CRONACA

Perù: Indios in rivolta per salvare la loro terra

I nativi peruviani sono in rivolta contro il governo di Lima che ha dato l’ok allo sfruttamento di un’area di 45 milioni di ettari di foresta per cercare gas e petrolio. Sostenuti dalla chiesa e da molte associazioni ong sono pronti a tutto pur di difendere la loro terra ancestrale.

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di Salvina Elisa Cutuli

peru
Indios in rivolta per salvare la loro terra
Continua a salire il bilancio delle vittime e degli scontri che da venerdì scorso sono scoppiati tra gli indios amazzoni e il governo peruviano. In realtà, queste rivolte da parte degli indigeni impossibilitati a difendere la propria terra e la propria foresta dalla multinazionali straniere, sono cominciate da circa due mesi, ma non sembrano volersi fermare. I nativi si indignano alla legge forestale che permetterebbe l’esplorazione e lo sfruttamento di un’area di 45 milioni di ettari di foresta per cercare gas e petrolio – rendendo inapplicabile i loro diritti ancestrali garantiti dal Trattato Internazionale sui Popoli Indigeni dei quali il Perù è firmatario – e, quindi, dal comportamento del governo di Lima che ha venduto con il trattato di libero commercio con gli Stati Uniti l’Amazzonia peruviana alle multinazionali.

Tutto questo secondo gli indigeni sarebbe causa del libero sfruttamento e della distruzione della foresta da parte delle multinazionali, annientando così l’intero ecosistema oltre che le loro terre di origine da cui traggono tutta la forza e i diritti per difenderla.

E la forza che attingono è davvero tanta considerando che questa gente non intende cedere ai patti occulti tra il governo e le grandi imprese. L’esecutivo, invece, secondo il capo negoziatore del governo Yehude Simon, sarebbe disposto a correggere alcune parti dei decreti, ma non può annullarli del tutto.

E nonostante Alan Garcia abbia utilizzato tutti i mezzi per reprimere questa lotta, la situazione per il presidente sembra complicarsi. Il leader, infatti, ieri ha accusato allusivamente alcuni paesi vicini, la Bolivia e il Venezuela, – perché sostenitori delle rivolte degli indigeni – di essere interessati alle risorse naturali del proprio paese.

Anche Daniel Ortega, il presidente nicaraguese alleato di ferro del presidente venezuelano Chavez, pare abbia concesso asilo ad Alberto Piango, uno dei leader della rivolta, determinando così in modo significativo la frattura politica tra Lima e gli altri paesi socialisti latino-americani.

Dall’altro lato invece, gli indios ottengono aiuti e sostegno da parte della Chiesa cattolica e da numerose ong.

Un esempio fra tanti, Mario Bartolini, da trent’anni parroco di Barranquita, che si batte affinché non venga sottratta agli indios la terra dove sono nati. Accusato di “istigazione alla rivolta”, padre Bartolini è una persona non gradita non solo dal governo ma anche dal potere locale, ma non si scompone. “Vivo qui da trent'anni e nessuno mi impedirà di difendere gli indios", ha detto prima di chiedere 5mila euro alla sua Congregazione per pagare un buon avvocato che lo difenda davanti ai giudici nel nuovo processo.

Nel frattempo, sempre ieri, Alan Garcia per cercare di arginare la situazione ha chiesto aiuto alla Chiesa. Yehude Simon ha incontrato l'arcivescovo di Lima, Cipriani, per chiedere una mediazione.

11 Giugno 2009 - Scrivi un commento
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Un lettore ha commentato questo articolo:
12/6/09 15:08, lolle ha scritto:
I popoli nativi d'America dovrebbero riprendersi tutte le loro terre....
Arianna Editrice
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