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Energy Outlook: predica la rivoluzione ma non la fa!

Il WWF accoglie favorevolmente l’appello dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) per una “rivoluzione energetica”, lanciato oggi a Londra alla presentazione del World Energy Outlook.

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Il WWF, che ha appena lanciato la campagna “Anno del Clima”, condivide con l’IEA che l’utilizzo di carbone è la minaccia peggiore per l’equilibrio climatico del pianeta. Il nuovo rapporto prevede che se i governi falliranno nell’intraprendere politiche e misure decisive, l’uso del carbone crescerà di almeno il 2% ogni anno fino al 2030 – molto più degli altri combustibili tradizionali.

“Ciò che ci preoccupa è che l’IEA non lancia un appello per fermare l’attuale ‘consuetudine’ al carbone - dichiara il WWF Italia – per il WWF, qualunque politica volta a contenere gli impatti del cambiamento climatico deve porre come condizione che siano impiegate solo fonti di energia con livelli molto bassi di emissioni di carbonio.”

Uno scenario alternativo compatibile con la questione climatica, per la prima volta presentato nel rapporto dell’IEA, mira a mantenere la concentrazione atmosferica di CO2 al livello di sicurezza di 450 parti per milione (ppm), con un costo di circa 9 mila miliardi di dollari in più rispetto alla spesa attuale entro i prossimi 25 anni, ma garantendo un notevole rientro dei costi grazie all’energia risparmiata.

“Condividiamo la necessità di una rivoluzione energetica affermata dall’IEA – continua il WWF – ma l’IEA prende come riferimento un prezzo del petrolio pari a 100-120 dollari al barile tra oggi e il 2030, un prezzo decisamente troppo basso, che non tiene in considerazione la crescente riduzione delle risorse petrolifere e che non riuscirà mai a scatenare la rivoluzione energetica.”

“Questo nuovo scenario climatico dell’IEA è sicuramente ambizioso rispetto ai precedenti, ma sottovaluta le reali necessità: l’obiettivo di una riduzione delle emissioni di CO2, da parte dei Paesi OCSE, di circa il 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2006 è decisamente troppo basso. Ci serve di più: una riduzione del 25-40% rispetto ai livelli del 1990 già nel 2020.”

“Gli investimenti nel settore energetico previsti dal rapporto IEA, pari a circa 17 mila miliardi di dollari da oggi al 2030, sembrano una somma ingente – continua il WWF - Ma rappresentano solo lo 0,5% circa del PIL globale e sono un prezzo molto inferiore a quello richiesto dall’inazione, destinata a produrre altissimi costi per gli impatti distruttivi del cambiamento climatico. Tra l’altro non sono inclusi nel calcolo IEA i diversi benefici non legati strettamente al clima, come il ridotto inquinamento atmosferico, le nuove opportunità di mercato per le tecnologie ‘pulite’, il risparmio che si avrebbe nelle bollette energetiche.”

Lo scenario IEA, che prevede una stabilizzazione delle concentrazioni di CO2 a 450 ppm, prevede una quota del 40% di energie rinnovabili entro il 2030 nel settore energetico globale e una capacità di circa 350 GW legata alla cattura e allo stoccaggio del carbonio – si usa quindi una tecnologia importante ma ancora allo stato sperimentale per stabilire il prezzo dell’utilizzo del carbone.

“I governi hanno mostrato di avere un ruolo cardine nel regolare i mercati finanziari e ora devono assumere un ruolo analogo per regolare i mercati energetici e le loro emissioni nell’atmosfera. L’auspicio – conclude il WWF – è che l’Italia cambi rotta assumendo impegni concreti sulla riduzione delle emissioni di gas serra, un ambito che in questi anni ci ha visti procedere in direzione opposta rispetto a quanto richiesto da Kyoto, dall’Unione Europea e dalla comunità scientifica internazionale. Il nostro Paese dovrà impegnarsi a percorrere la via dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili, smettendola di assecondare le inutili e dannose spinte di una parte del mondo industriale che chiede di fare rotta verso il carbone e il nucleare, strade assolutamente insostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.”

12 Novembre 2008 - Scrivi un commento
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