Privatizzazione dell’acqua: una cascata di proteste

Segnali di protesta giungono da tutta Italia in seguito all’approvazione alla Camera del decreto Ronchi che, all’articolo 15, prevede la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, compresa l’acqua. Cittadini, politici ed associazioni dicono “no” alla mercificazione del bene più prezioso dell’umanità.

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di Alessandra Profilio

acqua
"L’acqua è vita, l’acqua è sacra, l’acqua è diritto fondamentale umano", Alex Zanotelli
“Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell’acqua”: così esordisce Alex Zanotelli nella lettera scritta in seguito all’approvazione alla Camera del decreto Ronchi che, all’articolo 15, prevede la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, compresa l’acqua.

“E’ la più clamorosa sconfitta della politica. E’ la stravittoria dei potentati economico-finanziari, delle lobby internazionali. E’ la vittoria della politica delle privatizzazioni, degli affari, del business. Noi continueremo a gridare che l’acqua è vita, l’acqua è sacra, l’acqua è diritto fondamentale umano.

E quella di Padre Zanotelli non è certo soltanto una voce fuori dal coro.

L’Italia intera, infatti, è stato travolta negli ultimi giorni da un’ondata di proteste contro il provvedimento approvato dal Governo.

Uno dei principali segnali di resistenza giunge dalla Puglia.

Dopo aver riconosciuto ufficialmente il principio “acqua bene pubblico dell’umanità” , la regione Puglia si è impegnata a trasformare la società Acquedotto pugliese da Spa a società di diritto pubblico. Inoltre, Nichi Vendola, il governatore della regione, ha già annunciato che ricorrerà alla Corte Costituzionale impugnando l’articolo 15 del ddl Ronchi ed ha dichiarato che per privatizzare i suoi tubi il governo dovrà passare sul suo corpo.


La Puglia ha deciso di pubblicizzare il servizio idrico, dichiarando l’acqua bene comune
“La Puglia sta facendo tutto il contrario del Governo nazionale. Ha deciso di pubblicizzare il servizio idrico, dichiarando l’acqua bene comune e presentando una propria legge regionale che impedisca il furto, da parte di aziende private alla ricerca di profitti, dell’acqua pubblica. In questa direzione intendiamo muoverci, senza voltarci indietro”.

“La privatizzazione dell’acqua" – ha aggiunto Vendola – "è una bestemmia contro Dio. Il decreto è un crimine contro l'umanità. L'acqua è un bene comune e non è assoggettabile alle regole del mercato".

Alle dichiarazioni del governatore della Puglia il Pdl ha risposto definendo la decisione della giunta regionale di impugnare dinanzi alla Corte costituzionale l’art.15 del decreto “un concentrato di demagogia, populismo e convenienza elettorale”. Sarà. Eppure le critiche al provvedimento approvato dal governo non provengono soltanto dai politici ma anche da tantissimi cittadini comuni (e quindi non alla ricerca di voti), dalle associazioni dei consumatori e da quelle ambientaliste.

Dopo aver ricordato che l’acqua è un bene comune e che il suo utilizzo deve rispondere a criteri di utilità pubblica, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, ha sottolineato che “la maggior parte delle esperienze di privatizzazione di questo servizio non hanno portato al miglioramento della qualità della risorsa, né alla diminuzione dei consumi e dei costi per i cittadini”.

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"L'acqua è un bene comune e non è assoggettabile alle regole del mercato"
Il presidente dell’associazione ha poi aggiunto: “questa legge costituisce l’ennesimo attacco agli enti locali, Regioni e Comuni che saranno privati della possibilità di amministrare il proprio territorio, anche nella gestione di un bene primario come l’acqua, aprendo la strada ad una speculazione privata soprattutto a discapito dei cittadini.

Una decisione come questa, inoltre, non tiene conto delle buone esperienze di gestione pubblica, mettendo tutti sullo stesso piano con gravi conseguenze sulla qualità del servizio offerto ai cittadini. Non si capisce, infatti, perché aziende pubbliche che, ancora oggi, garantiscono la qualità del servizio e tariffe contenute debbano ora essere obbligate a trasferire quote importanti dell’azienda a privati o addirittura a riaffidare la gestione ad altri”.

Secondo il WWF, poi, piuttosto che alla privatizzazione si dovrebbe pensare a obiettivi ben più importanti, come il miglioramento della qualità delle acque, visto che in Italia oltre 29.600.000 italiani, ovvero più della metà, non sono adeguatamente serviti da un sistema completo di depurazione dell’acqua, contro i circa 27 milioni che invece lo sono.

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I consumatori temono in particolare per i rincari delle bollette
Duro il giudizio delle associazioni dei consumatori: “Troviamo del tutto inaccettabile ed improponibile la norma sulla privatizzazione del servizio idrico”. Federconsumatori ed Adusbef sono pronte a raccogliere le firme per un referendum abrogativo.

I consumatori temono in particolare per i rincari. Francesco Luongo, responsabile del del Movimento Difesa del Cittadino (Mdc) avverte: “Ai costi dei vari carrozzoni pubblici e aziende municipalizzate si aggiungerà la necessità dei profitti delle Spa con inevitabili conseguenze sulle tariffe e le bollette che aumenteranno di oltre il 40%, come già accaduto per la rete telefonica nazionale e per le autostrade”.

Contro la privatizzazione di un bene così prezioso, c’è anche chi decide di impugnare la pistola… ad acqua. È il caso di padre Saverio Catanzaro, parroco della Chiesa Madre a Menfi (Agrigento). “Lo dice il Vangelo, non è giusto fare affari sulla povera gente: fedeli, cittadini, munitevi di una pistola ad acqua e resistete a questo sopruso. La pistola ad acqua è una provocazione ma anche un simbolo per chi vuol resistere pacificamente di fronte ad una ingiustizia. L’acqua e' un bene per la vita e sulla vita nessuno deve metter le mani. La privatizzazione, dove c’è stata, ha portato arricchimento per pochi e disagi per tanti. Qualcuno dice che è l’affare del secolo, forse è vero. Io ascolto la gente, e la gente è contraria alla privatizzazione”.

Nei mesi scorsi, quando al comune di Menfi è giunta la richiesta di consegna delle reti idriche, le campane della Chiesa Madre hanno suonato a morte: “Era la morte della democrazia”, conclude padre Catanzaro.

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26 Novembre 2009 - Scrivi un commento
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