Un tonno rosso sangue

L'Unione Europea decide la chiusura della pesca del tonno rosso con due settimane di anticipo. Esultano le associazioni ambientaliste. Ma i problemi sono ancora molti. E l'eccezione spagnola preoccupa.

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di Daniel Tarozzi

Quando ero piccolo pensavo che il tonno nascesse dentro le scatolette. Era un animale rotondo, di dubbia consistenza, molto oleoso, senza testa nè coda.

Un bel giorno, una pubblicità che esaltava mari aperti e incontaminati mi aprì improvvisamente gli occhi: i tonni erano pesci che correvano felici nei mari. E i pescherecci (ovviamente ecologici, visto che i mari erano incontaminati) in qualche modo si facevano donare da questi splendidi e liberi animali il contenuto delle mie scatolette.

Chi legge queste righe potrà sorridere bonariamente o rimanere infastidito da un’ironia considerata poco efficace, ma in ogni caso non potrà negare che la maggior parte di noi un tonno vivo non lo ha mai visto e la parola tonno fa sicuramente pensare di più alla forma cilindrica di una scatoletta, piuttosto che a quella allungata di un pesce.

Il problema è che questi pesci, i tonni appunto, sono in costante diminuzione. Secondo i dati di Greenpeace, l’attuale popolazione dei tonni rossi si sarebbe ridotta dell’ottanta per cento rispetto a quella originaria e il processo di “diminuzione” sarebbe ancora in corso.

Per questo sia il WWF che Greenpeace hanno accolto molto favorevolmente la decisione della Commissione Europea di chiudere il periodo di pesca del tonno rosso del Mediterraneo il 15 giugno, due settimane in anticipo rispetto alla chiusura ufficiale della stagione.

Pesca illegale e “sovrappesca” dovuta a flotte di pescherecci che hanno una capacità di cattura che supera di molto le quote di pescato consentite restano comunque due problemi gravissimi, che non fanno ben sperare sul futuro dei generatori di scatolette.


Per di più, il divieto per le flotte spagnole entrerà in vigore solo il 23 giugno. Sembra una piccola differenza, ma in realtà il danno è notevole, specie se si considera che giugno è il mese in cui il tonno rosso del Mediterraneo è in riproduzione e dunque più vulnerabile. Per questo, il WWF chiede che questa pesca in futuro venga chiusa per tutto il mese di giugno.

Greenpeace, inoltre, ha denunciato l’uso - già vietato - di aerei ricognitori che operano a sostegno di pescherecci, probabilmente italiani, nel Canale di Sicilia.

“Se non si riduce la capacità delle flotte ci sarà sempre la pesca pirata” - commenta Alessandro Giannì, responsabile della campagna Mare di Greenpeace - La scienza chiede di pescare non oltre 15.000 tonnellate l’anno, gli Stati decidono una quota di quasi 30.000 e i pescherecci ne pescano oltre 50.000. Lo stock non durerà a lungo.”

Per questo, Greenpeace chiede all’Ue e agli Stati Membri della Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico (ICCAT) di:

  • ridurre con urgenza le quote ai livelli raccomandati dal Comitato Scientifico dell’ICCAT (15.000 tonnellate/anno);
  • ridurre di conseguenza la capacità di pesca (tutelando e promuovendo l’attività degli attrezzi più selettivi come le tradizionali tonnare fisse);
  • di creare una rete di riserve marine d’altura per proteggere le aree di riproduzione di una specie in grave declino.

A queste istanze, vanno aggiunte quelle del WWF, che continuerà a chiedere la moratoria della pesca di tonno rosso e promuoverà il boicottaggio del suo consumo anche con l’aiuto dei partner legati alla grande distribuzione, come COOP, Carrefour fino a quando non verrà steso un piano di gestione e ricostituzione dello stock basato su dati scientifici che comprenda:

  • la chiusura totale della pesca nel mese di giugno;
  • la riduzione delle flotte;
  • la riduzione delle quote di pesce pescato.
  • la possibilità di chiudere la pesca per qualche anno
15 Giugno 2008 - Scrivi un commento
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