Stop ai sacchetti di plastica! dal 29 maggio solo Ecobuste

Al Governo che ha rimandato l’impegno a passare alle buste ecocompatibili, la grande distribuzione risponde con un’iniziativa del tutto autonoma: dal 29 maggio i sacchetti di plastica saranno vietati in tutti i 98 punti vendita di Unicoop Firenze.

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di Claudia Pecoraro

buste di plastica
Le buste di plastica dal 29 maggio saranno vietate in tutti i 98 punti vendita di Unicoop Firenze
Seppure scavalcando le istituzioni, anche l’Italia inizia a muoversi in sintonia con gli impegni europei e con i paesi industrializzati che hanno già deciso di mettere al bando i vecchi shopper in plastica. Al loro posto saranno utilizzati i sacchetti biodegradabili che potranno essere eliminati attraverso la raccolta differenziata dei rifiuti organici per poi diventare compost, un terriccio utile in agricoltura e giardinaggio.

L’iniziativa privata delle Coop avrà inizio a Firenze con la sostituzione di ben 60 milioni di vecchie buste, dopodiché si punterà ad estendere rapidamente la rivoluzione dei contenitori ecologici in tutta Italia.

Già nell'ultimo anno e mezzo è cominciata la campagna contro i sacchetti usa e getta, e sono state distribuite gratuitamente 660 mila sporte adatte a fare la spesa e durare nel tempo. Un altro mezzo milione di borse, con il marchio “L’Ambiente in mente” è stato acquistato da soci e clienti che si sono così potuti attrezzare per fare a meno dei sacchetti tanto inquinanti.

L’obiettivo finale è l’abolizione completa dei tradizionali shopper, che da decenni insudiciano fiumi e campagne, che saranno sostituiti da borse in cotone o con i sacchetti della Mater-Bi, la plastica biodegradabile che proviene dal mais.

sacchetti plastica
L’obiettivo finale è l’abolizione completa dei tradizionali sacchetti di plastica
Proprio la scelta di Mater-Bi, peraltro, riconosce l’importanza di un brevetto tutto italiano di un’azienda nata da un centro di ricerca Montedison. Si tratta della Novamont, che ha creato una bioraffineria a Terni dopo aver raggiunto un accordo con la Col diretti per ottenere la materia prima agricola nelle vicinanze dell’impianto, in modo da abbattere i costi economici e ambientali del trasporto.

Alla bioraffineria di Terni va anche il merito di sorgere su un terreno bonificato, sostituendo produzioni ad alto impatto ambientale come quella del cloruro di vinile con prodotti a basso impatto. E, nota non di poco conto in questo periodo, nel 2008, in piena crisi, l’azienda ha avuto una crescita dell'occupazione del 30 per cento rispetto all’anno precedente.

Rincresce purtroppo riconoscere che si tratta di uno dei molti casi in cui l’Italia è partita come capofila ma, pur avendo brevetti e tecnologie da mettere in campo, rischia di rimanere ferma al palo.

A questo proposito, non possiamo che unirci alla voce di Ermete Realacci, responsabile ambiente del Pd, che ha così commentato la vicenda: «Le iniziative dal basso, come quella delle Coop, sono benemerite. Ma è grave che il governo abbia fatto slittare il bando nazionale dei vecchi shopper inquinanti previsto dalla Finanziaria 2007. Inoltre rischia di saltare anche l’impegno a far uscire dalla produzione gli elettrodomestici poco efficienti e le lampadine a incandescenza. Anche in questo caso parliamo di settori in cui le imprese italiane si sono impegnate da tempo e hanno le carte in regola per guadagnare fette di mercato globale. La politica dei rinvii le penalizza».

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24 Maggio 2009 - Scrivi un commento
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