Una task force per il Lambro, ma il fiume nero continua la sua corsa

Sono passati tre giorni dal disastro ambientale sul fiume Lambro e finalmente si muovono anche le istituzioni. Bertolaso ed il ministro Prestigiacomo hanno costituito una task force per arrestare l'ondata di gasolio. Il rischio è che ormai sia troppo tardi.

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di Andrea Boretti

Confluenza Lambro-Po
Confluenza fra il Lambro ed il Po
A tre giorni dal disastro, finalmente le istituzioni si sono mosse. Bertolaso è corso a Piacenza a sorridere alle telecamere e prendere per mano la task force presieduta anche dal ministro dell'ambiente Prestigiacomo. Qui i tecnici di Enel Green Power provano a limitare i danni fermando la centrale di Isola Serfini e facendo defluire l’acqua dal basso per trattenere la massa oleosa e fermare l'ondata nera.

Peccato che forse sarà troppo tardi. Mentre i nostri dirigenti parlano, infatti, parte del petrolio e del gasolio ha già superato Piacenza e corre veloce verso l'Adriatico. L’ARPA, pur rassicurando sulla potabilità dell’acqua di rubinetto, dirama un comunicato in cui dice di non usare o bere l'acqua del fiume, ma il suggerimento sembra quanto meno superfluo.

In questa tragedia ecologica con tratti da pantomima italiana tanto è lenta e maccheronica la sua gestione, una sola è la certezza: il disastro questa volta non è imputabile a nessun evento naturale, la sua origine è dolosa.

Spiegano gli inquirenti che per svuotare le cisterne è, infatti, necessario sbloccare le valvole, attivare nella giusta sequenza tre comandi e attendere che il petrolio venga aspirato dal fondo e pompato nelle tubature.

Un'operazione non semplice che avrebbe richiesto almeno tre persone, un'operazione che non può essere il risultato della svista di un tecnico o dell'errore umano di un operaio, ma che può essere solo un gesto doloso volontario.

Al momento le motivazioni alla base dell'insano gesto sono tutte da chiarire anche se pare che sull'area ci fosse un forte interesse relativamente ad un progetto edilizio da mezzo miliardo di euro e 187mila metri quadri di terreno.

Guido Bertolaso
Bertolaso è corso a Piacenza a prendere per mano la task force presieduta anche dal ministro dell'ambiente Prestigiacomo.
Il progetto denominato Ecocity dalla Addamiano Engineering, al momento fermo a causa di difficoltà economiche, avrebbe dovuto bonificare l'area e costruire, appunto, una città ecologica. Su questa pista e sui subappalti conseguenti stanno indagando gli investigatori.

Così mentre la macchia nera si muove verso il mare e sembra inarrestabile, un altro conto alla rovescia è iniziato, quello per salvare gli animali travolti dagli idrocarburi. Enpa e il WWF di Vanzago si stanno infatti mobilitando per recuperare e pulire i germani e le gallinelle imbrattate di petrolio, ma la situazione non è per niente di facile soluzione.

Acqua inquinata, animali imbrattati, soldi che se ne vanno, quale che sia il movente che si nasconde dietro tanta scellerataggine di sicuro l'uomo e l'Italia in questa vicenda fanno l'ennesimo passo indietro in ambito di civiltà e di ecologia.

Fa rabbia in questo senso sentire ora le parole del Presidente Nazionale dei Verdi Angelo Bonelli: “Denunciamo con profondo sdegno che il Parlamento, il 2 febbraio 2010, ha approvato una legge che depenalizza il reato di scarico industriale nelle acque. In pratica chi scaricherà inquinanti oltre i limiti consentiti dalla legge se la caverà semplicemente con una multa che va da 3mila a 30mila euro”. Senza parole.

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25 Febbraio 2010 - Scrivi un commento
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