Legambiente

Ue, Parlamento adotta direttiva sui reati ambientali

Legambiente: “Finalmente uno strumento legislativo per combattere le ecomafie. Ora l’Italia inserisca i delitti ambientali nel codice penale”.

CONDIVIDI: Condividi su Facebook Condividi su Ok Notizie Condividi su Fai Informazione Condividi su del.icio.us Condividi su Twitter Condividi su Digg Condividi su Technorati Condividi su Google


Una discarica illegale
“Finalmente l’Unione Europea si dota di uno strumento legislativo in grado di contribuire alla lotta contro i crimini ambientali, con una direttiva che punisce le ecomafie con sanzioni pecuniarie o reclusione”. Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, è soddisfatto che il Parlamento europeo abbia adottato oggi il testo dell’accordo raggiunto con il Consiglio in materia di reati ambientali.

“Purtroppo - precisa però Cogliati Dezza - in seguito a una sentenza della Corte di Giustizia europea, le sanzioni dovranno essere definite a livello nazionale, anziché europeo, come previsto dalla proposta iniziale della Commissione. Legambiente si impegnerà con forza affinché il governo italiano nel recepimento della nuova direttiva faccia proprie le sanzioni previste dalla proposta iniziale della Commissione ”.

“Dietro ogni fenomeno di aggressione criminale all’ambiente - prosegue il presidente di Legambiente - si nasconde un interesse illecito. Questa nuova direttiva deve servire, ora, a completare il processo di riforma della normativa ambientale italiana, iniziato con l’approvazione nel 2001 del delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti e mai concluso, procedendo una volta per tutte all’inserimento dei delitti ambientali nel codice penale”.

Il Parlamento italiano ha istituito, nelle ultime quattro legislature, una Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, che ha sviscerato il business illegale in tutte le sue forme. Nel 2001 è stato finalmente approvato il delitto di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.

L’Italia nel contesto internazionale può vantare, infatti, per certi versi di un primato, visto che le attività della criminalità ambientale sono analizzate ormai con un certo dettaglio. Dalla pubblicazione del primo Rapporto Ecomafia di Legambiente nel 1994, le forze dell’ordine si sono strutturate con banche dati sui reati ambientali su scala nazionale e regionale, che vengono annualmente elaborati da Legambiente e pubblicati nel suo rapporto annuale.

Secondo Ecomafia 2007, nel 2006 sono state accertate in Italia ben 23.668 infrazioni alla normativa ambientale, il 45,9% delle quali sono state accertate nelle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). Sono stati 4.409 i reati accertati nel ciclo dei rifiuti, il 35,5% dei quali compiuti nelle 4 regioni più esposte al fenomeno delle organizzazioni mafiose. Considerando tutto il ciclo dei rifiuti, che comprende l’intera filiera che va dal trasporto, al trattamento, allo stoccaggio e allo smaltimento finale, il business illegale stimato dalla nostra associazione supera i 5,8 miliardi di euro.

Le inchieste condotte dopo l’introduzione del delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti (unico del genere in Europa e che consente un’efficace attività investigativa), hanno consentito di accertare il coinvolgimento di 10 Stati esteri: 4 europei (Austria, Francia, Germania e Norvegia), 4 asiatici (Cina, India, Siria e Russia) e 2 africani (Liberia e Nigeria). Il 47% dei rifiuti sequestrati erano diretti in Cina, il 16% a Hong Kong e il 12% in Irlanda.

Secondo il rapporto sulla criminalità ambientale in Europa pubblicato nel 2003 dall’istituto di ricerca tedesco Bfu (Betreuungsgesellschaft für Umweltfragen), invece, dal 1992 al 2002 negli allora 15 paesi membri dell’Unione Europea sono stati censiti 122 casi di illegalità ambientale grave.

20 Maggio 2008 - Scrivi un commento
Ti � piaciuto questo articolo? Cosa aspetti, iscriviti alla nostra newsletter!

E-mail
Arianna Editrice
Macro Credit
Mappa Mondo Nuovo
IN VETRINA
A partire da quest'estate, molte località italiane diventano balneabili "per decreto". In altre parole interi tratti di costa vengono dichiarati balneabili, non perché meno inquinati, ma solo perché è cambiata la legge. Legambiente denuncia la questione come un passo indietro in tema di depurazione, che lascia un deficit imbarazzante ad uno dei Paesi più industrializzati al mondo.
SITO UFFICIALE
PAROLE CHIAVE
LIBRI CONSIGLIATI
Mutamenti Climatici

Quante volte abbiamo ascoltato con una punta di scetticismo chi ci parlava di mutamenti di clima?Eppure negli...
Continua...
Fermiamo Mr. Burns

1987: con un referendum abrogativo gli italiani dicono NO al nucleare.2007: nonostante la decisione del...
Continua...
Risparmiare sui Consumi

Risparmiare energia, ridurre i consumi, riciclare correttamente i rifiuti: ecco una guida agile per...
Continua...
Ecologia Profonda

In questo libro vengono distinti per chiarezza due tipi di ecologia: una “ecologia di...
Continua...
Terra il Pianeta Prezioso

Inquinamento, deforestazione, mutamenti climatici, animali in via di estinzione... Proteggere la Terra non...
Continua...
ULTIMI ARTICOLI PUBBLICATI
LINK ESTERNI
ARTICOLI CORRELATI
ULTIMI COMMENTI
gian_paolo ha commentato l'articolo Nucleare e salute, un'altra ragione per dire no
carlo ha commentato l'articolo Quel che resta del Polo
linda maggiori ha commentato l'articolo Latte materno, diossine e Pcb
Simone ha commentato l'articolo Prahlad Jani, l'asceta che si autoalimenta da 74 anni
grazia ha commentato l'articolo Orti urbani: sostenibilità e socialità