Rete idrica e coscienza italiana: entrambe colabrodo!

L'ennesimo rapporto ISTAT riporta l'attenzione sul tema dell'acqua e degli sprechi. Solo al SUD nel 2008 è stato buttato via il 47% dei litri d'acqua erogati, ma anche il Nord non ha molto da stare sereno.

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di Andrea Boretti

acqua
L'ennesimo rapporto ISTAT riporta l'attenzione sul tema dell'acqua e degli sprechi
Se ne parla da anni, da anni si fanno denunce sui giornali, da anni si dichiara che le cose miglioreranno. Poi arriva l'ennesimo report dell'ISTAT e la fotografia della rete idrica italiana si scopre essere sempre la stessa, se non addirittura in peggioramento. E così, puntuale, è successo anche quest'anno.

Il report dell'Istat a cui facciamo riferimento parla della situazione relativa al 2008, e non è una bella situazione. Sotto accusa va come al solito il Sud dove in media il 47% dell'acqua è andata perduta nell'arco del 2008. Le regioni peggiori sotto questo punto di vista sono la Puglia, la Sardegna, il Molise e l'Abruzzo. A Bari in particolare la situazione appare davvero drammatica: ogni 100L d'acqua erogati ne vengono persi ben 106L (in altre parole, come se per riempire una vasca da 100 litri bisogna farne uscire 206 dall'acquedotto)!

Ma anche al nord ci sono situazioni negative degne di nota: è il caso della Valle d'Aosta dove per ottenere 100L d'acqua ne devono essere prelevati ben 158L, con uno spreco effettivo di 58L.

Ma quale è la ragione di tanti sprechi? Le motivazioni sono molteplici, e tra queste sicuramente la necessità di garantire afflusso alle condutture concesse alle imprese, ma non solo. Tanta acqua va persa a causa di prelievi non autorizzati, a una mancata regolazione dei flussi e soprattutto, ma questa è una piaga con la quale si combatte da anni, a causa di una rete colabrodo che perde acqua lungo il percorso verso il rubinetto.

Per completare il quadro vi diamo un altro paio di dati: nel 2008 il consumo medio giornaliero pro-capite di acqua è stato di 250L, e sempre nel 2008 si sono utilizzati 9,1 miliardi di metri cubi di acqua, ben l'1,7% in più rispetto al 2005 e il 2,6% in più rispetto al 2006.


Nel 2008 il consumo medio giornaliero pro-capite di acqua è stato di 250L
Cent'anni fa in molti paesi italiani si faceva come in Africa o in Sud America: si andava al pozzo e si riempivano dei secchi che servivano poi per tutta la famiglia per cucinare, lavare e lavarsi. Ogni nucleo familiare poteva forse consumare 50L d'acqua al giorno, ma anche ipotizzando che fossero 100L il divario tra i consumi di oggi e quelli di allora è sicuramente molto elevato.

Oggi le cose sono diverse per molti motivi. La vita è cambiata e con essa le necessità degli italiani; ma siamo sicuri che 1000L al giorno per un nucleo familiare di 4 persone siano veramente necessari? Siamo sicuri che, in attesa che lo Stato faccia la sua parte considerando il problema della rete idrica un priorità, non sia possibile per ognuno di noi prestare maggiore attenzione ai consumi?

Certo dal governo e dalle istituzioni le risposte e le azioni messe in campo non sembrano incoraggianti. La recente legge che fondamentalmente spinge e privatizza l'acqua potabile italiana sa, al solito, di una resa su tutti i fronti, oltre che di ennesima grande svendita di un bene pubblico ai privati.

Se però da questi ultimi non c'è da attendersi niente di buono - come dimostrano le diverse esperienze internazionali - allora è dai singoli e dalla società civile che deve venire il messaggio e l'azione concreta. In Italia si è sempre detto che di acqua ne abbiamo tanta, ma l'esperienza ci insegna che questo è molto relativo: dipende dalle regioni, dalle stagioni e, per il nostro futuro, dipenderà da quando decideremo di smettere di sprecarla.

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24 Gennaio 2010 - Scrivi un commento
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