Peccato che forse sarà troppo tardi. Mentre i nostri dirigenti parlano, infatti, parte del petrolio e del gasolio ha già superato Piacenza e corre veloce verso l'Adriatico. L’ARPA, pur rassicurando sulla potabilità dell’acqua di rubinetto, dirama un comunicato in cui dice di non usare o bere l'acqua del fiume, ma il suggerimento sembra quanto meno superfluo.
In questa tragedia ecologica con tratti da pantomima italiana tanto è lenta e maccheronica la sua gestione, una sola è la certezza: il disastro questa volta non è imputabile a nessun evento naturale, la sua origine è dolosa.
Spiegano gli inquirenti che per svuotare le cisterne è, infatti, necessario sbloccare le valvole, attivare nella giusta sequenza tre comandi e attendere che il petrolio venga aspirato dal fondo e pompato nelle tubature.
Un'operazione non semplice che avrebbe richiesto almeno tre persone, un'operazione che non può essere il risultato della svista di un tecnico o dell'errore umano di un operaio, ma che può essere solo un gesto doloso volontario.
Al momento le motivazioni alla base dell'insano gesto sono tutte da chiarire anche se pare che sull'area ci fosse un forte interesse relativamente ad un progetto edilizio da mezzo miliardo di euro e 187mila metri quadri di terreno.
Così mentre la macchia nera si muove verso il mare e sembra inarrestabile, un altro conto alla rovescia è iniziato, quello per salvare gli animali travolti dagli idrocarburi. Enpa e il WWF di Vanzago si stanno infatti mobilitando per recuperare e pulire i germani e le gallinelle imbrattate di petrolio, ma la situazione non è per niente di facile soluzione.
Acqua inquinata, animali imbrattati, soldi che se ne vanno, quale che sia il movente che si nasconde dietro tanta scellerataggine di sicuro l'uomo e l'Italia in questa vicenda fanno l'ennesimo passo indietro in ambito di civiltà e di ecologia.
Fa rabbia in questo senso sentire ora le parole del Presidente Nazionale dei Verdi Angelo Bonelli: “Denunciamo con profondo sdegno che il Parlamento, il 2 febbraio 2010, ha approvato una legge che depenalizza il reato di scarico industriale nelle acque. In pratica chi scaricherà inquinanti oltre i limiti consentiti dalla legge se la caverà semplicemente con una multa che va da 3mila a 30mila euro”. Senza parole.
Petrolio e Politica
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