L'Urlo

Bufale e non: vince la sfiducia, perde il made in Italy

Le ultime vicende del napoletano sono la prova che un sentimento condiviso di responsabilità si è fatto improrogabile. Tutti sono vicini, tutti sono prossimi, nessuna azione o gesto sventurato ricadranno solo sui diretti interessati. Dai rifiuti si passa ai pasti, dalle politiche ambientali regionali al mercato internazionale. Dubbi e magagne nel Paese della mozzarella.

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di Daniela Mazzoli


L’apertura e il senso di questo portale richiamavano –solo poche settimane fa- l’urgenza di una solidarietà ecologica globale di sentire forte l’appartenenza a un pianeta diventato troppo piccolo, bisognoso di cure, di rispetto, di convivenze alternative.

Ecco qui, sempre più, con le ultime vicende del napoletano, la prova che davvero questo nuovo sentimento di corresponsabilità si è fatto improrogabile. Tutti sono vicini, tutti sono prossimi, nessuna azione o gesto sventurato ricadranno solo sui diretti interessati.

L’incapacità di gestire la questione dei rifiuti a Napoli non è rimasto fenomeno circoscritto alla regione Campania. Si è espanso a macchia d’olio sul mercato nazionale e ha varcato, purtroppo, i confini. Un crollo verticale dell’esportazione di mozzarella di bufala da parte di Corea e Giappone (chi sapeva che ne consumassero tanta?) procurerà danni all’economia italiana per più di 2 miliardi di euro. Non so se è chiaro il concetto.

La Corea ha sottoposto il prodotto importato ad analisi chimiche che hanno rilevato la presenza di diossina oltre i limiti consentiti dalla legge. Il Giappone si è accontentato dei risultati coreani e ha immediatamente bloccato l’acquisto dell’esclusivo alimento ‘made in italy’.

I rappresentanti delle istituzioni campane assicurano che mai come in questo momento di altissima attenzione sul fenomeno i controlli garantiscono la sicurezza del prodotto. Dunque è proprio adesso che converrebbe acquistare mozzarelle, certi che non nascondano bufale…

Eppure c’è una resistenza d’opinione fortissima, un grande scetticismo collettivo. È venuta meno la fiducia in una popolazione come la nostra che sembra, con grande facilità, giurare e spergiurare salvo poi smentire e scaricare colpe e demeriti. Su un Paese come questo, dove si crede che ‘fatta la legge, si trova l’inganno’, chi è pronto a scommettere? Crediamo ancora veramente che il problema sia solo farla franca, salvarsi dallo scandalo imminente, restarne fuori? Le cose non vanno bene nemmeno quando si dice la verità, ormai.

Nessuno vuol correre rischi. Nel dubbio si sospende il commercio, si fa a meno della mozzarella. Pazienza. Meglio che prendersi qualche malattia, meglio che non sapere cosa c’è in quel sacchetto pieno di latte. D’altronde anche il consumo nazionale di prodotti campani è diminuito disastrosamente e non solo per ciò che riguarda il consumo di mozzarella: lo stesso vale per le passate di pomodoro, per i prodotti tipici, quelli che fino a qualche tempo fa costituivano la fortuna dell’economia regionale.

Sarà un momento duro per il meridione, per le aziende che fanno già fatica a sopravvivere tra i costi dello Stato e quelli della Camorra. Eppure questo disastro è solo la fine di un fenomeno iniziato in sordina nel tempo, e man mano rafforzatosi negli ultimi anni: la convinzione che se nessuno lo scopre il reato non sussiste.


Quando si tratta di salute e di ambiente, invece, prima o poi lo scotto si paga tutti insieme, colpevoli e innocenti. Recuperare credibilità è la vera emergenza nazionale, dentro e oltre i confini. Non servono altre scappatoie: i cittadini ormai sono capaci di farsi domande, e chiedersi per esempio se il prodotto invenduto finirà senza possibilità di controllo nel piatto della pizzeria sotto casa.

25 Marzo 2008 - Scrivi un commento
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