Biohazard

Tutti in treno allo sbaraglio! Portatevi coperte e panini...

Risulta praticamente impossibile stilare un riassunto completo di quanto accaduto in questi ultimi giorni sulla rete ferroviaria, fra migliaia di treni soppressi, spesso senza neppure avvertire i viaggiatori in tempo utile. Era davvero inevitabile?

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di Marco Cedolin

Moretti
Giuseppe Moretti alla guida di Trenitalia
Il freddo e la neve caduta abbondante in tutto il Centro Nord nel corso di questa settimana prenatalizia, hanno messo impietosamente al tappeto il servizio ferroviario italiano che ormai da molti anni si regge con le stampelle, fidando nella bonomia e troppa comprensione dei viaggiatori ormai avvezzi a sopportare stoicamente ogni genere di disagio.

In questo cadere al tappeto delle ferrovie, che nell’ultimo ventennio sono state abbandonate a sé stesse nell’ottica del progressivo disfacimento, a fronte di amministratori incapaci e della decisione di destinare alla truffa dell’alta velocità la quasi totalità degli investimenti, si sono toccate punte di una tale gravità da indurre anche il più presuntuoso e tronfio fra i dirigenti a prostrarsi in ginocchio, proferendo scuse con il capo cosparso di cenere.

Risulta praticamente impossibile stilare un riassunto completo di quanto accaduto in questi ultimi giorni sulla rete ferroviaria, fra migliaia di treni soppressi, spesso senza neppure avvertire i viaggiatori in tempo utile. Decine e decine di convogli bloccatisi improvvisamente in mezzo alla neve per guasti tecnici, lasciando per ore i passeggeri intrappolati al freddo e al buio senza corrente elettrica. Caos generalizzato nelle stazioni, dove i viaggiatori privi di qualsiasi informazione si sono ritrovati accampati come in un campo profughi in attesa di un treno che non sarebbe arrivato mai. Ritardi generalizzati che hanno raggiunto in molti casi il senso del ridicolo, giungendo perfino a superare i 700 minuti, una mezza giornata per intenderci.

Solo per citare qualcuno fra i casi più eclatanti che sono stati portati a conoscenza della pubblica opinione (molti purtroppo sono rimasti relegati nelle cronache dei giornali locali o nei racconti indignati di chi li ha vissuti in prima persona) occorre partire dalla stazione Termini di Roma, non proprio la stazioncina isolata di un paesino di montagna. Stazione Termini dove la notte fra il 20 e il 21 dicembre oltre 600 passeggeri, stanchi e disorientati per essere rimasti totalmente abbandonati dalle ferrovie dopo la soppressione di treni per cui avevano pagato il biglietto, si sono ritrovati accampati all’interno di una struttura deserta, dove erano chiusi anche i bar. Poi dirottati dopo l’intervento del 113 all’interno di una saletta priva di riscaldamento e con i bagni fuori servizio. Infine spostati alle 4 del mattino su un convoglio con il riscaldamento spento ed i bagni rotti, ad attendere in ibernazione che il treno partisse, prima di prendere consapevolezza del fatto che in realtà non sarebbe partito mai, poiché soppresso quando già si era fatto giorno. Fra loro anche una mamma che doveva portare il figlioletto al Gaslini di Genova per un trapianto, molte persone che si sono sentite male per il freddo e si sono viste costrette a vomitare per terra a causa della mancanza di un bagno, altre che sono andate nel panico e hanno avuto una crisi dei nervi.

Non è andata molto meglio, sempre la sera del 21 dicembre, ai 200 passeggeri del treno regionale Venezia – Udine, partito con 35 minuti di ritardo e poi bloccatosi appena fuori dalla stazione di Mestre per un guasto al pantografo. Abbandonando per 4 ore i viaggiatori al proprio destino, nelle carrozze al buio e senza riscaldamento, con una temperatura esterna di 10 gradi sottozero, prima che un vecchio locomotore diesel riportasse indietro il convoglio ed i passeggeri, per ricominciare daccapo una nuova avventura.

E non si è trattato di un viaggio di piacere neppure per i passeggeri di due TAV Frecciarossa, imprigionati per mezz’ora al buio all’interno delle gallerie del Mugello prive di tunnel di soccorso, quelle che in una vecchia puntata di Exit, Moretti aveva definito si pericolose, ma sempre molto meno dell’autostrada A1 che annualmente fa decine e decine di vittime.

A fare loro compagnia i passeggeri che il 21 dicembre dovevano recarsi da Milano a Parma, il cui treno annoverava 500 minuti di ritardo, quelli diretti a Roma, con 445 minuti di ritardo, i viaggiatori che non si contano, costretti ad attese di ore in mezzo alla campagna su convogli senza il riscaldamento funzionante, quelli costretti a viaggiare in piedi, perché i sedili erano bagnati e nevicava nelle carrozze, quelli in attesa sulla banchina che hanno visto il treno tirare dritto, perché le porte non si aprivano a causa del gelo, quelli che hanno atteso per ore un treno che il tabellone dava con ritardo “indefinito”.

Nonostante la dimensione del disastro delle ferrovie possa annoverarsi fra quelle che resteranno nella memoria per lungo tempo, anche una debacle di questo genere non sembra essere stata in grado di scalfire l’arroganza dell’ad Mauro Moretti, l’uomo sponsor del TAV Frecciarossa, da lui inaugurato a cadenza mensile con tanto di orari record validi solo per i viaggi inaugurali.

Moretti infatti, dopo aver reso noto che per i disservizi non ci saranno rimborsi, poiché le colpe sono del freddo e della neve e non certo delle Ferrovie, non si è sentito assolutamente in dovere di chiedere scusa ai viaggiatori, ma al contrario li ha invitati a portarsi da casa coperte e panini per meglio affrontare i “problemi” del viaggio che a suo dire sono comuni in tutta Europa.

Aggiungendo a queste “sensate” parole la minaccia di tagliare il 50% dei treni e premurandosi di precisare che lui “non è un coglione”.

Il ministro dei Trasporti Matteoli da parte sua si è affrettato a coprirgli le spalle, affermando che le improvvide parole di Moretti sono conseguenza dello stress cui è sottoposto in questi giorni, quasi avesse passato la notte nella stazione Termini pure lui.

Il bravo Paolo Toretta, in un articolo sul Corriere Della Sera lo ha sbugiardato pubblicamente, dimostrando come in Finlandia il servizio ferroviario funzioni perfettamente anche con la neve e temperature fino a 30 gradi sottozero, utilizzando oltretutto fra gli altri i treni veloci Pendolino prodotti in Italia, prima che la politica decidesse di sopprimerli, in quanto avevano il difetto di correre ai 250 km/h sulle linee tradizionali e non sarebbero stati funzionali ai profitti della mafia del cemento e del tondino che per crescere abbisognavano della costruzione di nuove infrastrutture.

23 Dicembre 2009 - Scrivi un commento
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Un lettore ha commentato questo articolo:
7/1/10 10:30, Mimmo ha scritto:
ho spesso preferito il treno ad altri mezzi di trasporto anche per motivi ecologici.
La disavventura dell’ultimo viaggio ci farà orientare verso altre scelte.

Io e mia moglie abbiamo acquistato il biglietto di Alta Velocità MI-Roma (treno 9607) con partenza da Milano alle 8:00 del 22/12/09 e il treno Eurostar 9353 Roma-Caserta, con arrivo previsto alle 12.25 .
Ricordo che la sera prima Milano era stata ricoperta da una fitta nevicata.

Partendo con un treno dalla stazione di Vignate (dove abitiamo) siamo scesi a Pioltello per salire su un treno (di quelli che utilizzano di solito i pendolari) con destinazione Milano centrale.
Ebbene, questo treno è arrivato con più di 35 minuti di ritardo, si è fermato ben oltre la pensilina di attesa dei passeggeri , con le porte delle ultime carrozze guaste e con la banchina ricoperta di almeno venti centrimetri di neve. Con mia moglie e due bimbi piccoli (rispettivamente 1 e 2,5 anni) abbiamo dovuto ‘rimorchiare’ i passeggini che, non riuscivamo a spingere nella neve.
Arrivati finalmente a Milano centrale , scopriamo che il treno Alta velocià che avremmo dovuto prendere alle 8, arrivando da Torino, accumulava ritardi che, annunciati di 5 minuti in cinque minuti, sono arrivati a diventare 80.
Saliti sul treno scopriamo dai viaggiatori provenienti da Torino, che quel treno si era fermato per guasto tecnico, mentre gli altoparlanti continuavano a dare la colpa alle cattive condizioni meteo.
Nel tratto da Milano a Bologna (percorso a velocità ridicola) ci fermiamo una volta.Chiediamo spiegazioni ad uno del ‘personale di bordo’ che ci illumina dicendo che dovevamo ritenerci fortunati, in quanto l’autostrada era tutta bloccata. Poco dopo Bologna restiamo di nuovo fermi ( questa volta in una galleria) e il capotreno ci annuncia che saremmo tornati indietro alla prossima stazione e da lì saremmo arrivati con un regionale a Firenze.
Scendiamo, trasbordiamo e lento pede arriviamo a Firenze.
Ormai le ore di ritardo non si contano più.
Gli assistenti alla clientela, affiancati da pattuglie di Polizia ci suggeriscono di salire sul primo treno utile.
Purtroppo, il primo treno utile sarebbe stato un Frecciarossa per Napoli, ma le persone stipate anche sulle scale rendono impossibile l’arrembaggio con bimbi al seguito.
Il successivo , sempre frecciarossa per Napoli, ci viene sconsigliato proprio dall’assistenza ai clienti. La disponibilità di altri sventurati passeggeri ci consente di salire su questo treno , lasciando spazio ai due passeggini e consentendo a me e mia moglie di viaggiare, in piedi fino a Roma, e raggiungere Napoli (ancora una voce di tanto in tanto c ricordava che la colpa era del maltempo, anche se, ormai, neve non se ne vedeva da un pezzo). Da qui un locale ci porta a destinazione (Caserta) alle 20,07, con quasi otto ore di ritardo rispetto a quelle preventivate.

Per il viaggio di ritorno, a Roma scopriamo che il treno AV 9638 del 29/12/09 è stato soppresso, e ci invitano a prendere il successivo ( delle 19, 15 invece che delle 19).
Anche qui una voce ci informa che a causa di manutenzione pianificata sulla linea ad alta velocità, il treno avrebbe percorso la linea normale (se era pianificata perché mi hanno venduto il biglietto ad alta velocità?). Comunque, per farla breve, col viaggio di ritorno gli unici inconvenienti, probabilmente dovuti sempre alle condizioni meteo avverse, sono state la mancanza di illuminazione nella carrozza per quasi tutto il viaggio e quasi due ore di ritardo all’arrivo a Milano (23,45 contro le preventivate 21,59).
Convinti di essere stati vittime di truffa saremmo desiderosi di avere giustizia.
(tra l’altro, avendo acquistato i biglietti via internet, fornendo indirizzo e-mail e recapito telefonico, mi chiedo, perché, l’ente non ha comunicato l’incapacità di gestire una situazione meteorologica preannunciata con tanto anticipo?).
Arianna Editrice
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