Eolico di piccola taglia, anche l'Italia dà il via

Anche in Italia prende piede l’eolico di piccola taglia. Grazie alla delibera ARG/elt 1/09 verranno sostenute le costruzioni di piccoli impianti eolici attraverso “tariffe a prezzi fissi incentivanti” e certificati verdi. Produrre energia senza devastare il territorio e con pochi sprechi economici comincia a diventare un miraggio possibile.

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di Andrea Boretti


L’Italia, pur nel cronico ritardo che da sempre la contraddistingue, muove un altro passo nel campo delle politiche d’incentivazione delle energie rinnovabili e dell’eolico in particolare.

Dopo Danimarca, Germania e Spagna, infatti, anche il nostro paese grazie alla delibera ARG/elt 1/09 dell’Autorità per il gas e l’energia elettrica (AEEG) completa il quadro legislativo iniziato sotto il governo Prodi con la finanziaria 2008 per agevolare la diffusione e la produzione di energia da fonti rinnovabili per impianti di piccola taglia.

La delibera, in breve, stabilisce l’introduzione di un “prezzo fisso incentivante” per l’inserimento nelle rete elettrica di energia prodotta da impianti eolici fino a 200kW o da impianti alimentati con energie rinnovabili (tranne il sole) fino a 1MW. Il decreto parallelamente alla tariffa incentivante include inoltre una serie di certificati verdi e un gestore unico nazionale, il Gestore dei Servizi Elettrici (GSE), a cui i produttori dovranno rivolgersi per richiedere l’accesso nella rete elettrica e il rilascio dei certificati. Il fotovoltaico, escluso dall’intervento, potrà continuare comunque ad appoggiarsi al sistema del “conto energia”.

La nascita dell’eolico di piccola taglia è sicuramente la nota più lieta di tutta la delibera. Da sempre infatti, tra le energie rinnovabili è sicuramente quella più discussa soprattutto in termini di rapporto costi-benefici e di impatto ambientale. La costruzione di un parco eolico richiede quasi 3 anni e circa 800000 euro ad aerogeneratore; costi ingenti nei quali si può rientrare solo in terreni con condizioni di vento particolari che spesso si trovano in alto mare o in montagna oltre i 1000m. Escludendo almeno per il momento la costruzione di parchi eolici marini rimangono le zone montane sulle quali però le dimensioni delle turbine eoliche (fino a 50m di altezza per un diametro delle pale pari a 20-25m) rischiano di impattare e deturpare in maniera devastante il paesaggio.


Due anni fa Lorenzo Frassy dell’ARPA, relativamente alla Valle d’Aosta, dichiarava: "la ventosità media annua non è sufficiente a giustificare l’installazione di parchi eolici, le cui caratteristiche, alla luce dei venti troppo deboli, sarebbero fortemente impattanti sull’ambiente, deturpato da generatori eolici e pale troppo voluminosi. Bisogna sfruttare ogni energia rinnovabile, adattandola al contesto. Le fonti alternative vanno considerate nella loro globalità in un’ottica di risparmio energetico. In montagna dove le condizioni di ventosità sono adeguate è possibile l’installazione di impianti micro-eolici, rispettando il tessuto paesistico".(Fonte Ansa, 23-01-2007)

Il paese dagli spazi limitati da sempre in preda ad una febbre edificatrice inspiegabile con l’inceneritore più grande d’Europa (Brescia), la discarica più grande d’Europa (Malagrotta) e l’ipotetico ponte più grande d’Europa sullo stretto di Messina, sembra aprirsi ad una nuova mentalità che non bada all’abbondanza e all’apparenza ma alla qualità.

21 Gennaio 2009 - Scrivi un commento
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