WWF

Il cambiamento climatico è più veloce di quanto la scienza avesse immaginato

Secondo l’IPCC è necessario che i paesi sviluppati riducano le emissioni dal 25 al 40% entro il 2020; il cambiamento climatico sta avendo un impatto maggiore di quanto la maggior parte degli scienziati avesse anticipato.

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Nel 2007 il Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici (IPCC), vincitore del premio Nobel per la pace, ha pubblicato il suo quarto rapporto, un autorevole studio sulla conoscenza del riscaldamento globale che ha coinvolto circa 4.000 scienziati da più di 150 Paesi. Ma da allora la scienza del clima ha cominciato a produrre nuove ricerche. Il nuovo rapporto WWF “Climate change: faster, stronger, sooner” (Cambiamento climatico: più veloce, più forte, più vicino) riassume questi nuovi dati scientifici e rivela che il riscaldamento globale sta avanzando ben oltre le previsioni dell’IPCC.

Lo studio è stato redatto con il supporto di esperti internazionali di climatologia tra cui il prof. Jean-Pascal van Ypersele, professore di climatologia e scienze ambientali all’Università cattolica di Lovanio (Belgio) e neo-eletto vice presidente dell’IPCC, che ha dichiarato: “E’ ormai chiaro che il cambiamento climatico sta già avendo un impatto maggiore di quanto la maggior parte di noi scienziati avesse anticipato. Per questo è vitale che la risposta internazionale per il taglio delle emissioni (mitigazione) e l’adattamento sia più rapida e più ambiziosa. L’ultimo rapporto IPCC ha mostrato che i motivi di preoccupazione ora sono più forti e questo dovrebbe indurre l’Europa a impegnarsi perché l’aumento della temperatura globale sia ben al di sotto dei 2°C rispetto all’era pre-industriale. Ma anche mantenendo il limite di 2°C, secondo l’IPCC è necessario comunque che i paesi sviluppati riducano le emissioni dal 25 al 40% entro il 2020 rispetto ai valori del 1990, mentre una riduzione del 20% risulterebbe insufficiente.”

Le più recenti ricerche scientifiche mostrano che l’Oceano Artico sta perdendo la calotta glaciale con un anticipo di 30 anni circa rispetto alle previsioni IPCC. E ora si prevede che nel periodo estivo i ghiacci potrebbero sparire del tutto tra il 2013 e il 2040 – un fatto che non si è mai verificato da più di un milione di anni ad oggi.

Stando agli studi più recenti, nelle isole britanniche e nel Mare del Nord i cicloni estremi aumenteranno in numero e intensità, portando ad incrementare la velocità del vento e i danni legati alle tempeste sull’Europa occidentale e centrale. Il livello di ozono troposferico, che agisce come inquinante, potrà essere simile a quello registrato durante l’ondata di caldo del 2003, con aumenti maggiori in Inghilterra, Belgio, Germania e Francia. E anche la quantità massima di piogge annue aumenterà nella maggior parte d’Europa, con conseguenti rischi di inondazioni e danni economici.

Gli ecosistemi marini nel Mare del Nord e nel Mar Baltico oggi sono esposti alle temperature più miti mai registrate da quando sono iniziate le misurazioni, mentre il Mediterraneo subirà periodi di siccità a lungo termine sempre più frequenti. I ghiacciai nelle Alpi svizzere continueranno a diminuire, con conseguenti drastiche riduzioni nella produzione di energia idroelettrica.

A livello globale, si prevede che l’aumento del livello del mare sarà pari al doppio della previsione massima dell’IPCC, che stimava un aumento di 0,59 m entro la fine del secolo, con gravi rischi per ampie zone costiere. L’aumento delle temperature ha già comportato una riduzione nei raccolti di grano, mais e orzo in tutto il mondo.

“Se l’Unione europea vorrà essere considerata un leader nel decisivo summit dell’ONU a Copenhagen nel 2009, e se vuole contribuire alla nascita di un forte accordo globale per affrontare il cambiamento climatico dopo il 2012, deve smettere di sottrarsi alle proprie responsabilità e impegnarsi per una reale riduzione delle emissioni in Europa” dichiara Tina Tin, climatologa e autrice del report.

Il WWF si appella alla UE perché adotti un target di riduzione delle emissioni di almeno il 30% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, riduzione da realizzare entro i confini dell’Europa invece che affidandosi pesantemente alle compensazioni per i progetti all’estero. L’associazione chiede anche all’UE di impegnarsi nel fornire un supporto e un sostegno economico sostanziali ai paesi in via di sviluppo, per aiutarli ad affrontare il cambiamento climatico in atto e adattarsi agli impatti che già oggi sono inevitabili.

“Il cambiamento climatico è una sfida prioritaria per il futuro dell’umanità e dell’ambiente, e questa lucida panoramica evidenzia quanto sia cruciale che i ministri dell’Ambiente UE che oggi discutono le normative UE contro il cambiamento climatico si impegnino per un pacchetto clima ed energia forte e decisivo, in grado di assicurarci un futuro a bassa emissione di carbonio” conclude Tina Tin.

19 Ottobre 2008 - Scrivi un commento
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