Vivere Ecologico

Buone vacanze! E ricordiamoci di usare il cervello

Esiste una regola aurea per vivere le vacanze nel rispetto dell’ambiente? Liste di consigli, di cose da fare e da non fare sono importanti, ma a guidarci dovrà essere prima di tutto l’attenzione ai gesti che compiamo. Impariamo a porci le domande giuste e sapremo sempre cosa fare.

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di Laura Bonaventura


www.cittadigrosseto.it
“Scrivi un pezzo sulle vacanze ecologiche” mi ha chiesto il direttore. Così ho cominciato a girare per la rete, cercando qualche spunto interessante, e ho scoperto che sul tema ecologia e viaggi è già in moto un business sconfinato: agenzie di viaggio e siti specializzati, operatori turistici dediti solo all’organizzazione di viaggi in bicicletta, strutture ricettive rispettose del contesto naturale, ristorazione biologica e via di seguito. E’ stato confortante trovare un’offerta così vasta, segno evidente di un’altrettanto forte richiesta del pubblico.

Scegliere una struttura turistica adeguata però non è tutto, perché sarà il nostro comportamento a fare la differenza, l’attenzione che porremo ai gesti più semplici, come decidere di gettare una carta in terra o metterla in borsa in attesa di trovare un cestino, anche se lontano.

Esiste una regola aurea per vivere in modo ecologico anche in vacanza? Certamente sì. La regola è: PENSARE. Sembra semplice, vero? Eppure non lo è. Perché la maggior parte delle azioni che compiamo sono guidate da quel pilota automatico che è l’abitudine. Purtroppo però i nostri automatismi si sono formati in tempi in cui la considerazione per l’ambiente era quasi nulla e, quando c’era, era dettata solo da motivi estetici. Pensiamo che nella Costituzione italiana - pubblicata nel 1947 e sotto questo aspetto non ancora aggiornata - si parla esclusivamente di tutela del paesaggio, mai di rispetto dell’ambiente (art. 9: “La Repubblica [...] tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”).

La consapevolezza di una “questione ambientale” si è affacciata in maniera significativa solo a partire dagli anni Novanta, quando il pianeta ha presentato il conto degli scempi e delle devastazioni operate dall’uomo in maniera così evidente da risultare impossibile continuare ad ignorarlo.


Il buco nell’ozono, il global warming e le sue conseguenze, i rischi di epidemie, il diffondersi di malattie dovute all’inquinamento e al cibo spazzatura, il proliferare dei rifiuti: la Terra grida la sua disperazione e la sua rabbia, eppure i grandi che la governano si ostinano a non accettare la svolta definitiva della politica mondiale che potrebbe invertire la rotta e salvarci dal naufragio.

Rifiutata di fatto nei consessi dei potenti, come il recente G8 in Giappone, la responsabilità di salvare il pianeta è tornata a noi, sconosciuti eroi metropolitani, e va a sommarsi ai problemi di ogni giorno, alla difficoltà di arrivare a fine mese, a una vita che ci sembrava già tanto difficile. Ma noi non saremo così ottusi da rifiutarla.

Chi ci dirà cosa fare per evitare ulteriori danni all’ambiente che ci ospita e operare piuttosto per il suo miglioramento? Ci aiuterà leggere pubblicazioni sull’argomento, navigare in rete nei siti che, come Terranauta, diffondono un’informazione capillare sull’argomento, seguire le iniziative delle grandi associazioni come Legambiente, WWF, Greenpeace, e tuttavia la chiave per scegliere la strategia più intelligente ai fini ambientali ce la darà sempre e soltanto il nostro cervello.

Riflettendo prima di ogni azione riprogrammeremo i circuiti neuronali che attivano le nostre scelte di ogni giorno e tracceremo nuovi percorsi cerebrali, finché l’ecologia sarà per noi un habitus mentale e i suoi gesti diverranno spontanei, “naturali”.

Continuo a parlare di cervello e non di coscienza, doveri o rispetto, perché questi termini, per quanto appropriati, non rendono l’idea della “necessità” di cambiare stile di vita.


Non si tratta di “essere buoni” o “comportarsi bene”, bensì di essere intelligenti o no: capire cioè che vivere ignorando l’ambiente è come prendere a picconate le mura del nostro appartamento, demolire con le nostre mani l’unica casa che possediamo. Dove andremo quando sarà crollata? Dove abiteranno i nostri figli?

Se andremo incontro alle vacanze con questa consapevolezza forse non meriteremo proprio la medaglia d’oro delle giovani marmotte, ma di certo non commetteremo errori grossolani, non danneggeremo la natura, inquineremo il meno possibile e, in definitiva, vivremo meglio e torneremo in città più tranquilli, sani e rigenerati.

23 Luglio 2008 - Scrivi un commento
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