Quante ruote servono per fare girare l’economia?

Mentre per rilanciare l’economia si costruiscono case su case e si promuovono massicci incentivi per l’acquisto delle automobili, il Paese reale parla una lingua diversa e preferisce andare in bicicletta.

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di Romina Arena

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Dal 2008 esistono degli incentivi per comprare biciclette e motorini
Tra i tanti simboli che oggi ricorrono per stabilire lo status sociale di un individuo l’automobile occupa sicuramente i primi posti. L’importanza che le è stata attribuita sembra renderla indispensabile per ogni individuo. Non è un caso che in Tv la maggior parte degli spot ci inviti a toccare con mano la classe di tale auto, a sperimentare la velocità aggressiva di tale altra, ad apprezzare il rispetto per l’ambiente di quell’altra ancora. Avete mai visto in Tv uno spot sulle biciclette?

No, certo che no.

In economia si fanno i salti mortali per incentivare l’acquisto delle automobili spacciando quei rimedi come l’unico strumento per evitare che le industrie chiudano ed i lavoratori restino a casa e non quello che in realtà sono, ovvero dei cuscinetti che si mettono sotto il deretano del povero acquirente per farlo atterrare su una superficie più morbida, convincendolo che si, in fondo acquistare un’auto è davvero un affare.

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In economia si fanno i salti mortali per incentivare l’acquisto delle automobili
Eppure, se spegnessimo la tv e ci chiedessimo quale altra possibilità ci sia per sfuggire alle grinfie dell’incentivo auto non dovremmo temere di rimanere senza risposta. Quello che infatti non si sa e non conviene che si sappia è che già a partire dal 2008 esistono degli incentivi anche per comprare biciclette e motorini, il cui acquisto probabilmente non salverà l’economia del Paese, non farà impennare il Pil, ma certamente contribuirebbe ad un ambiente più salubre, ad un’attività fisica meno costosa ed anche, perché no, ad una maggiore integrazione sociale.

Già nel 2008 lo sfruttamento degli incentivi ha dato risultati molto importanti. Si parla di 200.000 mezzi venduti in 10 giorni che il rilancio dell’accordo tra il Ministero dell’ambiente, l’Ancma ed il Cei-Cives entrato in vigore il 25 settembre di quest’anno ha bissato fissando il risultato a 57.000 biciclette vendute in 4 giorni esaurendo totalmente lo stanziamento di circa 7,7 milioni di euro che era stato fissato.

Un risultato eccezionale ottenuto in sordina mentre il mercato automobilistico arranca nonostante gli incentivi generosamente concessi alla Fiat di Marchionne. L’intento è chiaro. Il Ministro dello sviluppo economico, Scajola, sostiene che gli incentivi devono essere una cosa sola con l’aumento della produzione di automobili, incalzato da Luca di Montezemolo secondo il quale gli incentivi non sono denaro dato alle aziende, ma denaro per favorire i consumi.

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Aumento della produzione, favorire i consumi, questa è l’ostinazione del nostro sistema economico
Aumento della produzione, favorire i consumi, la rincorsa alla crescita economica, all’aumento del Pil. Questa l’ostinazione di un sistema economico che ha come cartina di tornasole del benessere solo parametri lontani dall’individuo. Nella ricerca ossessiva del rilancio economico che passa quasi invariabilmente dal mattone e dal motore non si tiene più conto delle esigenze concrete dell’individuo che si trasforma kafkianamente in un dato statistico, in un numero, in una carta di credito ambulante per spendere e spendere ancora e, come recitava uno spot tempo addietro, fare girare l’economia. Intanto dal cosiddetto Paese reale, quello che non si misura coi tassi, coi punti percentuali, coi panieri, con le curve di domanda ed offerta che si intersecano, sembra arrivare un’esigenza diversa che non è quella di ingranare la quinta all’economia nazionale, ma di godersi il panorama pedalando in bicicletta.

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14 Ottobre 2009 - Scrivi un commento
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Un lettore ha commentato questo articolo:
2/12/09 04:23, enrico bonfatti ha scritto:
Se posso fare una precisazione: le politiche degli incentivi, a qualunque categorie di prodotti vadano, nascono principalmente da pressioni lobbistiche che nulla hanno ha che fare con l'interesse pubblico. Questo è macroscopicamente evidente nel caso degli incentivi all'auto, un po' meno nel caso degli incentivi alla bicicletta.

Infatti quante biciclette ci sono in Italia? Più o meno di 35 milioni (tante sono le auto nel nostro paese)? Probabilmente di più.

Ma quanto vengono usate? Cosa possiamo fare perchè vengano utilizzate di più? Le politiche degli incentivi all'acquisto di bici vanno in questa direzione?

Queste sono le domande che dovremmo porci. Non contrappore al paese "loro" di automobilisti immaginari (ma che a me sembrano molto reali) il paese "nostro" di guerrieri a pedali che, proprio perchè guerrieri, piaccia o non piaccia, continuano ad essere troppo pochi.

Dall'Olanda alcune considerazioni sulle politiche di incentivazione all'acquisto di bici:
http://nuovamobilita.blogspot.com/2009/08/vendere-piu-bici-e-meglio.html

Un interessante servizio di Report sulla città di Groningen: http://nuovamobilita.blogspot.com/2009/11/astuzia-e-candore.html

I posti di lavoro: si creano con qualunque genere di incentivi, magari finanziando la conversione di strade urbane in piste ciclabili e corsie preferenziali in qualche città che si presti a fare da laboratorio per un diverso modello di mobilità urbana?
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