Ambientalisti: è un fallimento l'accordo raggiunto dall'UE sul pacchetto clima ed energia

A Bruxelles è stata raggiunta all’unanimità la tanto attesa “intesa” sul pacchetto clima ed energia tra i 27 paesi partecipanti. Un'intesa al ribasso che ha scatenato polemiche da parte delle associazioni ambientaliste indignate dal comportamento dei leader europei.

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di Salvina Elisa Cutuli


Al Consiglio Europeo è stato raggiunto il tanto agognato accordo sul pacchetto clima ed energia.

Il pacchetto prevede che entro il 2020 l'Ue riduca del 20% le emissioni di gas serra, aumenti del 20% l'efficienza energetica e porti al 20% il ricorso alle fonti alternative nel mix energetico. Rispetto al "pacchetto" iniziale il nuovo accordo è più flessibile, soprattutto per quanto riguarda i settori industriali.

Si tratterebbe di una notizia per cui dover brindare, vista l’importanza dell’argomento e delle scelte che sono state prese. In realtà non è così, almeno secondo le grandi associazioni ambientaliste.

“Per Climate Action Network Europe, Friends of the Earth, Greenpeace, Oxfam e WWF l’accordo sul pacchetto energia e clima raggiunto oggi dai leader europei è un fallimento. La Direttiva “Effort Sharing”, per la riduzione delle emissioni dei settori non regolamentati, è del tutto incompatibile con l’obiettivo europeo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di +2°C. Questo è un giorno buio per la politica climatica dell'Europa.

I capi di Stato e di Governo europei hanno rinnegato le loro promesse e voltato le spalle agli sforzi globali per combattere i cambiamenti climatici. I leader europei hanno assunto un impegno debole e ambiguo per la riduzione delle emissioni europee di gas serra del 30% al 2020, come era invece stato annunciato l’anno scorso. L’attuale accordo permette, infatti, che oltre il 65% delle riduzioni siano raggiungibili acquistando crediti attraverso progetti di riduzione delle emissioni al di fuori dei confini europei. Inoltre, nessuna sanzione è stata introdotta per i Paesi inadempienti – un punto essenziale per contrastare l’inattività dei Governi”. Questo è quanto si legge in un comunicato di Greenpeace.

Il WWF aggiunge tramite Mariagrazia Midulla, responsabile Clima del WWF Italia: “Al Consiglio Europeo di Bruxelles non abbiamo visto leader, ma solo dei politici europei, persi nella difesa degli interessi particolari delle proprie industrie. Così facendo hanno danneggiato in modo grave l’idea di Europa, oltre che il pacchetto Clima. Oggi i cittadini europei sono dunque alla ricerca di leader per l’Europa e per il clima, mentre i politici europei probabilmente sbandiereranno l’accordo sul pacchetto clima come un grande successo, mentre in realtà si tratta di un grosso fallimento per le ambizioni e le potenzialità europee.

In pratica l’Europa ha appena deciso di compensare circa due terzi delle proprie emissioni di gas serra, di far pagare ai consumatori i permessi per inquinare che le industrie inquinanti ottengono gratis e di non dare supporto ai Paesi poveri nella lotta al cambiamento climatico.

Il risultato di questa corsa al ribasso è che l’Europa ridurrà le proprie emissioni di gas serra molto meno del proclamato target del -20% entro il 2020. Ma l’Europa non può tornare indietro”.

Anche il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha dichiarato: “Seppure quello di oggi si profila come accordo storico, l’esito generale non è certo quello auspicato. Il pacchetto infatti, risulta debole rispetto alle direttive Ets e l’Italia come sempre ha fatto di nuovo una magra figura”.

Per concludere, si legge ancora nel comunicato di Greenpeace: “le associazioni ambientaliste riunite a Poznan chiedono che il Parlamento Europeo respinga l’accordo sulla Direttiva “Effort Sharing” con il voto della prossima settimana. I cittadini europei dovrebbero, infatti, esprimere tutta la loro indignazione e chiedere ai propri parlamentari di impedire che l’eccessivo ricorso a crediti dall’estero venga utilizzato come scappatoia alle riduzioni di gas serra in Europa. Nella Direttiva “Emission Trading” (ETS) sono state garantite ampie deroghe alle industrie manifatturiere per l’acquisto dei permessi di emissione, in assenza dell’evidenza che tali costi possono impattare sulla competitività dei settori interessati.

Tutte le associazioni ambientaliste chiedono insieme che l’allocazione dei permessi avvenga tramite asta per i settori industriali regolamentati dalla Direttiva ETS. Le industrie devono pagare se non riducono le proprie emissioni, e le risorse raccolte devono essere utilizzate per finanziare progetti di mitigazione dei cambiamenti climatici in Europa e in Paesi in via di sviluppo.

Angela Merkel, Silvio Berlusconi, Donald Tusk e Nicolas Sarkozy devono vergognarsi. Hanno scelto di difendere gli interessi privati dell'industria inquinante, non rispettando la volontà dei cittadini europei, il futuro dei loro figli e la condizione di milioni di persone nel mondo. Il Parlamento può e deve modificare le parti peggiori dell'accordo di oggi."

11 Dicembre 2008 - Scrivi un commento
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