Vivere Ecologico

7-9 luglio 2008: summit del G8 Ambiente. A due mesi da Kobe, avremo buone notizie?

Il 7 luglio si apriranno, nell’isola giapponese di Hokkaido, i lavori del G8 dedicato ai problemi ambientali. Cosa possiamo aspettarci? Rivediamo insieme i risultati raggiunti dal vertice del G8 Ambiente tenutosi a Kobe nel mese di maggio.

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di Laura Bonaventura


Un immagine del Summiti di Kobe
Dal 24 al 26 maggio 2008 i ministri dell’ambiente di Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Russia, Giappone, Stati Uniti e Canada (i paesi del G8) si sono riuniti a Kobe, in Giappone, nell’ambito del processo, avviato dall’ONU, che porterà a ratificare, entro il 2009, il protocollo sull’ambiente che sostituirà quello di Kyoto, in scadenza nel 2012. L’incontro è stato aperto anche ad un gruppo di paesi osservatori: Australia, Brasile, Cina, Corea del Sud, India, Indonesia, Messico e Sudafrica.

Al centro del summit di Kobe, preparatorio rispetto a quello di Hokkaido, è stata l’emergenza legata al global warming. A conclusione dell’incontro, il ministro giapponese Ichiro Kamoshita, presidente dell’evento, ha dichiarato alla stampa che i partecipanti avevano “espresso con forza” la volontà di giungere, già nel vertice di luglio, ad un accordo “per dimezzare le emissioni nocive entro il 2050” .

Dichiarazioni di buona volontà quindi, ma non è stata raggiunta l’auspicata intesa a medio termine che fissasse obiettivi di riduzione dell’emissione dei gas serra entro il 2020.


Il porto di Kobe
Su questo punto il conflitto è ancora forte e se ne comprende il perché alla luce delle posizioni emerse nel corso del vertice (ricordiamo che l’Unione Europea si è già impegnata unilateralmente a diminuire le proprie emissioni di gas serra del 20% entro il 2020 e ad innalzare quest’obiettivo fino al 30% se altri paesi industrializzati si porranno un analogo risultato):

  • nella sessione di apertura, gli ambientalisti hanno sollecitato interventi urgenti contro le emissioni di gas serra, alla luce di quanto affermato dagli scienziati: nei prossimi 10-20 anni si attende un picco di emissioni che, se i paesi ricchi e industrializzati quanto quelli emergenti e in via di sviluppo non si impegneranno seriamente, porterà ad un riscaldamento del pianeta di altri due gradi, con il conseguente incremento dei fenomeni catastrofici, quali inondazioni e siccità, scioglimento di ghiacciai, danni all’agricoltura, nonchè il rischio di estinzione per una parte significativa della flora e della fauna esistente;
  • i paesi dell’UE (in particolare la Germania) hanno fatto pressione su Stati Uniti e Giappone affinchè si impegnino a loro volta a far calare, entro il 2020, l’emissione di anidride carbonica del 25-40% rispetto ai livelli attuali;
  • gli USA hanno rifiutato di assumersi obblighi fissati in percentuali, almeno finchè Cina, India e altri paesi in forte espansione economica non si impegneranno a fare altrettanto;
  • il Giappone ha sostenuto la strada dell’”approccio settoriale” di riduzione delle emissioni inquinanti: in base a questo sistema verrebbero valutati i risultati raggiunti singolarmente dai diversi settori economici, piuttosto che ricorrere esclusivamente all’assegnazione di quote nazionali di riduzione; i rappresentanti degli imprenditori giapponesi hanno chiesto esplicitamente un impegno preciso da parte dei paesi presenti al vertice come osservatori;
  • i paesi in via di sviluppo sono stati critici nei confronti dell’approccio settoriale, affermando che penalizzerebbe proprio le zone povere del mondo, nelle quali le industrie sono più inquinanti, lasciando maggiore libertà a quelli più avanzati; il Brasile ha chiesto che i paesi poveri beneficino di maggiori aiuti e trasferimento di tecnologie;
  • i paesi emergenti e in via di sviluppo hanno chiesto ai membri non europei del G8 di assumersi gli stessi obiettivi intermedi già fissati dall’UE per il 2020;
  • a margine del vertice, il segretario esecutivo ONU per il clima, Yvo de Boer, ha auspicato una maggiore determinazione da parte dei ministri dell’Ambiente del G8 nell’incontro di luglio a Hokkaido, affermando: “Mi aspetto che i leader del G8 accelerino il passo, essendo vicina la scadenza del 2009”.

Posizione non molto positiva è stata quella assunta dall’Italia, presente al vertice con Stefania Prestigiacomo: il nuovo ministro dell’Ambiente ha affermato che la nostra nazione avrebbe cercato di ridiscutere in sede europea i target assegnatici dalla Commissione UE nell’ambito del “vecchio” protocollo di Kyoto – la riduzione del 6,5% del CO2 entro il 2012 (l’impegno medio europeo era dell’8%) e del 18% entro il 2020 – dato che nel Bel Paese, dal 1990 ad oggi, invece di ridursi, le emissioni sono aumentate del 12%; la ministro ha definito quegli obiettivi eccessivamente onerosi e irrealistici per il nostro Paese.


I propositi del summit di Kobe
Quali sono state dunque le iniziative positive del vertice di Kobe? Sono state approvate le seguenti tre iniziative programmatiche, promesse d’impegno non vincolanti, avanzate dal governo giapponese, per limitare i danni dell’effetto serra:

  • Kobe Initiative: costituzione di un network internazionale di ricerca sulla società ecologica del futuro (low-carbon society); analisi della possibilità di ridurre i gas nocivi a partire dai singoli settori o industrie; promozione di una politica di co-benefici, che miri ad aiutare i paesi in via di sviluppo nella loro crescita economica, a fronte di un ritorno generale relativo al recupero dell’ambiente;
  • Kobe 3R Action Plan: un’azione determinata verso l’applicazione delle 3 R (riduzione, riutilizzo e riciclo delle risorse e dei rifiuti) , proposta già avanzata al G8 canadese del 2004, per ottimizzare l’utilizzo dei materiali; in questo senso è stata auspicata una più spinta collaborazione internazionale, la determinazione di obiettivi precisi, lo sviluppo di tecnologie innovative e la creazione di prodotti sempre più ecologici;
  • Kobe Call for Action for Biodiversity: per la tutela della biodiversità si spinge per l’attuazione delle attività già previste dall’Iniziativa di Potsdam-Diversità Biologica 2010 e si richiede l’adozione, dopo il 2010, di un obiettivo che si ispiri alla Convenzione sulla Diversità Biologica.

    Il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo
    Intervenuta alla tavola rotonda sull’argomento, la Prestigiacomo ha osservato che la biodiversità è una ricchezza da non disperdere, che “va intuita e percepita come nostro capitale”, aggiungendo che, se si promuoverà un’economia sostenibile “il futuro dei nostri Paesi avrà molti problemi in meno da affrontare”.

Nelle dichiarazioni finali del G8 di Kobe si afferma che i paesi ricchi devono dare l’esempio nella lotta contro il cambiamento climatico e si ribadisce la volontà comune di dimezzare le emissioni di gas ad effetto serra entro il 2050, tuttavia, sul piano concreto, i ministri intervenuti si sono limitati ad accettare solo direttrici non impegnative. Non ci resta che sperare in un cambiamento di rotta che, nei prossimi giorni, porti a condividere una linea comune e decisa per frenare l’inquinamento e il riscaldamento del pianeta.

3 Luglio 2008 - Scrivi un commento
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