Microgenerazione di energia e riconversione: un piano per salvare la Fiat?

La crisi della Fiat, con il rischio di cassa integrazione per migliaia di operai, potrebbe rivelarsi l'occasione per mettere in atto un piano di riconversione che sfrutti la microgenerazione di energia. I mezzi tecnici ci sono già. Ciononostante, probabilmente, niente di tutto ciò sarà fatto.

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di Andrea Bertaglio

Proteste operai Fiat
La chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese comporterebbe la perdita di 3.000 posti di lavoro compreso l'indotto.
Da tempo sentiamo parlare della crisi della Fiat e della possibile riconversione dello stabilimento di Termini Imerese. Eppure in Italia, un Paese nel quale ogni 1000 abitanti ci sono 768 autovetture, si sente ancora parlare di “ecoincentivi” e di rilancio dell’industria automobilistica. Un settore moribondo quello dell’auto, con problemi economici, finanziari, sociali, ambientali, occupazionali.

Problemi seri, che coinvolgono migliaia di persone e la loro possibilità di continuare ad avere un’occupazione. Solo dietro lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, infatti, si parla della perdita di 3.000 posti di lavoro compreso l'indotto.

“Riconversione”, quindi. Ma per produrre cosa, se nemmeno l’amministratore delegato Sergio Marchionne, dopo aver affermato che quello automobilistico è “un mercato che ha una sovra-capacità produttiva del 30%”, ha idea di cosa produrre nello stabilimento siciliano per evitarne la chiusura? Una risposta è stata trovata dall’ing. Palazzetti, un tempo impiegato presso il Centro Ricerche Fiat (CRF). Non adesso, ma quasi quarant’anni fa!

Risale ai primi anni settanta, infatti, l’invenzione più nota di Mario Palazzetti: il “Total Energy Module” (Totem), una “caldaia” che eroga 39kw di potenza termica alimentata a metano e 15kw di potenza elettrica, da piazzare dove si ha anche bisogno di energia termica. Fu creato usando a suo tempo il motore di una Fiat 127.

Peccato che una tale scelta risultava scomoda ai grandi enti fornitori di energia, i quali ne impedirono di fatto la diffusione su larga scala, insieme alla decisione di iniziare l’avventura nucleare in Italia. Insomma, una “caldaia” che, una volta installata ovunque ce ne sia lo spazio o la necessità, con il suo funzionamento può produrre sia energia termica per autoconsumo che elettrica.

Ora, in piena crisi occupazionale, energetica ed ambientale, il Totem potrebbe, anzi, dovrebbe essere preso in considerazione ed aiutarci a risolvere, dopo alcuni decenni, i più urgenti problemi attuali.

Ciò è molto difficile nel Bel Paese, soprattutto se si pensa al quasi monopolio di enti quali Enel ed Eni, dei quali oltretutto il principale azionista è proprio lo Stato italiano. In Paesi invece nei quali c’è stata davvero una liberalizzazione del mercato dell’energia, le cose stanno diversamente.

Mini centrale elettrica
La Volkswagen ha siglato un accordo lo scorso settembre con la ditta energetica Lichtblick, che porterà alla costruzione ed installazione di centomila “mini-centrali” elettriche
È il caso della Germania, dove la Volkswagen ha siglato un accordo lo scorso settembre con la ditta energetica Lichtblick, che porterà alla costruzione ed installazione di centomila “mini-centrali” elettriche entro il 2010 nella sola Repubblica federale. Mini-centrali aventi in sé sostanzialmente la stessa tecnologia del Totem e, quindi, di un’automobile.

Queste mini-centrali sono infatti apparecchiature molto simili al Totem di Palazzetti, e funzioneranno con un motore Volkswagen a biogas derivato dai propulsori di serie della Golf. Il motore, sempre come nel Totem, oltre a generare calore muove un generatore che fornisce energia per il consumo domestico, con un’efficienza di produzione di circa il 94% (contro il 38% circa delle grandi centrali).

Insomma, luce e riscaldamento dal motore dell’auto, con un rendimento nettamente superiore. E ad un costo molto ridotto, se paragonato alla costruzione di grandi centrali, magari nucleari.

Non è da escludere che ci troveremo presto ad importare tecnologia dall’estero che, in realtà, era già stata inventata in Italia. Del resto, non sarebbe la prima volta. Sempre l’ing. Palazzetti inventò con la sua equipe, negli anni ’60, l’Antiskid, un dispositivo che adesso si chiama ABS. Con l’Antiskid si provocò la legge americana sull’obbligatorietà per i veicoli industriali dello stesso dispositivo, che la Fiat produceva negli Stati Uniti per il mercato americano.

Non fu però prodotto in Italia, dove si è aspettato che negli anni ’80 arrivasse la Bosch con quello che ora si chiama, appunto, ABS. Dobbiamo per forza ripetere l’esperienza dell’Antiskid, diventato poi ABS, ossia inventiamo qualcosa, ma aspettiamo che in futuro ce lo vendano da fuori?

Inerzia
Per una questione di inerzia probabilmente il piano di riconversione non prenderà mai piede
È decisamente possibile riconvertire l’industria automobilistica, irrimediabilmente in crisi sia a livello economico che occupazionale. In Italia abbiamo competenze per ed urgenza di farlo, ma non l’approvazione di chi può veramente decidere: lo Stato ed i colossi dell’energia. La micro-cogenerazione diffusa proposta dall’ingegner Palazzetti porterebbe infatti a ridurre non solo le emissioni di CO2, gli sprechi di energia e le spese per gli utenti, ma anche i profitti per gli enti fornitori di energia ed i loro azionisti.

Usare meno energia significa spendere meno. Ma in questo modo, oltre a ridurre i profitti di cui sopra, si rischierebbe di rievocare lo spettro della Decrescita: minori consumi, minore circolazione di denaro, minori spese e sprechi. Per piacere, non scherziamo…

La cosa più strana, però, è che riconvertire l’industria automobilistica in questo modo dovrebbe rendere felici gli stessi paladini della crescita economica, ri-garantendo un’occupazione a così tante persone (e risolvendo un problema comunque enorme, dato che anche i sostenitori della Decrescita come il sottoscritto sanno benissimo che non c’è niente di peggio della crisi occupazionale in un contesto socio-economico come quello attuale).

Il fatto è che non succederà nulla di tutto ciò, anche solo, come ama ricordare lo stesso ing. Palazzetti, per una questione di inerzia, sia delle Istituzioni che dei grandi gruppi economici: non solo ancorati ai loro privilegi, ma anche alle loro “abitudini”. Sentiremo quindi una marea di slogan e di buoni propositi, ma nonostante in molti si riempiano la bocca con la parola “progresso”, questi esempi di vera innovazione restano quasi sempre in un cassetto, nell’ex Bel Paese.

Come nel caso dell’Antiskid diventato ABS, comunque, è curioso chiedersi se, fra qualche anno, agli ormai ex-operai della Fiat gli enti elettrici proporranno l’acquisto e l’installazione di una mini-centrale Volkswagen.

PER SAPERNE DI PIU' SULL'ARGOMENTO
La Felicità Sostenibile

Ii modello economico, sociale e politico dominante sta crollando sotto i colpi della crisi finanziaria...
Continua...
 
10 Febbraio 2010 - Scrivi un commento
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4 lettori hanno commentato questo articolo:
12/5/10 08:47, giancarloessezeta ha scritto:
Oltre all'ABS, la Fiat ha svenduto alla Bosh anche il Common rail, l'iniezione di gasolio ad alta pressione che ha ridotto i consumi aumentando le prestazioni a livello dei motori a benzina.

Cecità, pigrizia tanto i soldi arrivavano dallo Stato...), cinismo di usare il ricatto occupazionale in ogni occasione.

9/5/10 17:33, Nauseato ha scritto:
Il progetto più grande in primis è quello di rinnovare il "parco" politico italiano oltre quello per creare soluzioni energetiche alternative (e molto altro ancora). I poderosi accordi economici degli "uomini dello Stato" con le maggiori multinazionali energetiche (e non solo), hanno di fatto rovinato (e continuano a rovinare) noi poveri comuni mortali costretti a sborsare cifre esose per le bollette del riscaldamento e/o luce vanificando il lavoro dell'Ing. Palazzetti che oggi è già in fase di avanzata sperimentazione in Germania grazie alla Volkswagen (vedi la puntata di Report del 09/05/2010).
12/2/10 02:31, Francesco De Robertis ha scritto:
Ottimo! Da far girare in tutti i mezzi.
In questi giorni è' stata diffusa la notizia che la FIAT ha stretto un accordo con un produttore Russo per produrre a basso costo... ormai la delocalizzazione è inevitabile. A quanto pare preferiscono scelte comode piuttosto che innovative.
11/2/10 15:48, L'Eco della Terra ha scritto:
Sarebbe un gran progetto riconvertire Termini Imerese alla micro-cogenerazione.

A mio avviso serve un gran progetto anche con l'aiuto dlele istituzioni (a cominciare dallo Stato) per quegli stabilimenti che rischiano la chiusura, e riconvertirli alla green economy, che ne abbiamo bisogno come il pane!

http://ecodellaterra.blogspot.com
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