Consumo Etico

Tutti i danni del cenone

Le feste natalizie volgono al termine e si fanno i primi bilanci. Se c'è stata una flessione nel numero di regali e nella lunghezza delle vacanze, per cene e cenoni gli italiani hanno continuato a spendere milioni di euro. Senza preoccuparsi, ancora una volta, dei danni procurati al pianeta, della sofferenza inflitta agli animali, dei disastri causati alle economie dei paesi poveri.

CONDIVIDI: Condividi su Facebook Condividi su Ok Notizie Condividi su Fai Informazione Condividi su del.icio.us Condividi su Twitter Condividi su Digg Condividi su Technorati Condividi su Google

di Giovanna Di Stefano


A Natale c'è un aumento enorme dei consumi di insaccati
La crisi economica che stiamo attraversando non ha mancato di manifestarsi come prevedibile con una forte flessione dei consumi in occasione delle feste natalizie, che a quanto pare non hanno portato sotto gli alberi addobbati delle case degli italiani tanti regali quanti probabilmente ci si aspettava. A qualche giorno dalla ‘chiusura’ ufficiale, con l’Epifania, di tutte le ricorrenze natalizie il bilancio parla chiaro: un calo del 20% dei consumi per una spesa di ‘soli’ 6 miliardi, 2 in meno rispetto all'anno scorso (dati Coldiretti).

Il clima di recessione pare invece non abbia scalfito minimamente i menù dei cenoni di Natale e Capodanno, non smentendo il proverbiale attaccamento degli italiani alla tavola. Ben 3 miliardi spesi per pranzi e cene, di cui: 1,1 miliardi di euro in carni e pesce, 600 milioni per primi piatti e per il pane, 450 milioni per dolci, 400 milioni in vini e spumanti, 300 milioni di formaggi e salumi e 180 milioni per frutta fresca o secca (dati Confererazione Italiana Agricoltori).

A vederlo così sembra, ai più, un mero elenco di cibi, più o meno buoni, più o meno pregiati o costosi. Ciò che per alcuni è evidente, ma che per la maggior parte dei consumatori invece non lo è ancora, è la vera essenza dei prodotti elencati. Alcuni di essi sono, o meglio erano, prima di tutto degli animali, ossia degli esseri senzienti in grado di provare emozioni, paura, dolore, contentezza.


Un bancone del supermercato che espone 'carne'
‘Erano’ perché sono stati brutalmente ammazzati per poi essere confezionati in ‘comode’ porzioni da poter prelevare dal bancone del supermercato, senza sporcarsi troppo le mani... Un muro decisamente difficile da abbattere per poter approdare ad un consumo alimentare veramente etico è costituito proprio da questa mancata presa di coscienza di ciò che significa e rappresenta l’atto di ingerire carne. “Mangiare carne, citando Marguerite Yourcenar, significa ”digerire le agonie di altri esseri viventi”.

Quella che noi chiamiamo eufemisticamente carne o pesce altro non è che un pezzo di cadavere di animale: di un vitellino, di un agnello odi un gallina, i quali a vederli dal vivo ci avrebbero ispirato di certo tenerezza, desiderio di avvicinarli e di carezzarli proprio come facciamo con il nostro cane o gatto di casa. Gli animali cosiddetti ‘da allevamento’ non differiscono affatto in quanto a sensibilità - sia fisica che psicologica – da quelli da affezione; eppure la nostra società ha decretato che alcuni animali possono essere equiparati ad oggetti e utilizzati senza alcuna remora etica ai fini del consumo alimentare.


Una 'fettina'
Allo stato attuale il gusto del nostro palato è la sola vera ‘motivazione’ in nome della quale si compiono, tragicamente ogni giorno, tra le mura di orrendi allevamenti e mattatoi tenuti ben nascosti dagli occhi dei consumatori, veri e propri crimini nei confronti di animali inermi; oggetto di privazioni durante i trasporti, sevizie e tortura (amputazioni senza anestesia, scosse elettriche, bastonate) martoriati nel corpo e impazziti nella mente approdano sempre nello stesso luogo: il mattatoio, dove una morte cruenta li aspetta. Decidere della superiorità del cane rispetto al maiale, del gatto rispetto al tacchino è un atto di arroganza e di ignoranza che non tiene conto della capacità di soffrire degli animali ‘da allevamento’ né tantomeno del fatto che astenersi dal mangiar carne è non solo possibile ma senz’altro auspicabile anche a un punto di vista salutistico.

Natale, festa gioiosa che celebra la vita, è di fatto una festa macchiata del sangue di milioni di animali, uccisi e maltrattati in questo frangente in maniera ancora più cruenta (per ridurre i tempi della catena di montaggio) e in numero assai più elevato. Sulla tavola apparecchiata a festa e con i commensali sorridenti viene imbandita la sofferenza e la morte di innocenti. Una festa come il


Il marketing della carne ha sempre cercato di fuorviare il consumatore rappresentando gli animali da macello felici e sorridenti
Natale merita di essere celebrata in ben altro modo: in modo consapevole, per esempio, affinché il brindisi di pochi non diventi la rovina di molti. Gli animali, in ogni caso, non sono le uniche vittime del consumo smodato di carne del mondo occidentale. Prima di tutto c’è l’ambiente, depauperato dal fortissimo impatto di allevamenti intensivi. Infatti, per la produzione di carne entrano in gioco moltissime risorse: il suolo e l’acqua principalmente. Una buona parte di terreno coltivabile è occupato da pascoli e coltivazioni destinate all’allevamento, quindi a sfamare mucche anziché esseri umani. La Fao segnala che le terre destinate ai processi produttivi della carne sono circa il 30 % di quelle disponibili e che il 36% dei cereali prodotti al mondo serve a nutrire gli animali da carne e da latte, con differenze che vanno dal 4% in India, al 25% in Cina, al 65% negli Stati Uniti: una gran parte del terreno coltivabile viene destinato al foraggio per gli animali da carne. In Amazzonia, il Centro Internazionale di Ricerca Forestale CIFOR segnala come gli allevamenti siano tra le principali cause della deforestazione, facendo del Brasile il maggiore esportatore mondiale di carne bovina, anche verso l’Europa, che non riesce a soddisfare la domanda con sola produzione interna.

Dati che fanno riflettere. La maggior parte dei cereali coltivati dunque serve a nutrire il bestiame malgrado i circa 800 milioni di persone che soffrono fame o malnutrizione, che si aggiunge al dato che il rendimento di un terreno coltivato a cereali per alimentazione umana fornisce il quintuplo delle proteine di uno destinato a produrre granaglie per gli animali. Per il consumo di acqua i dati sono ancor più spaventosi: il World Watch Institute sottolinea che per produrre un kg di carne vengono consumati ben 108 metri cubi d’acqua.


La carne di aniamle cotta, pronta nel piatto, quindi diventata 'cibo'
Come è noto numerosi sono gli Enti e associazioni che si adoperano per un’evoluzione consumistica verso prodotti solidali, scelti cioè non solo in virtù del prezzo, della qualità e magari di una marca più o meno reclamizzata bensì in base a criteri di sostenibilità ambientale e sociale. Varie sono state quindi anche quest’anno le alternative vegetariane proposte per i cenoni delle feste, per dimostrare che è possibile banchettare senza rendersi complici di atti terribili versi gli animali.

‘Menu di Natale senza crudeltà’, ‘Per festeggiare un Natale "buono"... non uccidere animali!’, ‘Non festeggiare il Natale uccidendo animali’, ‘A natale non imbandire la tua tavola con la crudeltà e con il sangue’, ‘Sia natale anche per gli animali’: ecco alcuni degli slogan che accompagnavano queste campagne per il cenone vegetariano.

Il messaggio che emerge da slogan di questo tipo è assolutamente chiaro e coerente con quei concetti ormai comunemente condivisi dall’opinione pubblica: l’essere contro la violenza e i soprusi verso i più deboli. Al giorno d’oggi il principio che il più forte abbia il diritto di opprimere chi non può difendersi, sfruttarlo e abusarne a suo piacimento non è più un concetto accettato come poteva essere per esempio cent’anni fa. Se non altro a parole quindi si può affermare che tutti si fanno promotori della cultura del rispetto e della tutela della natura, dell’ambiente e degli animali. Quando poi si tratta di dimostrare con le proprie scelte quotidiane quanto asserito però, ogni principio sembra sgretolarsi in mille pezzi, perché di fronte ad un bancone della macelleria, stracolmo di parti di animali uccisi, torturati a fatti agonizzare una vita in condizioni indescrivibili, nessuno inorridisce, nessuno si ribella.

Un attimo prima si discute di ambientalismo e di eticità con amici e colleghi, un attimo dopo si entra nel supermercato si mette la fettina di carne nel carrello. Eppure questo scollamento così palese, imbarazzante oserei dire, tra le parole e i fatti dovrà prima o poi trovare una soluzione.

5 Gennaio 2009 - Scrivi un commento
Ti � piaciuto questo articolo? Cosa aspetti, iscriviti alla nostra newsletter!

E-mail
Arianna Editrice
Macro Credit
Mappa Mondo Nuovo
PERCHÉ QUESTA RUBRICA
Un viaggio all'interno dei consumi degli italiani, per scoprire cosa si nasconde dietro le etichette e per dimostrare come sia possibile basare i propri consumi sul rispetto della vita anziché sullo sfruttamento e sulla morte.
RUBRICA A CURA DI...

Giovanna Di Stefano

Vai alla pagina personale...

PAROLE CHIAVE
LIBRI CONSIGLIATI
Il Tao della Biologia

«È l’uomo che deriva dalla scimmia o la scimmia che deriva dall’uomo?» Il...
Continua...
La Biologia delle Credenze - Nuova Edizione 2007

Vincitore del Premio Best Science Book, Best Books 2006, Awards Bruce Lipton dimostra che ciò in cui...
Continua...
Diventa Vegan in 10 Mosse

Vegan è chi sceglie di escludere completamente dalla propria alimentazione, dall'abbigliamento e dalla cura...
Continua...
Cosa Mangia il Pollo che Mangi

Che cosa ha mangiato il pollo che stiamoper gustare in punta di forchetta?Come sono stati coltivati i fagioli...
Continua...
Senza Latte e Senza Uova

Uova, latte e derivati: un gruppo di alimenti che compaiono, a volte in abbondanza e troppo spesso, in...
Continua...
ULTIMI ARTICOLI PUBBLICATI
ARTICOLI CORRELATI
ULTIMI COMMENTI
gian_paolo ha commentato l'articolo Nucleare e salute, un'altra ragione per dire no
carlo ha commentato l'articolo Quel che resta del Polo
linda maggiori ha commentato l'articolo Latte materno, diossine e Pcb
Simone ha commentato l'articolo Prahlad Jani, l'asceta che si autoalimenta da 74 anni
grazia ha commentato l'articolo Orti urbani: sostenibilità e socialità