Stop alla deforestazione: il Brasile contro le fattorie che distruggono l’Amazzonia

Finalmente iniziano tempi duri per le multinazionali dell’allevamento che fanno scempio della foresta amazzonica: i supermercati brasiliani boicottano la loro carne mentre vengono bloccati i finanziamenti al gigante Bertin. Molte materie prime frutto di crimini contro l’ambiente, però, arrivano ugualmente in tutto il mondo, Italia compresa.

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di Miriam Giudici

amazzonia deforestazione
Iniziano tempi duri per le multinazionali dell’allevamento che fanno scempio della foresta amazzonica
Buone notizie in Brasile sul fronte della conservazione della foresta amazzonica: le azioni contro i produttori di carne colpevoli di impiantare allevamenti intensivi, distruggendo la foresta e riducendo alla fame e alla schiavitù le popolazioni che vi abitano, continuano a moltiplicarsi. E le istanze portate avanti dal governo locale vengono raccolte anche dalla grande distribuzione.

Le tre più importanti catene di supermercati che operano in Brasile – i giganti Wal Mart, Carrefour e Pao de Azucar – hanno preso la decisione di non acquistare più la carne proveniente da allevamenti coinvolti nella distruzione della foresta.

Questo dopo che il Ministero dell’Interno brasiliano ha decretato che i distributori che acquistano carne dagli allevamenti incriminati devono pagare una multa di ben 250 euro per ogni chilo di carne illegale comprato.

Uno dei produttori bersaglio di questa azione è Bertin, che rifornisce di carne e di pelle non solo il Brasile, ma anche tante altre aziende del mondo. A questo gigante dell’allevamento è stato anche cancellato un prestito di 90 milioni di dollari da parte dell’IFC, International Finance Corporation – che è una branca della Banca Mondiale che si occupa di sostegno ai Paesi in via di sviluppo.

Queste azioni sono anche il risultato della campagna di Greenpeace Amazzonia che macello: un rapporto appena pubblicato, frutto di un’inchiesta di tre anni, che fornisce nomi e cifre sullo scempio che si sta compiendo nella foresta amazzonica, dove gruppi industriali come Bertin, JBS e Marfirg persistono nel rifornirsi da allevamenti che operano una deforestazione illegale con incendi dolosi e taglio degli alberi oltre i limiti consentiti dalla legge.

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A rifornirsi di materie prime (principalmente carni e pelli) provenienti da veri e propri crimini sono aziende che operano e distribuiscono i propri prodotti in tutto il mondo, Italia inclusa
I risultati di questi crimini sono devastanti. Prima di tutto per la foresta stessa e per le popolazioni che la abitano: oltre duecentomila persone che vedono a rischio la loro casa e il loro stile di vita e che spesso non hanno altra scelta che mettersi alle dipendenze degli allevatori, con condizioni di lavoro ai limiti della schiavitù. E poi devastanti per l’intero pianeta: oltre ad essere un tesoro di biodiversità, le foreste dell’Amazzonia giocano un ruolo fondamentale per la stabilità del clima; sono il “polmone verde” della Terra e sono anche un’immane riserva di carbonio, che se immesso nell’atmosfera a causa degli incendi accelera il riscaldamento globale.

Il Brasile sta dunque muovendo alcuni passi decisivi per fronteggiare una situazione diventata davvero preoccupante: ma non possiamo illuderci che risolvere il problema sia di responsabilità esclusiva dello stato sudamericano.

Perché a rifornirsi di materie prime (principalmente carni e pelli) provenienti da veri e propri crimini sono aziende che operano e distribuiscono i propri prodotti in tutto il mondo, Italia inclusa. Nel nostro Paese, infatti, diverse aziende sono clienti di Bertin, JBS e Marfirg: sul fronte della produzione alimentare il rapporto di Greenpeace cita Kraft Food Italia e Gruppo Cremonini, mentre il settore conciario è dominato dalle aziende della famiglia Mastrotto, che a loro volta riforniscono diversi marchi italiani leader del settore delle calzature, della pelletteria e della tappezzeria.

Sono tutti nomi noti: sta anche a noi consumatori finali, ora informati, fare una scelta che non ci renda complici di uno dei peggiori crimini ambientali dei nostri tempi.

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23 Giugno 2009 - Scrivi un commento
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3 lettori hanno commentato questo articolo:
22/1/10 16:31, ivan olivieri ha scritto:
caro amico vegetariano ti metto in guardia a proposito della soia stai attento che se viene dall'amazzonia..distrugge le foreste al pari della carne.. e per questo che gli enawene nawe e molti popoli tradizionali in brasile stanno soffrendo assieme all'amazzonia che ci da la vita... ti abbraccio ivan maddalena
28/6/09 16:53, RAFFAELLA ha scritto:

siamo molto contenti di tali novità e staremo molto più attenti nell'acquisto di prodotti. raffella e dino
24/6/09 06:37, Mattia ha scritto:
Molto bene. Una nuova spinta verso un futuro vegetariano.
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