Ecco, la notizia della “resurrezione” della tigre della Tasmania mi ha fatto pensare proprio a questa esilarante commedia.
L’animale, infatti, “pezzo da museo” da ormai molti anni, è tornato ora un essere vivente, per la precisione un topo.
Certo, nel film americano i leoni tornavano in vita come leoni e le scimmie come scimmie…chissà se sarà felice la feroce e selvaggia tigre di ritrovarsi nel corpo di un topolino. Di sicuro, però, sono entusiasti gli scienziati che hanno reso possibile quest’incredibile rinascita.
Il tilacino o lupo marsupiale della Tasmania, meglio noto come “tigre della Tasmania” o “lupo della Tasmania”, era un carnivoro marsupiale somigliante ad un cane a pelo corto, lungo circa un metro e mezzo, compresa la coda sottile che si estendeva dal corpo come quella dei canguri, e con la pelliccia solcata da strisce scure e sottili (simili a quelle di una tigre, appunto).
In virtù delle sue forti mascelle e della sua bocca grande, il tilacino era un feroce predatore di piccoli animali: caratteristica, questa, che determinò la sua estinzione.
Nell’ ‘800, infatti, gli allevatori ed il governo locale, per preservare le mandrie, intrapresero una caccia spietata alle tigri della Tasmania, che così, nel giro di cinquant’anni, inevitabilmente si estinsero.
L’ultimo tilacino, Benjamin, morì in cattività nello zoo di Hobart, in Tasmania, il 6 settembre del 1936 e, quel che ne resta oggi, sono alcuni frammenti del suo corpo conservati sotto alcool in diversi musei del mondo.
Proprio da questi resti, dalla fine degli anni ’90, gli studiosi cercano far rivivere il marsupiale estinto.
Nel 1999 il professor Mike Archer, dell’Australian Museum di Sidney avviò un processo di clonazione con l’intento di riprodurre il tilacino utilizzando campioni di DNA prelevati da reperti anatomici di cuccioli conservati in etanolo: un esperimento, questo, duramente criticato e giudicato irrealizzabile. Dopo sei anni di vani tentativi, nel 2005 il progetto fu abbandonato.
Oggi però, a distanza di tre anni da quegli esperimenti, la tigre della Tasmania torna in vita grazie ad un intervento di ingegneria genetica operato dai ricercatori delle Università del Texas e di Melbourne.
L’esperimento, primo caso di una specie estinta che torna a vivere, è descritto nella rivista Plos (Public Library of Sciences). I ricercatori hanno prelevato il materiale genetico da quattro campioni di tessuto (dalla pelliccia di un adulto e dal corpo di tre cuccioli nel marsupio della mamma) conservati da un secolo, in barattoli di alcool, nel museo Victoria di Melbourne. Sebbene il Dna fosse frammentato a causa della non ottima conservazione dell’alcool, gli studiosi sono riusciti ad isolare da ogni campione una specifica sequenza che, pur non contenendo il codice completo di un gene, permette di estrarre i dati principali riguardanti ossa e cartilagini.
“È la prima volta che il Dna di una specie estinta viene utilizzato per indurre una risposta funzionale in un altro organismo vivente”, dichiara lo stesso Pask, convinto che questo progetto contribuirà alla conservazione della biodiversità.
In che modo, però, la creazione di un topo-tigre dalle “ceneri” di un animale scomparso cento anni fa può contribuire alla conservazione delle specie viventi?
Di questo passo forse torneranno in vita mammuth e dinosauri, ma questo revival preistorico quanto potrebbe giovare alla storia attuale e agli animali oggi in pericolo?
21 Maggio 2008 - Scrivi un commento