Fuori dal mondo? Ecco come ci siamo arrivati

Come è iniziato il dualismo fra corpo e spirito? Come facciamo ad accettare uno stile di vita così alieno alle nostre origini? Perché la natura è diventata uno strumento meccanico ad uso e consumo dell’uomo? Vediamo quanto la storia dell’etica, della religione e della scienza abbiano determinato quello che siamo diventati: dall’animismo alla spiegazione del caos.

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di Rachele Malavasi


Nell’ultimo secolo, l’uomo ha vissuto una fase di grave distacco fra il corpo e lo spirito, la materia e la mente. La disillusione che pervade la società moderna è sintomo di un disagio che ha origini più profonde di quanto possiamo immaginare. Come siamo arrivati a questa situazione? Come facciamo ad accettare uno stile di vita così alieno alle nostre origini, pervase di spiritualità? Come ha fatto la natura a diventare uno strumento meccanico per l’uso dell’uomo?

Per capire i passaggi che ci hanno portato alla società moderna è necessario ripercorrere le tappe della storia dell’etica, della religione e della scienza. Per farlo, ci appoggeremo soprattutto all’articolo di Arsene “The human-nature relationship - The emergence of environmental ethics”.

Secondo quanto affermato anche dal noto naturalista Jared Diamond, l’ambiente è uno dei fattori determinanti della storia dell’uomo, il principale regista del predominio di alcuni popoli e modellatore delle società.

Per l’uomo alle prime armi, l’ambiente assume una veste sacra. La sua dipendenza dai frutti della terra lo porta a venerare la natura per quello che ha da offrirgli. È in questo primissimo periodo della storia che nascono l’animismo (in cui ogni essere animato o inanimato possiede uno spirito, il che sottintende l’obbligo morale di rispettare ogni elemento) ed il totemismo (che stabilisce un fortissimo legame con gli antenati ed il territorio in cui il clan vive, ritenendo che gli esseri viventi nascano dalla terra e quindi ne assumano le caratteristiche). In queste due credenze, non c’è divisione fra principio materiale e spirituale, non esiste una supremazia della mente sul corpo perché le due cose non sono considerate distinte.

Le cose cominciano a cambiare con l’arrivo dell’agricoltura (circa 10.000 anni fa), quando la percezione lineare del tempo viene sostituita da quella ciclica.


Demetra, dea della terra e del nutrimento
La donna e la sua fertilità vengono poste al centro della spiritualità delle società matriarcali. Molte delle divinità delle società animiste assumono aspetto femminile (Iside per gli Egizi, Ishtar in Mesopotamia, Cerere per i Romani, Demetra e Gaia per i Greci).

Ma un punto di svolta nella storia è segnato dall’acquisizione di conoscenze che hanno portato a modificare i cicli naturali delle piante e dall’invenzione di alcuni mezzi che rivoluzioneranno il concetto di agricoltura (falce, aratro). Ciò che un tempo veniva ritenuto soprannaturale e potente, può essere plasmato secondo le proprie necessità. Il potere generatore della donna e quello della natura vengono relegati in una posizione di sudditanza; la ragione scientifica comincia ad assumere un’importanza sempre maggiore rispetto all’istinto.

Emergono da questa rivoluzione due differenti visioni del mondo, e con esse si modellano le nuove religioni: da un lato, l’uomo è considerato l’unico essere dotato di una vera anima e può usufruire della natura come meglio crede, ma senza abusarne in quanto creazione divina (nelle “Religioni rivelate” - Giudaismo, Cristianesimo ed Islam), dall’altro, prevale una visione in cui lo spirito divino pervade ogni cosa quasi allo stesso livello e l’uomo deve cercare di trovare il suo equilibrio nel mondo senza modificarlo a tal fine (nelle religioni orientali, tra cui Induismo, Taoismo, Buddismo, Confucianesimo). Una delle principali barriere fra il pensiero occidentale e la coscienza del mondo naturale nasce dallo spostamento dell’azione divina dalla cosmologia alla storia, per cui le azioni dell’uomo risultano dettate da un volere divino e quindi giustificate.

Il XVI° secolo segna l’inizio della rivoluzione scientifica che accentua la separazione tra corpo e spirito . Nel 1543 Copernico formula la teoria eliocentrica. Una cosa ritenuta irrefutabile come la rotazione del Sole attorno alla Terra viene confutata: l’assenza di certezze su cui si ha sempre fatto fede si ripercuote nell’animo umano. La Terra non è più al centro dell’universo e questo determina forti crisi religiose.

Nella prima metà del 1600, Descartes e Bacon stabiliscono il primato della ragione sull’istinto. Descartes arriva a fornire prove scientifiche dell’esistenza di Dio, e afferma l’esistenza di una mente (res cogitans) separata dal corpo (res extensa). L’uomo rappresenta un essere immateriale, basato sulla ragione, che “abita” un corpo materiale, concretizzazione della natura. Viene quindi perso l’equilibrio con il proprio essere: questo concetto fondamentale sarà alla base della deriva del genere umano negli anni futuri. Bacon afferma che l’uomo può controllare ogni elemento naturale attraverso la ragione, e che attraverso la sperimentazione è possibile conoscere ogni cosa. La natura e gli animali vengono percepiti come oggetti di ricerca meccanica.


La teoria evoluzionista, immagine tratta dal sito www.starlarvae.org
Nel 1859 viene pubblicato “L’Origine delle Specie” di Charles Darwin. La teoria evoluzionistica segna un forte cambiamento non solo nella visione scientifica della natura, ma ha forti influenze anche sulla struttura della società umana (Darwinismo sociale): la competizione fra gli individui, le nazioni o le idee veicola l’evoluzione delle società. Di conseguenza, chi vive in una situazione di disagio vi è giunto perché non ha le capacità intellettuali di innalzarsi da questa situazione. Si rafforza il concetto di razzismo, per cui certi individui o gruppi sociali, ritenuti in qualche modo inferiori, non dovrebbero avere la possibilità di trasmettere i propri geni all’umanità. I paesi colonialisti abbracciano in pieno questa visione che esalta il progresso, per cui non c’è mai fine al processo di miglioramento della qualità di vita e della società. In nome del progresso può essere fatta qualsiasi cosa, e nasce il capitalismo.

Le classi poste ai margini della società capitalista insorgono e nascono il socialismo ed il comunismo di Marx ed Engels. L’uomo, le piante e gli animali vengono visti come strumenti di produzione. Il corpo produce, la mente elabora. Come lo scambio di merci assume il ruolo di scambio sociale, così i rapporti umani assumono l’aspetto di uno scambio tra cose. È il culmine della dualità matter-mind (materia-mente). Verosimilmente, questa commercializzazione del rapporto umano ha esaltato la dipendenza dagli oggetti di consumo che, specialmente se legati ad una marca specifica e nota, segno di integrazione sociale, sostituiscono un rapporto umano sempre più carente.

In campo scientifico, contemporaneamente, l’introduzione del concetto di entropia (l’irreversibile tendenza alla dispersione di energia e all’incremento del disordine) arriva a spiegare l’esistenza del caos. Svaniscono gli ultimi dubbi riguardo alla possibilità di spiegare ogni aspetto dei fenomeni naturali su basi scientifiche.


Charlie Chaplin in Tempi Moderni
Questi, in linea generale, sono i principali fattori che hanno portato all’esistenza della società moderna. Non stupisce che il genere umano sia pervaso da un pessimismo generale e che molti ritengano che lo stile di vita alienante promosso dalla cultura occidentale ci accompagnerà inevitabilmente per il resto della nostra storia. L’assenza di speranza nasce dalla perdita del contatto con il divino, la fede e con la natura che ci rigenera. Eppure non bisogna darsi per vinti. Molti movimenti di importanza eccezionale sono sorti nell’ultimo secolo. Nel prossimo articolo, vedremo come grazie a queste nuove ideologie questo secolo potrà vedere una svolta epocale nel rapporto uomo-natura, che ci aiuterà a ritrovare l’equilibrio perso.

Riferimenti bibliografici

Arsene G. The human-nature relationship. The emergence of environmental ethics

Diamond J., 2000. Armi, acciaio e malattie. Einaudi, Torino

Hornborg A., 2001. Vital Signs: An Ecosemiotic Perspective on the Human Ecology of Amazonia Sign Systems Studies 29: 121-152

Roepstorff A., 2001. Thinking with animals. Sign Systems Studies 29: 203–218

30 Dicembre 2008 - Scrivi un commento
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