Introduzione alla permacultura

Come promesso qualche settima fa, vi proponiamo un articolo introduttivo alla permacultura grazie all’intervista realizzata con Maria Luisa Bisognin che pratica ed insegna questa disciplina. Il suo obiettivo? Ottenere un’interazione consapevole ed efficiente fra l’essere umano e l’ambiente applicabile in qualunque contesto, dai grandi appezzamenti di terra, fino al piccolo balcone di casa propria.

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di Daniel Tarozzi


Schema di un progetto di pemacultura e copertina di Introduzione alla permacultura di Bill Mollison
Qualche settimana fa, durante il week end introduttivo svoltosi ad “Alcatraz” sul movimento della transizione in Italia, abbiamo assistito all’intervento tenuto da Marilia Zappalà e Maria Luisa Bisognin che ci hanno introdotto al mondo della permacultura. Abbiamo quindi contattato Maria Luisa chiedendole di rilasciarci un’intervista attraverso la quale spiegare come nasce, ma sopratutto a che cosa serve e che cos’è la permacultura.

Maria Luisa (per gli amici Marilù), oltre ad essere segretaria uscente dell’Accademia Italiana di Permacultura, è architetto e urbanista e svolge la professione con criteri etici e di sostenibilità ambientale. Si occupa inoltre di costruzioni di manufatti in fibra vegetale e di progettazione di ecovillaggi ed ha contribuito all’avviamento della Scuola di pratiche sostenibili del Parco Agricolo Sud a Milano, dove insegna il modulo di autocostruzione con materiali poveri.

Non si limita quindi a parlare di permacultura. La pratica in prima persona e la insegna. Per questo, insieme all’Associazione Basilico (www.associazionebasilico.it), progetta eco villaggi.

Ma partiamo dall’inizio.

Oggi si sente spesso parlare di permacultura, ma in molti non sanno cosa sia. Che cos’è, quindi, la permacultura? E cosa significa letteralmente?

"La permacultura è un processo integrato di progettazione per la creazione e la conservazione consapevole ed etica di ecosistemi produttivi che abbiano la diversità, la stabilità e la flessibilità degli ecosistemi naturali. È la progettazione di una interazione consapevole ed efficiente fra l'uomo e l'ambiente.

La permacultura è essenzialmente pratica e si può applicare a un balcone, a un piccolo orto, a un grande appezzamento o a zone naturali, così come ad abitazioni isolate, villaggi rurali e insediamenti urbani. Allo stesso modo si applica a strategie economiche e alle strutture sociali.

La parola permacultura è un neologismo che fonde le parole e i concetti di cultura e agricoltura permanente, in quanto una società non può sopravvivere a lungo senza la base di una agricoltura sostenibile e una gestione etica della terra.


Processo progettuale che si usa in permacultura

La progettazione in permacultura deriva dall’imitazione, e quindi l’osservazione, di come un ecosistema mantiene la propria stabilità, come riequilibra gli scompensi, come gestisce l’energia, come conserva l’acqua, come aumenta la sua diversità per arricchirsi, come riutilizza gli scarti. Quello che lo rende stabile nel tempo non sono le diversità in quanto tali, ma le relazioni utili che si sviluppano tra gli elementi che partecipano al sistema. Quindi la progettazione in permacultura si fonda principalmente sulle relazioni degli elementi, sulle loro funzioni e sinergie, così come si pone la biologia molecolare nel suo approccio allo studio della vita".

La permacultura, quindi, è una tecnica o una filosofia?

"Né l’una né l’altra ma è un diverso approccio, un’impostazione epistemologica al sistema vita nel macro e nel micro.

È per sua natura non univoca ma adattabile a qualsiasi circostanza, contesto geografico e culturale, per quanto vi siano alcuni principi che la caratterizzano.

I principi etici

• Prendersi cura della terra

• Avere cura delle persone

• Limitare il nostro consumo alle nostre necessità per condividere in maniera equa e solidale le risorse della terra

I principi per la progettazione

• Lavora con e non contro

• Tutto influenza tutto

• Rifletti prima di agire e fai il minimo cambiamento per ottenere il massimo risultato

• Gli errori sono occasioni per imparare

• Ogni elemento in un sistema naturale svolge almeno 3 funzioni

• Ogni funzione deve essere supportata da più di un elemento

• Il tutto è più della somma delle parti

• Ogni problema contiene in sé la soluzione: trasforma i limiti in opportunità

• Favorisci la biodiversità: agisci in modo da aumentare le relazioni fra gli elementi piuttosto che il numero di elementi ed accelera i processi trasformativi.

• Minimizza l'apporto di energia esterna, progettando sistemi che sfruttano le risorse presenti in loco, ricicla e riutilizza il più possibile

• Pianifica gli sviluppi futuri

Le applicazioni e le interazioni di questi principi costituiscono la materia di studio dei corsi teorico-pratici che vengono organizzati ormai da anni in tutto il mondo e da qualche anno anche in Italia".


Logo universale della permacultura

Quando e dove nasce?

"La Permacultura è figlia del lavoro visionario compiuto da J. Russell Smith, J, Sholto Douglas, Robert Hart, e altri meno conosciuti, che due o tre generazioni fa presero coscienza dell’urgenza di trasformare le basi dell’agricoltura attraverso l’uso degli alberi e altre colture perenni.

Essi osservarono come l’aratura portava ad una progressiva devastazione del suolo e capirono che solo nell’integrazione di foresta e agricoltura si potesse mediare l’impatto dell’uomo sulla Terra e così sperare in un futuro sicuro per l’umanità.

In seguito alle rivelazioni dell’ecologista H. T. Odum sul problema dell’energia, un terzo aspetto fu aggiunto a questa sintesi vitale, come l’ha esposto acutamente David Holmgren nel suo saggio “Energia e Permacultura”.

Furono Bill Mollison e David Holmgren, Tasmania, a stabilire un approccio sistematico e pratico per implementare questo nuovo intendimento e a coniare il neologismo Permacultura che, peraltro, ha un copyright.

La permacultura pone l’accento sul ridisegno del paesaggio umano per potenziare l’indipendenza della gente, integrando ingegno locale e individuale a questo cambiamento rivoluzionario.

Anche se è stata ampiamente accettata da moltissime persone, tanto fra i popoli tradizionali come fra i postmoderni, la permacultura è stata quasi sempre ignorata da governi ed istituzioni, perché il suo messaggio essenziale è un anatema. Questa mancanza di sopporto ufficiale ha diminuito la portata e l’estensione di questa rivoluzione del rapporto tra uomo e terra.

È dunque importante, per noi che promuoviamo concetti e sistemi di permacultura, essere consapevoli che l’elaborazione del sistema progettuale permaculturale, anche se creato da Holmgren e Mollison, non è stato un fatto isolato o unico, ma è avvenuto contemporaneamente ad altri lavori paralleli in occidente. Come lo svizzero-francese Jean Pain contemporaneo di Bill Mollison, scienziato preoccupato per la devastazione della foresta mediterranea o Giovanni Houssmann che fu direttore dell’Istituto sperimentale per le colture foraggere di Lodi fino alla fine degli anni Settanta".

Che tipo di diffusione ha avuto in Italia?

"Parlerei al presente. In Italia sono stati fatti già diversi corsi base dal 2000 ad oggi, e si contano una ventina di diplomati e forse più. Si può dire tuttavia che è un piccolo grande movimento, perché al di là degli attestati conseguiti o meno molte persone la conoscono e la praticano. In particolare, gli appartenenti alla rete RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici) la praticano e la divulgano. Poi ci sono diverse realtà puntuali, soprattutto in contesti rurali ma diffusi in tutte le regioni italiane".

Cosa significa per te la permacultura?

"Personalmente è la chiave di volta del mio vissuto, quindi ha molti significati per me. Sicuramente è il sostegno e la certezza di non essere l’unica visionaria del mio mondo, che un altro modo di vivere e pensare è vero, possibile, concreto e decisamente semplice.

Significa sapermi orientare nella complessità e averne la consapevolezza, approcciare alla Vita nel modo naturale del suo sistema".

In che modo la applichi, con chi e dove?

"Essendo un diverso punto di vista di osservazione la applico a tutto, partendo da me stessa, alla mia casa, alle mie relazioni interpersonali, alla professione.


Lavatrice a pedali in uso nell'ecovillaggio Corricelli
Collaboro in rete con altri permacultori o con nuovi interessati a nuovi e vecchi progetti. Giro un po’ tutta Italia e seguo iniziative di mio interesse e/o competenza".

Qual è il rapporto tra la permacultura e le città in transizione?

"È un rapporto molto stretto. La permacultura è l’aspetto fondante delle città in transizione. Convenzionalmente si chiama permacultura urbana e offre soluzioni pratiche di grande portata sociale. Direi principalmente per quanto riguarda l’autosostentamento alimentare, la gestione dei rifiuti, l’autosufficienza energetica, dei beni di uso quotidiano, la conversione o la costruzione degli edifici, quindi l’aspetto abitativo. Inoltre, per quanto riguarda la condivisione, l’aspetto sociale e il modo di prendere le decisioni, così come le forme di scambio o l’uso di monete alternative, la gestione dei beni comuni, la comunanza e la solidarietà.

È un tema che m’interessa molto e sul quale mi piacerebbe lavorare a fondo essendo un urbanista di formazione della scuola organica e avrei già diverse idee".

E quali sono i rapporti tra permacultura e decrescita?

"Collaboriamo spesso, è stato un sodalizio naturale perché sono comuni diversi approcci. Nella concretezza sono comuni le buone pratiche quotidiane, che sono alla base della decrescita, ma principalmente ci accumuna lo sforzo di starsene fuori dal sistema globalizzato, dal mercato del profitto e dalla tecnologia distruttiva basato sulle energie fossili".

La permacultura si applica a qualunque contesto socio-politico e climatico?

"Sì. Ci sono progetti con risultati inaspettati perfino in luoghi desertici e in tutte le realtà socio-culturali. Ha una diffusione globale ma non è globalizzante, anzi è proprio il contrario. La permacultura intende anche riappropriarsi delle culture locali che vanno sparendo, delle antiche pratiche artigiane, degli antichi saperi che sono propri di quel luogo perché di quell’ambiente e di quel contesto storico.

Ci stiamo spingendo oltre i limiti fisici della Terra. “Noi abbiamo bisogno della natura ma la natura non ha bisogno di noi”, non possiamo continuare questa vita energofacica perché stiamo finendo risorse non rinnovabili.

La permacultura offre un approccio alla gestione del territorio in cui le funzioni degli animali, delle piante, delle persone e della Terra sono riconosciute e integrate per massimizzare i risultati e realizzare ambienti umani sostenibili.

Si può quindi applicare a tutte le attività umane e ha trovato finora la sua massima espressione nella realizzazione di eco-villaggi.

Trattandosi di un'integrazione di tutti i campi dell'umana conoscenza, vi può accedere chiunque: la sinergia di conoscenze ed estrazioni culturali diverse permette di costituire gruppi di lavoro molto costruttivi e ricchi di soluzioni creative applicabili nei campi più disparati".

Quali le iniziative in corso?

"Con i ragazzi e le ragazze dell’Associazione Basilico abbiamo formato un gruppo di permacultori che si sperimenta nel recupero di un borgo abbandonato in provincia di Prato. Vorremmo riuscire a completare un progetto complesso, che implica anche le relazioni ed il coinvolgimento della Pubblica Amministrazione e di altri Enti Locali, in modo da creare un modello che faccia da paradigma in un sistema fortemente burocratizzato come l’Italia. Un progetto di permacultura che vada oltre il piccolo sistema familiare o di gruppo, ma che sia in grado di interfacciarsi con le realtà ambientali, sociali, culturali e amministrative presenti sul territorio".

Per approfondire:

In italiano sono disponibili:

• Introduzione alla permacultura di B. Mollison e R.M. Slay, pubblicato da AAM Terranuova

• Permacoltura. Un’Agricoltura Perenne per gli Insediamenti Umani, traduzione del libro Permaculture One di Mollison B., Holmgren D., a cura di Giannozzo Pucci e Andreas Perschke, pubblicata nella collana “Quaderni d’Ontignano” dalla casa editrice LEF

• Introduzione alla permacoltura, di Marco Spinosa, Macroedizioni

• sono in corso di traduzione altri 2 libri in italiano uno di Holmgren per Macroedizioni e uno a cura AAM Terranuova

Il nostro sito è in procinto di essere completamente rifatto ma manterrà lo stesso link www.permacultura.it

In spagnolo sono disponibili alcuni volumi presso il sito dell'Accademia Spagnola al quale si possono richiedere:

• Los bosques en permacultura B. Mollison

• El agua en permacultura B.Mollison

• Aldeas en permacultura B.Mollison

• Permacultura en zonas aridas B. Mollison

• Lo mejor de cuadernos de permacultura PC Montsant

• Aplicaciones de las energias renovables J. Domingo

• Temas clave sobre sostenibilidad Andy Langford

• La revolucion de una brizna de pajam M. Fukuoka

• Apor qu ƒ ecoaldeas? PC Montsant

• Lets, redes de ayuda mutua y treque local. El futuro en nuestra manos P. Subirana

• Alternativas al inodoro hidraulico PC Montsant

• Manual de aprendizaje en la accion Andy Langford

Esistono infine moltissime pubblicazioni in lingua inglese, reperibili presso il sito: www.permaculture.co.uk

24 Novembre 2008 - Scrivi un commento
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2 lettori hanno commentato questo articolo:
5/10/09 08:51, per Giuseppe ha scritto:
puoi fare riferimento all'accademia di permacultura...
www.permacultura.it
Ciao
M.
5/10/09 06:18, Giuseppe ha scritto:
Salve, io sto finendo di leggere questo interessantissimo libro, e ne ho ordinato un'altro della stessa materia ma non mi basta, è una cosa che ho scoperto da poco e mi appassiona moltissimo, vorrei dedicare a questa nuova materia tutto il mio tempo, ma purtroppo non ho terreni dove applicarla, ci sono dei corsi che contano poi come progettista di permacoltura?
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