore per affrontare una tematica così complessa e delicata.

Anche in Italia occorre, prima di tutto, che si elabori una politica energetica chiara e articolata, forte del consenso di destra e sinistra in modo che essa possa essere perseguita sul lungo periodo prescindendo dall’avvicendarsi dei Governi e dagli eventuali cambi di maggioranza. In secondo luogo, “per prendere decisioni sagge su un problema così complesso come quello dell’energia è necessario perlomeno consultare gli scienziati che, in virtù della conoscenza acquisita con i loro studi, la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale e i contatti che hanno con gli ambienti scientifici di altri paesi, hanno un quadro realistico della situazione attuale e di quella che può essere la sua soluzione nei prossimi decenni”.

Il comitato Energia Per Il Futuro propone al Governo la costituzione di un tavolo permanente di consultazione o una task force per affrontare il problema energetico, in modo che politici e scienziati possano incontrarsi e discutere approfonditamente la questione e le soluzioni praticabili.

Nei precedenti appelli era stata anche presa una posizione a favore dell’impiego massiccio delle fonti rinnovabili (in primis il Sole, “che durerà 4 miliardi di anni e che invia ovunque sulla Terra un’immensa quantità di energia, 10.000 volte quella che l’umanità intera consuma) e contro, invece, l’impiego del nucleare.

Il ricorso a tale fonte, infatti, viene giudicato inopportuno per svariate ragioni, tra cui: necessità di enormi finanziamenti pubblici, difficoltà ad individuare depositi sicuri per le scorie, esposizione ad atti di terrorismo, aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsità di combustibili nucleari.


La costituzione di un movimento di studiosi ed esperti rappresenta un forte segno di vitalità del nostro paese. Esso da un lato ci consola dimostrando che l’opinione pubblica non è del tutto obnubilata e messa a tacere dalla propaganda politica e dagli spettacoli grotteschi della tv, dall’altro però sconcerta perché dimostra ancora una volta quanto miopi e, nel migliore dei casi, goffi siano i politici italiani di oggi.

Maometto riceverà la montagna? La ascolterà, lavorerà a braccetto con essa? Senza dubbio sarebbe una delle mosse più sagge e lungimiranti degli ultimi tempi. Ma la classe politica italiana di rado si mostra lungimirante e, ancora meno, saggia.

21 Gennaio 2009 - Scrivi un commento
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