ENERGIE

Energaia: a Montpellier vanno in scena le energie rinnovabili

Energaia. È stata chiamata così la seconda edizione del Salone Internazionale di Energie Rinnovabili che si è estesa dal 10 al 12 dicembre a Montpellier. Decine di esperti sono venuti da tutta l’Europa per partecipare a quest’insieme di mostre e conferenze. Ecco un riassunto delle uniche due conferenze internazionali aperte al pubblico.

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di Elisabeth Zoja


Il cartellone della prima edizione di Energaia
Il primo intervento è di un italiano: strano poiché l’Italia non è esattamente all’avanguardia per quel che riguarda energie rinnovabili. Eppure è Lorenzo Lo Cascio, il “project manager” della META Group Italia, a dirigere la conferenza. Il suo progetto fa parte del programma dell’IEE (Intelligent Energy Europe), promosso dalla Commissione Europea. Da poco più di un anno - e per un anno ancora - varie banche, ong ed enti pubblici si sono riuniti per finaziare tecnologie per energie rinnovabili (RET).

Di quale energia rinnovabile si tratta? Lo Cascio immagina soprattutto lo sfruttamento di energia solare attraverso pannelli solari, ma “tutto dipende dalla domanda e dai prestiti delle banche”. Il gruppo META ha quindi condotto una ricerca in 21 paesi europei, cercando di capire che tipo di prestiti e investimenti conviene fare.

I risultati trovano consenso tra tutti i conferenzieri: gli investimenti più fruttiferi sono quelli finanziati sia da enti pubblici che da privati. Le banche concedono dei “green fund gains”, ovvero dei prestiti con interessi bassi, ai produttori di RET. Lo stato invece fa la sua parte esentando da tassazione questi prestiti, che però non devono superare i 47.000 euro.

Questo sistema è tuttora in atto nei Paesi Bassi; anche in Spagna e in Svizzera sono in vigore sistemi simili. Sembra proprio una cosiddetta “win-win situation”: tutti ne escono vincitori e soddisfatti.


Logo Energaia2008 inglese
Purtroppo non tutti gli stati funzionano bene come i Paesi Bassi, e non tutte le banche sono pronte a investire in un mercato così nuovo. Secondo il project manager di FinaRET (progetto attuale di META) “l’offerta c’è, quel che manca è la domanda, la volontà di investire.”

La loro ricerca mostra che in alcuni paesi, come Grecia e Italia, per tradizioni culturali chiedere un prestito viene ancora percepito come una specie di peccato. Inoltre, né le banche né i cittadini si fidano molto delle RET: si tratterebbe di prodotti raffinati di cui capiscono difficilmente il funzionamento.

Per questo secondo Lorenzo Lo Cascio ci vorrebbero delle garanzie che coprano sia i costi del prodotto, che quelli della sua applicazione e manutenzione. I produttori di RET sono pronti a concedere delle garanzie?

Alcune garanzie sì, ma non quelle richieste: il produttore di pannelli solari Solarcentury, ad esempio, garantisce che montando dei pannelli nella propria casa le bollette di riscaldamento ed elettricità non aumenteranno per almeno 25 anni. “Il pareggio dell’investimento si otterrà dopo circa dieci anni” spiega il capoufficio di Solarcentury, Neil Perry, “se decidete di vendere la casa dopo un anno, varrà molto di più, quindi quello dei pannelli solari non è un costo, ma un investimento”.

“La loro introduzione però dovrebbe arrivare per ultima nella successione degli investimenti” sostiene Johannes Fechner dell’iniziativa austriaca Klima:aktiv, “le RET e le EET (tecnologie per efficienza energetica) di una casa devono venir incorporate con un certo ordine: non ha senso tappezzare di pannelli solari una casa che disperde molto calore.”


La Terra e Energaia
Ci mostra quindi la lista degli investimenti, ordinati secondo priorità: come prima cosa bisogna isolare tetto, finestre e facciate, che per una casa di media grandezza, che ospita quindi una o due famiglie, ha un costo totale di circa 45.000 euro. In seguito ci sono l’isolamento del soffitto della cantina e il perfezionamento del sistema di riscaldamento, che vengono a costare rispettivamente 12.000 e 10.000 euro. “Se poi uno ha ancora soldi da spendere, può introdurre pannelli solari per “soli” 6.000 euro”, spiega Fechner.

Ma quante famiglie sono pronte a spendere 73.000 euro nella ristrutturazione della loro casa?

Si torna al problema presentato da Lorenzo Lo Cascio: “Anche se inizialmente non sarà facile da regolare, gli aiuti di enti sia pubblici che privati sono uno dei due fattori essenziali nella produzione di RET ed EET. L’altro è la consapevolezza dei cittadini per quel che riguarda problemi climatici e possibili soluzioni”.

14 Dicembre 2008 - Scrivi un commento
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