Il documento descriveva nel dettaglio la situazione di una scuola di New York, nella quale “al 28 aprile, si è registrata circa la metà (45) di tutti i casi confermati di influenza degli Stati Uniti, tra gli studenti e lo staff insegnate”. Il CDC ha definito questi casi come tutti “geneticamente similari ai virus successivamente isolati nei pazienti del Messico”.
Non viene detto cosa significhi scientificamente “geneticamente similari”, ma di sicuro suona minaccioso.
Il fatto è che dei 109 casi dichiarati di “influenza suina” negli Stati Uniti, ben 45 si sono verificati in una sola scuola di New York; ciononostante, i media televisivi diffondono il panico, parlando di incontrollata diffusione dell’influenza. Il 29 aprile, il giorno dopo, il Direttore generale dell’OMS, la Dott.ssa Margaret Chan, modificava lo stato di allarme sulla “pandemia di influenza suina” dal livello 4 al 5, uno stadio prima dell’allarme assoluto per una pandemia globale.
Secondo l’OMS, il “Livello 5” indica che ci sono prove che vi sia una trasmissione tra umani, in almeno due nazioni controllate dall’Organizzazione. Il “Livello 6”, quello della pandemia, è caratterizzato da una crescente e diffusa trasmissione all’interno della popolazione mondiale. Nella dichiarazione di elevazione del livello di allerta, la Dott.ssa Chan ha rilasciato un’affermazione che può scatenare il panico, riportata dalla CNN e dai media di tutto il mondo: “Dopotutto, è l’intera umanità ad essere minacciata da un pericolo di pandemia”. Da notare, che il Direttore generale dell’OMS non ha dichiarato il “Livello 6”, quello della pandemia, ma, durante una conferenza stampa a Ginevra, si è limitata a rilasciare l’ovvia considerazione che “durante una pandemia è minacciata l’intera umanità”.
Un comunicato stampa rilasciato dalla CDC, che ha sede ad Atlanta, affermava che “in data 3 maggio, il CDC ha completato la distribuzione del 25% delle forniture delle “Scorte strategiche nazionali” (SNS) in tutti gli Stati della nazione. Questi medicinali aiuteranno gli stati e le istituzioni della nazione a fronteggiare la situazione. In aggiunta, il Governo Federale e le industrie del settore hanno cominciato a lavorare per trovare un vaccino contro il virus della nuova influenza H1N1”. L’apparato anti-pandemia si è messo in moto alla grande.
Il CDC riportava solennemente che “è stato confermato che i 45 alunni della scuola di New York City sono casi accertati di influenza di tipo A di origine suina(H1N1), l’infezione S-OIV”. Il 95% di essi ha manifestato i sintomi tipici, che le autorità sanitarie indicano in “febbre con tosse e mal di gola, cosa che coincide con la definizione data dal CDC di situazioni simil-influenzali”.
Tosse, mal di gola, febbre, non sono i sintomi tipici di una comune influenza? Per il CDC sembra di no. I poveri 45 bambini di New York sono stati irrimediabilmente etichettati come “casi confermati”, che alimentano lo stato di emergenza; fanno diventare allarmanti le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti; provocano il collasso del turismo in Messico, causando una catastrofe alla già fragile economia di quel paese; e scatenano nel mondo, la paura di una nuova diffusione della Peste Nera, o quanto meno della peste spagnola del 1918.
Il CDC si affrettava ad aggiungere nella nota che “in questi pazienti, i sintomi sembrano essere simili a quelli di influenza stagionale”.
Coloro che si preoccupassero di leggere le tre dettagliate pagine della relazione della CDC sui casi di New York, scoprirebbero che “il 27 aprile, 37 pazienti (84%) hanno riferito che i loro sintomi sono stabili o in miglioramento, tre (7%) hanno riportato un peggioramento dei sintomi (due dei quali poi hanno riferito di miglioramenti), e quattro (9%) hanno riportato la completa risoluzione dei sintomi. Solo uno è stato ricoverato per sincope e rilasciato dopo una notte di osservazione”. Il CDC aggiunge che “fino ad oggi, in questa scuola si è segnalato la maggioranza di casi di S-OIV rilevati negli Stati Uniti”. Oltre ai 109 “casi confermati” riscontrati negli USA, compreso un ragazzino messicano morto in Texas, il CDC ha registrato, al 29 aprile, “un totale di 57 casi confermati, tra i quali sette morti (tutti in Messico). La situazione per paese è la seguente: Messico, 26; Canada,13; Gran Bretagna, 5 Spagna, 4; Germania e Nuova Zelanda, 3 ciascuno; Israele, 2; e Austria, 1.
Si tratta di un caso di falso allarmismo?
Un cambio di nome rivelatore
Ora, non solo le presunte vittime newyorchesi di questa nuova malattia peggiore della Peste Nera, presentano segnali di una miracolosa ripresa, dopo solo pochi giorni; ma, anche l’OMS annuncia il cambio di nome di alcuni casi avvenuti in giro per il mondo. Entro il 1 maggio l’OMS, il CDC e l’Istituto Nazionale di Medicina nel Maryland hanno tutti affermato che il termine “influenza suina” non è più adeguato; nonostante, il Dott. Raul Rabadan, un professore di biologia computazionale della Columbia University, abbia scoperto che sei degli otto segmenti genetici sono di origine suina, e gli altri due di origine volatile e umana, che, però, hanno vissuto nei suini nei decenni passati.
Così, ci hanno detto di chiamarla semplicemente “influenza A” (H1N1); un nome molto più accattivante.
Questo cambio di nome è avvenuto in seguito a una massiccia campagna di pressione messa in atto dall’industria suina statunitense, che ha subito un forte calo nelle vendita di carne di maiale, a causa del panico da “influenza suina”.
La più grande produttrice di carne suina degli Stati Uniti, e del mondo, la Smithfield Field della Virginia, è stata sicuramente tra quelle che hanno fatto le maggiori pressioni all’OMS e al CDC per il cambio di nome. Per ora hanno vinto loro; ma, nome nuovo o no, il processo di produzione di carne suina della Smithfield Field, e delle altre fattorie industriali, definito in termine tecnico “CAFO”- Operazione di alimentazione concentrata di animali- merita una valutazione più accurata.
Feci di maiale e altre squisitezze
“Feci” è il termine latino per indicare gli escrementi, i rifiuti prodotti dalla digestione umana o animale. I maiali sono i campioni mondiali di produzione di escrementi. La produzione media di escrementi di un maiale è circa tre volte superiore quella di un uomo adulto. Come la GRAIN, un’organizzazione agricola, fa notare, “l’aumento su larga scala delle fattorie industriali in Nord America ha creato il terreno fertile più adatto per l’emergere e il diffondersi di nuove forme virulenti di influenza”.
La produzione di feci da parte dei maiali è il cuore del problema, cosa che il cambio di nome voluto dal CDC tende a oscurare.
Come rileva lo studio della GRAIN, a causa della quantità di animali, le operazioni di nutrimento tendono a concentrare molti capi in spazi molto ristretti, creando un terreno fertile per il diffondersi di tossine e di virus patogeni.
Nel 2003, la rivista “Science” ammoniva che l’influenza suina “sarà la nuova patologia a “diffusione rapida”, a causa dell’aumento delle fattorie industriali e dell’uso dei vaccini al loro interno”. Si ripete la storia dell’influenza aviaria, con immense fattorie industriali, che adottano il sistema CAFO, che allevano decine di migliaia di galline alimentate con sostanze chimiche tossiche.
La Smithfield Foods, la più grande industria produttrice di carne suina al mondo, e ideatrice del sistema CAFO, vanta un impressionante record di violazione dei regolamenti sulla sanità e sulla sicurezza, comprese le leggi sulla purezza dell’acqua. Negli Stati Uniti, la fattoria dove maggiormente viene impiegato il sistema CAFO, si trova a Tar Heel, in North Carolina. Secondo fonti locali, la cittadina potrebbe essere ribattezzata “Escremento di maiale”, vista l’enorme quantità di feci e altri rifiuti, che il sistema CAFO della Smithfield Foods produce quotidianamente.
Jeff Tietz ha calcolato, in uno studio sul problema degli escrementi di maiale, che “le stime più probabili degli escrementi prodotti dalla Smithfield parlano di circa 26 milioni di tonnellate all’anno, quantità che riempirebbe quattro Yankee Stadium. Anche se dividiamo tale cifra per ogni piccola unità di allevamento che si trova nelle vicinanze delle cittadine, la cifra che risulta resta insostenibile”. Tietz aggiunge che “se la Smithfiled trattasse gli effluvi di questa enorme quantità di feci come fanno i governi delle grandi città, spenderebbe una cifra elevatissima; quindi, molte delle sue sussidiarie, non li trattano affatto, scaricandoli all’aperto, dove i rifiuti vanno nel sottosuolo, contaminando le acque sotterranee e i fiumi. Anche se la compagnia proclama di possedere una cultura ambientale, un evidente inquinamento è il risultato del suo modo di fare affari”.
Il problema, come rilevano lui e gli altri critici del sistema CAFO, non riguarda solamente le feci dei maiali; ma, queste combinate con incredibili quantità di antibiotici e sostanze chimiche tossiche, utilizzate dalla Smithfiled, e dalle altre aziende simili, per ottenere la “massima efficienza” nelle operazioni del CAFO.
Tietz rileva che “una gran quantità di feci suine è una cosa, una grande quantità di feci altamente tossiche di suini è un’altra. Difficilmente le feci dei maiali della Smithfiled sono definibili come ordinarie, sono molto più assimilabili alle scorie radioattive create dall’uomo. La causa di questa tossicità è l’esasperata ricerca dell’ ‘efficienza’. L’azienda produce 6 miliardi di chili di carne impacchettata all’anno, una quantità enorme, inimmaginabile solo due decenni fa, e l’unico metodo per raggiungere tale cifra è allevare i maiali in assurde e senza precedenti concentrazioni”.
Come fa notare Tietz, “40 esemplari maschi sviluppati di suini, dal peso di oltre 80 kg, occupano spesso una stalla della grandezza di un piccolo appartamento. Si schiacciano gli uni con gli altri fino alla morte. Non c’è luce del sole, né paglia o terreno a sufficienza, né aria fresca. Il pavimento presenta delle fessure per permettere agli escrementi di scendere nei contenitori sottostanti, ma diverse sostanze possono restare negli alloggi degli animali: materiale post-parto, cuccioli neonati accidentalmente schiacciati dalle madri, vecchie batterie, contenitori vuoti di pesticidi, siringhe per antibiotici, cuccioli nati morti, ecc.: qualunque cosa talmente piccola da non essere risucchiata dai tubi di scarico, i quali restano chiusi finché una quantità di acqua reflua non si accumula, tanto da creare una pressione sufficiente a metterli in azione, dopodichè il tutto finisce in una grande cisterna di stagno”.
Tietz continua descrivendo le condizioni tossiche del sistema CAFO: “in queste condizioni, diventano facilmente colpibili da infezioni, e in una situazione di tale concentrazione di animali, microbi, parassiti o funghi, una volta stabiliti in un suino, si diffondono rapidamente in tutti gli esemplari dell’allevamento. Per evitare ciò, ai suini allevati nelle fattorie industriali vengono continuamente somministrati antibiotici e vaccini vari, e vengono spruzzati con pesticidi. Senza questi composti – ossitetraciclina, draxxin, ceftiofur, tiamulina – probabilmente contrarrebbero diverse malattie letali. Vista la situazione, si può dire che i suini così allevati, vegetano in uno stato di “quasi-morte” fino al loro abbattimento. Se un suino, vicino alla macellazione, manifesta stati avanzati di malattie, gli allevatori aumentano le dosi di farmaci, per farlo arrivare al macello sulle proprie zampe; perché, se la sua condizione è di una malattia curabile ambulatoriamente, può essere macellato e venduto legalmente”.
Jeff Tietz non è l’unico che ha rilevato l’enormità del problema legato alla produzione di escrementi da parte del sistema CAFO della Smithfield Foods. L’Agenzia per la protezione ambientale del governo degli Stati Uniti, la EPA, ha ripetutamente multato la multinazionale per inquinamento delle acque, sia a Tar Heel che in varie località della nazione. In Virginia, la Smithfield è stata multata per 12,6 milioni di dollari nel 1997, per 6.900 violazioni della “Legge per le acque pulite”- la terza cifra più alta richiesta nella storia dalla EPA, per i rifiuti prodotti durante le operazioni di macellazione e di produzione della carne. Al momento, ci sono pochi segnali che indicano che tali multe abbiano fatto cambiare i sistemi di lavorazione alla multinazionale.
La Smithfield Foods ha esportato il sistema CAFO in altri paesi, dove le legislazioni sono più leggere, come la Romania, la Polonia, e, ovviamente, il Messico. Diversi anni fa, il sistema della Smithfield fu al centro della più grande indagine dell’agenzia per la sanità del governo rumeno; ma, la multinazionale non diede il permesso ai funzionari locali di ispezionare le proprie stalle, dopo che i cittadini si erano lamentati della puzza proveniente dalle centinaia di corpi morti, e ormai in fase di decomposizione, lasciati per giorni all’interno degli allevamenti. “Ai nostri medici è stato impedito l’accesso negli allevamenti della multinazionale americana, per effettuare i controlli di routine”, ha affermato Csaba Daroczi, vice direttore dell’ “Autority per l’igiene e la veterinaria” di Timosoara, in Romania. “Ogni volta che ci hanno provato, sono stati respinti dalla sicurezza dell’azienda. La Smithfield ci propose di firmare un accordo che ci obbligava ad avvisarla almeno 3 giorni prima dell’ispezione”. Più tardi, emerse che la Smithfiled aveva nascosto l’esplosione di una forma di “influenza suina” su larga scala, verificatesi nei suoi allevamenti in Romania.
Invece di dare vita a un’indagine indipendente su vasta scala sulla situazione patogena dei rifiuti tossici degli allevamenti della Smithfield Foods a Vera Cruz, o degli altri allevamenti che adottano il sistema CAFO in giro per il mondo, che causano il diffondersi di vari elementi patogeni e tossici, la CDC e l’OMS sembrano più interessate a creare un clima globale favorevole al consumo di massa di medicinali anti-influenzali, come il Tamiflu, che si è già scoperto essere molto pericoloso.
Il 24 aprile, l’OMS ha rilasciato una dichiarazione stampa, nella quale si afferma che “l’influenza suina emersa in questo periodo non era mai stata rilevata né negli animali né negli esseri umani. I suoi virus sono sensibili all’ osteltamivir…”.
L’ osteltamivir è il nome tecnico del Tamiflu, il medicinale inventato dalla Gilead Sciences di Donald Rumsfeld, e dato in licenza alla Roche Inc.
La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha emanato una “Autorizzazione d’emergenza”, il 27 aprile, che permette di somministrare il Tamiflu ai bambini anche al di sotto di un anno di età. Il documento della FDA aggiunge che “si è deciso di autorizzare la somministrazione di medicinali non ancora approvati e considerati sicuri, oppure l’uso non ancora approvato e considerato sicuro di medicinali già approvati, in seguito alla dichiarazione di emergenza”.
Questo suggerisce che il governo degli Stati Uniti voglia lanciare, o sia in procinto di farlo, medicinali non ancora approvati, come il vaccino anti-influenzale a base di VLP della Novavax, o invitare il consumo di massa di Tamiflu, o del medicinale venduto dalla multinazionale GlaxoSmithKline, il Relenza (zanavimir), in una situazione di panico generale.
Visti i dati dei casi “confermati” di influenza suina, di tipo H1N1, a livello mondiale, 985 in totale, non esiste un valido motivo per sottoporre l’intera popolazione a massicce assunzioni di medicinali, che hanno come possibili effetti collaterali la morte o complicazioni gravi, come il manifestarsi di sintomi simil-influenzali, come il Tamiflu, senza mai affermare di voler “prevenire o curare” tale influenza. Quello a cui stiamo assistendo è una messa in scena, di scarsa qualità, di “Sindrome Andromeda” di Michael Crichton.
Tanto per aggiungere una nota di colore alla vicenda, nel novembre 2004, periodo in cui aleggiava sul mondo lo spettro dell’influenza aviaria, e il Tamiflu veniva spacciato come medicinale miracoloso da Donald Rumsfeld, l’OMS pubblicò una splendida opera di fantascienza. Considerando che normalmente le note di questa agenzia delle Nazioni Unite si rivolgono al mondo scientifico, fornendo avvisi ai professionisti del mondo sanitario, la sua relazione del 2004 si è rivelata particolarmente “preveggente” rispetto all’attuale scenario dell’influenza suina.
In una sezione dal titolo fantascientifico di “In un punto del futuro”, l’OMS scriveva, 4 anni fa:
“Voci di una diffusione di sconosciute malattie respiratorie in due villaggi di una sperduta provincia sono giunti al Ministro della sanità di uno stato membro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Un gruppo di lavoro è stato spedito in quella provincia, e ha scoperto che i primi focolai risalivano a un mese prima, ed è stato in grado di confermare 50 casi risalenti a quella data. Sono stati colpiti membri di tutte le età. Venti pazienti sono ancora ricoverati negli ospedali della provincia. Cinque sono morti per polmonite o complicazioni respiratorie. La vigilanza nella zona è aumentata, e sono stati scoperti nuovi casi nei territori della provincia. Virus di malattie respiratorie, prelevati da diversi pazienti, sono stati analizzati presso i laboratori nazionali, e si è rilevato che sono positivi all’influenza di tipo A, ma non è stato possibile catalogarli più specificatamente. I virus isolati sono stati inviati al “Centro di ricerca sull’influenza” dell’OMS, per approfondire i risultati, dove sono stati qualificati come appartenenti all’influenza A (H6N1), un sottotipo mai isolato negli esseri umani prima. Gli studi sulla loro sequenza genetica indicano più precisamente che molti dei geni virali vengono dall’influenza aviaria; mentre i restanti sono di un ceppo umano”.
Se si cambia il nome dell’influenza, da H6N1 a H1N1, la situazione descritta è identica all’attuale. Il fantascientifico scenario descritto nel 2004 dall’OMS si può interpretare come un canovaccio per ciò che si è accaduto nell’aprile scorso in Messico. Questo fa emergere seri dubbi sul fatto che il mondo sia sottoposto a un gigantesco attacco di guerra psicologica volto a indurre la popolazione ad assumere massicce dosi di pericolosi medicinali per affrontare un pericolo, che al momento attuale, non esiste, almeno nelle dimensioni dichiarate. Visto che molti dei casi “confermati” in Messico sono svaniti, e vi sono quasi inesistenti segnali che siamo di fronte a un caso come quello dell’epidemia di Influenza Spagnola, come nel 1918 o peggio, come invece ci comunicavano i funzionari sanitari fino a qualche giorno fa, sarebbe ora che si desse il via a una seria indagine planetaria sulle conseguenze tossiche dei sistemi CAFO e della diffusione delle fattorie industriali, e che, infine, gli ufficiali sanitari mettessero la popolazione mondiale al corrente di quale serio pericolo sanitario esse rappresentano.
Fonte www.globalresearch.ca
Traduzione: Manuel Zanarini
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Ma sorgono anche altre considerazioni:
1)il virus A/H1N1 - (pls, non usiamo la parola 'suina'
pena l'insorgere della potente lobby agricola)- potrebbe aver forato la barriera animale/uomo e noi, people,non lo sapevamo.
Da quando realmente è iniziato il processo da uomo-a-uomo ?
2) la bbc world ha reso noto il 07.06.09 (pag 111 e 112) l'evolversi del 'nostro' (virus, s'intende) in UK dove :
'' The number of swine flu cases is probably double the official figure, a leading bacteriologist said.
The official total stands at well above fivehundred (500) after cases were confirmed on Sat 06, but prof hugh pennington told bbc5 (live) the real figure is higher. "...I think it would be very reasonable to say we have got at least twice as many cases as we know about ..." he said.
Meantime, a woman with swine flu who gave birth prematurely is critically ill and her baby is in intensive care ''
3) Un successivo lancio della bbc w informa che: ... WHO/OMS intenderebbe comunicare la 'pandemia' in termini ufficiali.
4) ho notato che - contrariamente per quanto accadde per l'avian flu quando si allertava su controlli igienico-sanitari stringenti e corretta stabulazione degli ovini blà blà - ora non si è spesa una parola su condizioni igienico-sanitarie, criteri spaziali adeguati ecc per i suini stabulati.
La barriera è stata superata (in Messico? In Us ?) chissà quando e ... ora, certo, avanzano - cinicamente baldanzose - le multinazionali con i loro improbabili farmaci e improponibili vaccini.
Eheh, sì, ' ...there is something rotten in denmark ...'
Nota: ehilà, la Danimarca non c'entra nulla in questo caso; è solo un modo(shakespeariano) di dire: chi vuol intendere, intenda. Grazie.
annamaria7 roma.