Le tre più importanti catene di supermercati che operano in Brasile – i giganti Wal Mart, Carrefour e Pao de Azucar – hanno preso la decisione di non acquistare più la carne proveniente da allevamenti coinvolti nella distruzione della foresta.
Questo dopo che il Ministero dell’Interno brasiliano ha decretato che i distributori che acquistano carne dagli allevamenti incriminati devono pagare una multa di ben 250 euro per ogni chilo di carne illegale comprato.
Uno dei produttori bersaglio di questa azione è Bertin, che rifornisce di carne e di pelle non solo il Brasile, ma anche tante altre aziende del mondo. A questo gigante dell’allevamento è stato anche cancellato un prestito di 90 milioni di dollari da parte dell’IFC, International Finance Corporation – che è una branca della Banca Mondiale che si occupa di sostegno ai Paesi in via di sviluppo.
Queste azioni sono anche il risultato della campagna di Greenpeace Amazzonia che macello: un rapporto appena pubblicato, frutto di un’inchiesta di tre anni, che fornisce nomi e cifre sullo scempio che si sta compiendo nella foresta amazzonica, dove gruppi industriali come Bertin, JBS e Marfirg persistono nel rifornirsi da allevamenti che operano una deforestazione illegale con incendi dolosi e taglio degli alberi oltre i limiti consentiti dalla legge.
Il Brasile sta dunque muovendo alcuni passi decisivi per fronteggiare una situazione diventata davvero preoccupante: ma non possiamo illuderci che risolvere il problema sia di responsabilità esclusiva dello stato sudamericano.
Perché a rifornirsi di materie prime (principalmente carni e pelli) provenienti da veri e propri crimini sono aziende che operano e distribuiscono i propri prodotti in tutto il mondo, Italia inclusa. Nel nostro Paese, infatti, diverse aziende sono clienti di Bertin, JBS e Marfirg: sul fronte della produzione alimentare il rapporto di Greenpeace cita Kraft Food Italia e Gruppo Cremonini, mentre il settore conciario è dominato dalle aziende della famiglia Mastrotto, che a loro volta riforniscono diversi marchi italiani leader del settore delle calzature, della pelletteria e della tappezzeria.
Sono tutti nomi noti: sta anche a noi consumatori finali, ora informati, fare una scelta che non ci renda complici di uno dei peggiori crimini ambientali dei nostri tempi.
Vite rubate
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