20 marzo, l'Italia in mobilitazione per difendere l'acqua pubblica

Domani 20 marzo a Roma scenderà in piazza il popolo dell'acqua pubblica. Una mobilitazione nazionale per cercare di fermare la privatizzazione del diritto più importante che esista.

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di Salvina Elisa Cutuli


Domani, 20 marzo, si svolgerà a Roma la manifestazione nazionale promossa dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua, per la tutela dei beni comuni, biodiversità e clima, per la democrazia partecipativa, che partirà alle ore 14 da Piazza Repubblica e attraverserà le strade di Roma per giungere a Piazza Navona.

Una mobilitazione nazionale a ridosso della giornata mondiale dell'acqua prevista per il 22 marzo che lotta per rivendicare una gestione pubblica e partecipativa della risorsa idrica.

Un problema che riguarda un po' tutti, infatti, come si legge nel Dossier Acqua 2010, diffuso proprio in vista della prossima Giornata Mondiale dell'Acqua. 1,6 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile; 2,6 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi igienico-sanitari di base; 5 milioni di persone muoiono ogni anno per malattie legate all’acqua; 1,8 milioni di bambini muoiono ogni anno per malattie connesse alla mancanza d’acqua potabile (4.900 bambini al giorno, in 8 mesi tutti i bambini d’Italia); un bambino nato in un paese industrializzato consuma acqua da 30 a 50 volte più di un bambino di un paese povero. L’acqua è per eccellenza simbolo di vita e di salute.

"L’acqua è così importante per il futuro dell’umanità da dover essere salvaguardata e resa accessibile nel mondo secondo criteri etici piuttosto che economici” - ha spiegato Guido Barbera, Presidente di Solidarietà e Cooperazione - Cipsi -. “L’imperativo categorico dei governi, delle imprese e dei cittadini deve essere quello di mantenere sostenibile l’uso del bene comune più prezioso del pianeta. Mentre oggi nel mondo il 12% della popolazione usa e spreca l’85% delle risorse idriche, l’accesso partecipato all’acqua è essenziale per il rafforzamento della solidarietà tra i popoli, le comunità, i paesi".

Scenderanno in piazza assieme a moltissime associazioni ed enti locali, anche WWF e Legambiente che, insieme a CIPSI, sono tra i promotori dei referendum contro la privatizzazione dell'acqua, e della proposta di legge d'iniziativa popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del Servizio Idrico” che è stata supportata dalle firme di 400.000 cittadini.

Il WWF ritiene si debba ricominciare dalla “solidarietà”, ma anche dalla trasparenza e dalla partecipazione ed è convinto che la gestione della risorsa idrica non possa essere relegata a continui provvedimenti frammentari, al di fuori di un’ottica di pianificazione e gestione partecipata a livello di bacino idrografico, come peraltro sostiene la direttiva quadro acque 2000/60/CE.

Il Governo invece ha rinunciato a considerare la proposta di legge d’iniziativa popolare ed ha inserito nel decreto “Ronchi” un articolo sulla “privatizzazione” dell’acqua, che spazza via qualsiasi possibilità di partecipazione e coinvolgimento delle comunità e delle amministrazioni locali nella gestione della risorsa idrica.

Per Legambiente, fatto salvo l’accesso universale al servizio, e quindi la garanzia della fornitura di un minimo vitale per ciascuno, il prezzo dell’acqua andrebbe fissato tenendo conto del fatto che si tratta di un bene finito e probabilmente destinato a scarseggiare sempre di più per effetto dei cambiamenti climatici. Un bene, dunque, da consumarsi con parsimonia.


“Distinguere in modo rigido, come fanno molti paladini della privatizzazione, tra proprietà dell’acqua che deve rimanere pubblica, come peraltro sancito da innumerevoli norme di legge e convenzioni internazionali, e gestione del servizio che va affidata ai privati, è una formula astratta” - sostiene Vittorio Cogliati Dezza -. “Se, come sta avvenendo in quasi tutti i casi di privatizzazione del servizio, i privati che gestiscono l’acqua sono grandi imprese multinazionali, questo rende assai complicato per i ‘controllori’ fare valere l’interesse pubblico nei confronti dei controllati. E non è vero che l’Europa impone agli stati membri la privatizzazione dei servizi idrici”.

È questo il momento di intervenire attraverso comportamenti individuali e d’impresa più consapevoli, azioni per la definizione condivisa di politiche di gestione delle risorse naturali, sostegno per una gestione pubblica, partecipata e trasparente che “tuteli” l’acqua come bene comune.

Attraverso piccole attenzioni quotidiane, tutti possiamo fare qualcosa, sapendo ad esempio che il bagno nella vasca è piacevole ma costa 150 litri d’acqua ogni volta, il triplo della doccia, che ogni scarico in bagno sono 10 litri d’acqua, mentre lo scarico a getto differenziato fa risparmiare da 20.000 a 26.000 litri l’anno, che un rubinetto che sgocciola spreca anche 100 litri al giorno, mentre basta una piccola riparazione per risparmiare acqua e denaro.

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19 Marzo 2010 - Scrivi un commento
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