Cerchiamo di capirne di più con l’aiuto di Marco Boschini.
Che cos’è un comune virtuoso?
Intanto una precisazione: i comuni virtuosi non esistono! Esistono decine di amministrazioni che stanno sperimentando, su tematiche specifiche, singole azioni particolarmente lungimiranti e all’avanguardia, che mirano ad una sostanziale riduzione dei consumi e dell’impatto sull’ambiente.
Esiste però un’idea di comune virtuoso, frutto di una raccolta di buone prassi ormai enorme, che ci spinge a delinearne l’identikit. Un Comune virtuoso, dunque, agisce su cinque livelli di intervento, che sono poi le categorie del nostro Premio nazionale dei Comuni a 5 stelle: gestione del territorio, impronta ecologica, rifiuti, mobilità, nuovi stili di vita. Per ognuna di queste categorie esistono ormai delle esperienze consolidate a dimostrazione che è possibile, e conveniente, intervenire a favore dell’ambiente invertendo la rotta di un modello di sviluppo divenuto insostenibile e distruttivo.
Come nasce l’iniziativa comuni virtuosi e in che contesto si colloca?
L’Associazione dei Comuni Virtuosi nasce nel maggio del 2005 su iniziativa di quattro enti locali: Monsano (AN), Colorno (PR), Vezzano Ligure (SP) e Melpignano (LE). Oggi i comuni iscritti alla rete sono 18: si va dalle poche centinaia di abitanti ai 50.000, dai paesini di collina alle cittadine di pianura, quasi ogni regione italiana ospita uno dei nostri associati. Questo è importante perché ci aiuta a far capire che i nostri progetti possono essere applicati ovunque e in qualunque contesto.
Culturalmente l’attività dell’associazione si colloca all’interno del Movimento per la Decrescita Felice, non è un caso se tra i principi ispiratori contenuti nel Manifesto e nello Statuto dell’Associazione la decrescita ha un ruolo centrale.
Quali gli obiettivi raggiunti e quali da raggiungere?
Credo che in questi anni sia passato il messaggio della possibilità di un’alternativa nel modo di amministrare le nostre città e territori locali: non più solo la logica delle grandi opere, degli inceneritori, dei centri commerciali e del cemento a tutti i costi.
Resta da lavorare ancora molto perché le esperienze di qualche decina di comuni italiani possano diffondersi come un virus positivo negli oltre 8.000 comuni presenti sul territorio nazionale.
Come detto, i comuni iscritti oggi alla rete sono 18. In realtà sono molti di più quelli che si stanno impegnando per introdurre negli atti amministrativi quotidiani principi e azioni di riduzione dei consumi, degli sprechi, dell’idiozia di un certo modo di fare politica.
Comuni come Ponte nelle Alpi (BL), Capannori (LU), Monte San Pietro (BO), Olivadi (CZ) (e tanti altri) stanno lavorando alla grande per ridurre i rifiuti e autoprodursi l’energia, per alleggerire la mobilità locale e accompagnare le comunità attraverso un processo di cambiamento quotidiano dei propri stili di vita.
Un comune virtuoso deve avere una determinata grandezza? Città come Roma, Napoli, Milano potrebbero diventare un giorno dei comuni virtuosi?
Al momento non potrebbero, per scelta nostra. Grandi metropoli di questo tipo contengono troppe contraddizioni, hanno al loro interno tutto e il contrario di tutto. E’ pur vero però che esistono casi esemplari di grandi città che, su alcuni progetti in particolare, sono riuscite ad ottenere grandissimi risultati. Penso ad esempio al Piano energetico comunale di Padova e la conseguente riqualificazione energetica degli edifici pubblici.
Il processo che porta alla creazione di un comune virtuoso parte dall’alto o dal basso?
Dall’esperienza fatta sul campo posso dire che l’operazione sta in piedi se c’è una reciproca attenzione tra “amministratori e amministrati”, tra politica e comunità locale.
Hai mai sentito parlare delle “Transition Town”?
Sappiamo dell’esistenza di questa nuova esperienza, alla quale guardiamo con grande curiosità ed interesse.
Cosa pensi del Movimento della Transizione che, con Monteveglio, sta muovendo i primi passi anche in Italia?
Penso che sarebbe assai utile incontrarsi, capire quanti e quali punti in contatto possiamo avere, e costruire un’esperienza comune per incidere meglio sulla realtà.
Maro Boschni è educatore presso un centro per bambini a Colorno, dal 1999 è consigliere comunale per la lista civica “Colorno Futura” e, dal 2004, è assessore in una giunta di centro sinistra con le seguenti deleghe: Progetti formativi ed educativi, Pubblica Istruzione, Sport, Politiche giovanili. È coordinatore del gruppo di lavoro “Politica ed enti locali” del Movimento per la Decrescita Felice.
29 Ottobre 2008 - Scrivi un commento
Mi piacerebbero che ci fossero delle disposizioni o direttive nazionali dove obbligassero i comuni a fare di più: tipo devono fare immediatamente la raccolta differenziata e obbligare i cittadini a farla e nel caso contrario sia per l'amministrazione che per il cittadino colto in flagranza, ci debbano essere delle sanzioni pecuniarie.