Gennargentu, il parco che non c'è
"Quel parco nei fatti non esiste. Che cosa fare dell’area è la vera domanda". Con queste parole Legambiente interviene sulla vicenda dell'inserimento del Parco nazionale del Gennargentu nel nuovo elenco delle aree protette varato dal Ministero dell'Ambiente. Decisione che ha scatenato un'aspra polemica tra Regione Sardegna e Ministero.
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“Il parco nazionale del Gennargentu purtroppo non esiste, se non nei desideri di qualcuno, e benché fosse stato inserito nell’elenco ufficiale delle aree protette nazionali già nel 2003, questo non ne ha fatto un’area protetta" “Il parco nazionale del Gennargentu purtroppo non esiste, se non nei desideri di qualcuno, e benché fosse stato inserito nell’elenco ufficiale delle aree protette nazionali già nel 2003, questo non ne ha fatto un’area protetta. Per fare il parco del Gennargentu serve un’intesa tra il Governo e la Regione, e il decreto in questione è tutt’altra cosa. Perciò consideriamo una inutile polemica quella che si è scatenata tra Regione e Ministero. La vera domanda da porsi non è in virtù di quale meccanismo il governo lo abbia inserito nel nuovo elenco ufficiale delle aree protette pubblicato alla fine di maggio, ma che cosa fare per valorizzare quel territorio. Una questione che sembra, però, non interessare nessuno dei difensori del Gennargentu”.
Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette di Legambiente, interviene così sull’inserimento del Parco nazionale del golfo di Orosei e del Gennargentu nel nuovo elenco delle aree protette recentemente varato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Decisione alla quale la giunta regionale si vuole formalmente opporre, e che ha suscitato diversi interrogativi e uno scontro tra le fila della stessa maggioranza che governa la Regione.
“L’inserimento di quell’area nell’elenco ufficiale è secondo noi un errore - aggiunge Vincenzo Tiana presidente di Legambiente Sardegna - da attribuire, probabilmente, a disattenzione e sciatteria degli uffici del Ministero dell’Ambiente. Ma quello che ci lascia stupiti in questa polemica è che si tratta di una confusione generata semmai dalla stessa Regione Sardegna, responsabile di non aver vigilato e non aver sollevato il caso nella Conferenza Stato-Regioni. Qui, tra l’agosto 2008 e il dicembre 2009, si sono susseguite riunioni e richieste di parere sul provvedimento da parte del Ministero, alle quali la Regione Sardegna non ha mai opposto contrarietà”.
25 Giugno 2010 -
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