L'Urlo

Ci stupisce di più la vita o la morte?

Siamo soliti riporre maggiore attenzione agli eventi portatori di morte, tristezza e dolore, mentre ci lasciano quasi indifferenti o consideriamo scontati i momenti che sono per noi motivo di gioia, allegria e letizia. Ci siamo mai chiesti il perché?

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di Salvina Elisa Cutuli

rabac croazia tradizioni folclore
Rabac, evento che ha riunito Paesi di tradizioni e culture diverse
Qualche settimana fa si commemoravano i funerali degli ultimi parà italiani morti in Afghanistan in seguito ad un attentato kamikaze che ha colpito un convoglio della Nato sulla strada che dal centro cittadino conduce all’aeroporto di Kabul.

Un tragico evento che ha sconvolto e turbato gli animi di molti italiani e non solo.

Si è subito gridato al ritiro delle truppe da parte di alcuni politici italiani, dei mezzi di comunicazione e della gente comune. Una guerra che ha cominciato a risultare inutile a molti, una guerra motivo di sangue sprecato in nome di una missione di pace che, in realtà, di pacifico ha ben poco. Una guerra “vera” quanto il paradosso che è insito all’interno del suo stesso obiettivo: fare una guerra per raggiungere una pace.

La settimana scorsa, invece, si sono verificati “altri disastri” che – anche in questo caso – hanno procurato morti, desolazioni e devastazioni: un terremoto con successiva onda anomala che ha devastato le isole Samoa e una tragedia “annunciata” – così come è stata definita da molti – che ci ha toccato molto più da vicino. Stiamo parlando dell’alluvione seguita dalla catastrofica frana avvenuto in provincia di Messina, che ha mietuto sofferenza, morte e povertà. Tra rabbia, fango e miseria si contano le vittime di un dissesto idreologico, di un’urbanizzazione selvaggia e della mancanza di una adeguata gestione del territorio da parte dello Stato.

Tragedia annunciata o meno, oltre al dolore resta la voglia dei sopravvissuti di rimboccarsi le maniche per ricostruirsi una casa dove poter vivere e una vita – in questo momento – priva di illusioni, sogni e gioiose aspettative.

Le vicende fin qui descritte non hanno come fine quello di suscitare pietismo o compassionevole ipocrisia, ma sono lo spunto per far constatare quanto ampia sia l’attenzione riposta quotidianamente agli eventi che sono per noi motivo di angoscia e di tristezza (con questo non voglio dire che non bisogna informarsi su ciò che quotidianamente avviene nel mondo) e che ci lasciano attoniti e inadeguati, mentre ci sembrano quasi scontate e “normali” le immagini emblema di vita ed entusiasmo.

Proprio in concomitanza con gli eventi successi nelle terre afghane, mi trovavo in Croazia immersa – inaspettatamente – in un’atmosfera in cui pullulava gioia, allegria e fratellanza, in occasione di un evento folcloristico che ha riunito diversi paesi tra i quali Italia, Lituania, Slovenia, Estonia, Ungheria ed altri ancora, per condividere le proprie musiche, le proprie tradizioni, le proprie danze e le proprie memorie storiche.

Un sentimento di condivisione fraterna, di apertura solidale nei confronti di tutto ciò che fa parte di un mondo sconosciuto, di una tradizione, di una cultura e di un sapere lontano da quello che ognuno si porta dentro, ma non per questo meno interessante o stimolante.

Nessuna retorica, solo condivisione e accoglienza tra gente e popoli di terre lontane tra loro. Questa sensazione mi ha fatto pensare a quanto potrebbero essere più semplici i rapporti e le relazioni tra noi umani, spesso rinchiusi nei nostri singoli gusci, incapaci di accettare o provare a familiarizzare con il “resto” del mondo, e quanto siamo poco abituati a gioire e a godere di momenti così semplici, puri e intensi.

Una lezione di amore da parte di un paese come la Croazia spesso ricordato per la tragica guerra che ha massacrato popoli vicini e un tempo “amici”.

11 Ottobre 2009 - Scrivi un commento
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Un lettore ha commentato questo articolo:
30/1/10 17:55, lucio ha scritto:
Dei tuoi articoli, è forse quello che mi fa ancora vibrare maggiormente. In un apparente distacco dagli eventi successi ormai tempo fa, ci sono ancora possibilità e chiavi che potrebbero aprire dialoghi e rapporti tra genti di razze e culture diverse e intendersi pienamente nelle libere forme ( arte musica e cultura) per lenire molte sofferenze di quelle cose che ci soffocano. quanto tempo passerà ancora per utilizzare alcune di queste chiavi?Ciao.
Arianna Editrice
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